Il problema del traghettamento, con il pesante impatto negativo sulla “vivibilità” della città di Messina, è stato sempre visto come un problema locale, da affrontare con una visione riduttiva e parziale, non tenendo conto che va a toccare uno degli elementi fondanti di una comunità, che è quello della continuità territoriale in questo caso tra una parte dell’Italia e il resto del Paese.
Tale sottovalutazione ha portato alla dilazione continua della ricerca di soluzioni, nonostante le forti denunce, condotte talvolta in maniera isolata da comitati spontanei di cittadini messinesi, e ai mancati interventi dei governi nazionali e regionali, a parte l’ordinanza di protezione civile che ha consentito la realizzazione seppur parziale delle infrastrutture a Tremestieri.
Oggi, l’occasione di quello che non è, come spesso viene erroneamente sottolineato, un rinnovo della concessione per l’utilizzo delle aree della rada San Francesco agli attuali fruitori ma la definizione dei termini di un nuovo bando di gara da parte dell’Autorità portuale, può costituire un momento per un ragionamento complessivo sul sistema dei trasporti nell’area dello Stretto e nell’hinterland messinese che non è mai stato fatto in passato.
Con una visione realistica, però, che tenga conto anche della riduzione dei flussi di traffico e mirata all’individuazione di un piano razionale che preveda nuovi assi di collegamento marittimi costituiti dalle cosiddette autostrade del mare, utilizzabili principalmente da tutti quei mezzi pesanti che attraversano la città e che, è bene ricordarlo, trasportano beni di consumo e prodotti dalla Sicilia per il resto d’Italia e viceversa. Un piano, quindi, che porti alla realizzazione di infrastrutture per liberare ampie zone della città di Messina dall’asservimento al traffico continuo del gommato, quali la ristrutturazione e l’ampiamento della via Don Blasco, utilizzando in parte le somme messe a disposizione dall’Autorità portuale, e quell’asse strategico che viene definito via del mare, nella considerazione che comunque l’attracco di Tremestieri dovrebbe essere utilizzato non solo per il traghettamento ma anche quale terminal della piattaforma logistica prevista negli strumenti di pianificazione territoriale del Comune di Messina.
Ma bisogna pensare, proprio nell’ottica del potenziamento delle autostrade del mare suggerito dall’Unione Europea, alla costruzione del pontile di attracco nella zona Asi di Giammoro, sia in prospettiva della realizzazione di una zona franca speciale, sia come interfaccia per i collegamenti con Gioia Tauro, Salerno e Civitavecchia. Solo in un quadro complessivo da affinare sul piano tecnico-progettuale possono essere valutate le proposte che tendono a individuare una localizzazione diversa dall’attuale per il servizio di traghettamento, considerando anche le centinaia di migliaia di cittadini costretti a utilizzare i traghetti per potere usufruire dei collegamenti ferroviari di lunga percorrenza, che anche in futuro non possono certo essere smistati a Tremestieri, ipotizzando – perché no – anche un eventuale spostamento dei mezzi veloci tra Messina e Villa San Giovanni e Reggio Calabria in altre zone limitrofe all’area dell’ex gasometro, con una riduzione dei tempi di percorrenza e con un utilizzo dei parcheggi dell’area demaniale esistente raccordata con i nuovi svincoli di Giostra e Annunziata.
E’ evidente che queste mie considerazioni non vogliono assurgere al rango di soluzioni ma sono solo spunti propositivi che porrò sin da subito all’attenzione del tavolo tecnico-istituzionale opportunamente costituito dal presidente dell’Autorità portuale. Spunti che, insieme a tanti altre proposte e raccordati con gli strumenti di pianificazione territoriale adottati, possono rappresentare una piattaforma che per essere realizzata abbisogna di adeguati interventi finanziari da parte del Governo nazionale – mediante il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e il ministero della Coesione territoriale con appositi stanziamenti per le aree vaste configurabili, per quanto ci riguarda, nell’Area integrata dello Stretto – e da parte del Governo regionale siciliano, mediante l’utilizzo di fondi comunitari Interreg, con una sinergia mai attuata con la Regione Calabria e fra le realtà istituzionali delle province di Reggio Calabria e Messina, e mediante i fondi dell’assessorato regionale alle Infrastrutture.
Solo con una simile attenzione e con un impegno pressante dei rappresentanti popolari e delle amministrazioni locali la città di Messina potrà smettere di essere considerata nei fatti non una città di servizi ma, anche a causa di altri fattori, una città al servizio della Regione siciliana e del resto del Paese.