Per l’operazione “Savana” è il momento delle richieste di rinvio a giudizio. I sostituti della DDA Giuseppe Verzera e Maria Pellegrino ne hanno richieste 17 nell’ambito dell’inchiesta che nel gennaio scorso portò all’arresto di 11 persone da parte dei Carabinieri. Secondo l’accusa avrebbero fatto parte di due gruppi, che facevano capo al potente clan di Mangialupi, e che si occupavano di furti in appartamento, in particolare prediligevano i mobili antichi, e di spaccio di droga. Inizialmente sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori era finito il filone dei furti in abitazione. Furti che tra aprile e dicembre 2008 sarebbero stati addirittura 34 compresi quelli falliti. La banda ripuliva prevalentemente antiche ville o abitazioni molto eleganti, a Messina e in provincia di Catania, dove presumevano di poter razziare oggetti preziosi. I ladri effettuavano dei veri e propri sopralluoghi, si impossessavano di qualche campione di mobilio, lo sottoponevano all’attenzione di qualche esperto e se si trattava di roba di valore tornavano alla carica svaligiando l’abitazione. I PM Verzera e Pellegrino hanno chiesto il rinvio a giudizio del presunto ricettatore, Antonino Annetti, di Gennarino Briganti,Natale Cardile, Alessandro Cutè, Giovanni Cutroneo e Salvatore Noschese già arrestati a gennaio. Mentre i Carabinieri indagavano per far luce sui furti di mobili antichi hanno scoperto un’attività di spaccio di droga. A Mangialupi cocaina, eroina, hashish e marijuana giungevano da Palermo e Catania ma anche dalla Calabria. Con l’accusa di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti sono stati raggiunti da richiesta di rinvio a giudizio Antonino Cutè figlio di Alessandro, Alessio Coppolino, Santino Gugliotti, Giuseppe e Concetta Lo Cascio.