Non sembra vero, ma alla fine il nuovo porto turistico di Giardini Naxos si farà. E le operazioni di ripascimento della costa pure. Le due notizie più rilevanti degli ultimi sette giorni sono proprio queste. Ed arrivano entrambe direttamente dalla prima colonia greca in Sicilia. Novità di un certo fascino che appaiono agli occhi di molti avveniristiche.
Quasi impossibili se annunciate quattro mesi fa o addirittura ad inizio aprile. Una realtà che sa molto di futuro e che impone a tutti delle riflessioni approfondite. Delle prese di posizione. Bisogna insomma essere o contro o a favore. Non è il tempo dei cosiddetti “nì” né della titubanza, che negli ultimi anni non ha fatto altro che impallare il sistema e ridurre il comprensorio taorminese in un’area arretrata, soprattutto dal punto di vista culturale e infrastrutturale. Una zona a cui serve per forza di cose un “imprimatur” di quelli sostanziosi, che abbiano come frutto prelibato lo sviluppo del territorio e di conseguenza delle uniche risorse presenti: il mare e le bellezze architettoniche e paesaggistiche. Ma andiamo per ordine.
Per alcuni la realizzazione del nuovo approdo turistico non farà altro che distruggere un pezzo di storia millenaria, come la baia di Naxos; per altri risulterà fondamentale per il futuro dell’area, dove aumenteranno i flussi di visitatori, soprattutto diportisti. In merito non faccio commenti. Ma aspre polemiche si sono susseguite negli ultimi anni tra ambientalisti e sostenitori dell’opera.
Tutti sostengono le loro ragioni e credono di essere i detentori della verità assoluta. Ma di verità assodate ce ne sono davvero poche in sostanza. Nel senso che non si potrà veramente sapere con precisione quale sarà il risultato finale del cantiere. Ma se volessimo capire o prevedere qualcosa in merito? Se volessimo fare dei pronostici? Cosa ne sarà di Giardini Naxos e di Taormina nei prossimi decenni? La risposta è ancora solo una: non si sa nulla. Siamo del tutto all’oscuro. L’incertezza regna sovrana. L’unica cosa che possiamo dire è che i politici di Palazzo dei Naxioti stanno finalmente facendo qualcosa di pratico.
Stanno decidendo: o sì o no. E questo, nonostante sia contrario a qualsiasi opera invasiva, resta l’unica cosa positiva. Ma si sta investendo male o bene? Questo lo sapremo soltanto dopo la fine dei lavori. Riusciranno a finire gli interventi in tempo? E quanto dureranno? Su questo, torno a ripetere, che non si hanno le giuste certezze. Come non c’è la sicurezza che questo angolo di paradiso, un tempo incontaminato, resisterà nei prossimi anni, nei prossimi decenni o addirittura secoli. Io al riguardo non prevedo nulla di buono.
La gente (in generale) se ne frega altamente dell’ambiente in cui vive, non si interessa di politica e non esprime pareri sull’operato dei nostri amministratori, se non insultando e utilizzando perifrastiche senza senso (per esempio: “si manciunu i soddi” o “su tutti i stissi”, oppure “è inutili annari a vutari, tantu fannu chiddu ca vonnu”). Ditemi cosa ci può essere di tanto positivo in questo? Credo niente. Ed è per questo che ho sempre sostenuto che bisogna stare dentro il “giocattolo” per cambiare le cose. Non sono necessarie le solite battute scontate da bar, ma ora come ora serve pensare, prima di parlare.
Giova soprattutto accendere la lampada della coscienza e cominciare a non buttare le cicche della sigaretta per le strade. Per esempio. Serve discutere, aprire la testa e metterci dentro tante informazioni, triturarle bene e far uscire le soluzioni. Senza questo non si potrà andare avanti. Neanche fare un passo per entrare in casa. Per questo motivo dico che a Giardini Naxos i politici stanno almeno agendo (cosa che in Italia succede sempre meno). O in bene o in male. Ma almeno lo stanno facendo. Con responsabilità soprattutto. E ciò non è di poco conto, visti i tempi che corrono e considerata la situazione finanziaria in cui versa la Regione Sicilia. Una Terra come questa doveva essere un gingillo da mettere invidia a chiunque nel Mondo. E invece … Ecco Miss “Inconcludenza”.
Pertanto, ritorno a dire, a Nello Lo Turco e company di perseguire ciò in cui credono ma che si prendano tutte le loro responsabilità. Senza sé e senza ma. Gli ambientalisti (a cui mi lega una profonda amicizia e con cui concordo pienamente quasi in tutto) hanno le loro giustissime ragioni, ma, a questo punto, in un momento di transizione, come quello che stiamo vivendo, bisogna prendere decisioni e in questo caso troppe volte sono andati a sbattere contro un muro di cemento armato. Un muro come quello che parecchi hanno costruito attorno proprio alla faccenda “porto”, che tra qualche mese comincerà purtroppo ad avviluppare la Storia…
Enrico Scandurra