Inizieranno lunedì gli interrogatori delle 24 persone coinvolte nella maxiretata che ieri ha messo in ginocchio i clan mafiosi di Barcellona. Il Gip Walter Ignazzitto ascolterà gli arrestati dell’operazione “Gotha” mentre il gip Massimiliano Micali quelli della “Pozzo 2”.
Agli interrogatori saranno presenti i magistrati della DDA Angelo Cavallo, Fabio D’Anna, Vito Di Giorgio e Giuseppe Verzera che da mesi sono al lavoro per riscrivere la storia degli ultimi vent’anni della mafia barcellonese. Uno spaccato agghiacciante svelato dai nuovi collaboratori di giustizia che hanno raccontato decine di casi di omicidi, lupare bianche, agguati ed estorsioni. Cosa Nostra a Barcellona negli anni è diventata una macchina da guerra imponente. Ha accresciuto la sua potenza militare,la ricchezza economica e si è radicata sul territorio quasi come un male inevitabile. Allo stesso tempo ha tessuto trame con le istituzioni, con il mondo finanziario e dell’imprenditoria, ha creato cartelli d’imprese che gestivano affari per milioni di euro ed ha condizionati appalti pubblici per milioni e milioni di euro. Non a caso la “famiglia” di Barcellona storicamente è l’unica in grado di dialogare alla pari con Cosa Nostra palermitana alla quale in passato ha offerto aiuto e collaborazione dando ospitalità nel proprio territorio a fior di latitanti. Di tutto questo hanno parlato e continuano a sfornare centinaia di pagine di verbali il boss dei “Mazzarroti” Carmelo Bisognano boss e Santo Gullo, esponente di primo piano del clan. Alle spalle hanno un curriculum fatto di omicidi, agguati, casi di lupara bianca ed ora stanno mettendo nero su bianco. Non per niente Bisognano ha consentito di scoprire il “cimitero della mafia” di Mazzarrà S.Andrea dove sono sepolti una trentina di corpi di persone inghiottite dalla lupara bianca. Scavando giorno e notte nel gennaio scorso ne sono stati trovati quattro ma gli omicidi risolti sono al momento cinque. Grazie ai nuovi pentiti sono stati individuati esecutori, mandante e movente. Ma Bisognano e Gullo non si fermano qui. Continuano a parlare facendo uscire dalle tenebre del passato episodi che sembravano ormai dimenticati. In tutto sono una cinquantina i casi di omicidio sui quali i magistrati della DDA di Messina stanno indagando. Esecuzioni spietate di persone prima torturate e poi uccise a colpi di pistola e scaraventate in una fossa anonima. Quasi certamente le operazioni Gotha e Pozzo 2 avranno presto un seguito e non è difficile ipotizzare la ripresa degli scavi nel triangolo Mazzarrà, Basicò e Tripi alla ricerca dei resti di altre persone scomparse nel nulla a partire dai primi anni novanta.