L’eredità di Crocetta graverà almeno nei primi 3 anni del nuovo governo, ritardando qualsiasi possibilità di rilancio. Basta leggere le cifre: 6 miliardi di disavanzo ed un indebitamento di 8 miliardi.
Inizia con queste cifre terribili l’operazione verità che il presidente Musumeci ed il vice presidente, nonché assessore regionale al bilancio Armao, porteranno avanti per un mese sui conti della Regione.
“Fino a febbraio spiegheremo quali sono le condizioni in cui abbiamo trovato la Sicilia- spiegano in conferenza stampa- Lo abbiamo fatto con l’emergenza rifiuti, oggi lo facciamo con i conti e poi lo faremo anche con le partecipate”.
Non usa mezzi termini il governatore per ribadire che l’isola è sull’orlo del default. Mancano i provvedimenti per incidere sulla riduzione del debito, manca una ricognizione sull’esatto disastro delle partecipate, manca una mappatura del patrimonio, ci sono persino immobili che non risultano ancora catastati.
“Abbiamo trovato una situazione terribile – spiega Musumeci- Dobbiamo eliminare gli sprechi, riqualificare la spesa pubblica e rendere più trasparenti le operazioni finanziarie”.
Sin dal primo giorno di governo Musumeci ha avviato quella che definisce interlocuzione con Roma ma che è anche una sorta di braccio di ferro per recuperare terreno rispetto all’appiattimento di Crocetta.
Il vice presidente Armao è entrato nei dettagli del disastro, ricordando d’aver lavorato per quest’operazione verità in contatto con la Corte dei Conti e da una “commissione di saggi” che ha avviato l’analisi dei conti. La relazione finale sarà trasmessa ai magistrati contabili.
L’accordo scellerato del 2014 siglato dal governo Crocetta con Roma (con l’ok dell’Ars, è bene ricordarlo) è stato raggiunto violando lo Statuto speciale della Sicilia, ed Armao spiega che è stato siglato anche in violazione “del decreto legge 118 che riordina la finanza pubblica nazionale e pone nuovi vincoli fra cui quello di predisposizione dei bilanci consolidati. Il gettito di 1 miliardo e 400 milioni che dovrebbe arrivare da Roma viene riassorbito dal contributo regionale alla finanza pubblica”.
L’accordo scellerato sarà rinegoziato, così come sull’asse Palermo-Roma saranno ridiscusse molte cose (compresa l’AP di Messina). Sin dalla prossima settimana sono previsti incontri in questa direzione, con priorità assoluta per i conti. Tra le priorità c’è la norma che impone l’obbligo alla Sicilia di versare in 3 anni la bellezza di 285 milioni di euro per l’IVA. Quello Statuto siciliano finito in ombra nei 5 anni trascorsi probabilmente tornerà ad essere la linea guida.
Inutile farsi illusioni, il bagaglio di debiti e disavanzo graverà per almeno 2 anni, se non tre, pertanto l’operazione risanamento avrà bisogno di tempo.
Sono lontani i proclami di Crocetta e dei suoi assessori.
Rosaria Brancato