MESSINA – Prima seduta di commissione per il Pums, che si avvicina sempre di più alla possibile approvazione, che dovrà essere decisa dal Consiglio comunale. I presidenti di prima e sesta commissione, Salvatore Papa e Giuseppe Busà, hanno dato vita alla prima sessione congiunta sul tema (la prossima il 21 marzo con ospiti anche le circoscrizioni) e si è così ri-aperta la discussione sul Piano Urbano di Mobilità sostenibile, uno strumento che, qualora approvato e attuato, cambierà il volto alla città.
Ed è proprio così che ha voluto aprire la discussione il sindaco Federico Basile, presente a inizio seduta: “La trattazione del Pums è uno degli elementi più importanti che la nostra città sta affrontando negli ultimi 50 anni. Già solo nelle immagini del dossier, senza entrare negli aspetti tecnici, si vedrà una città invasa dalle autovetture: Cesare Battisti, Piazza Cairoli e tante altre città del centro. La rivoluzione che passa dal Pums non è un vezzo di sindaco o vicesindaco ma una necessità causata dalla conformazione della città. Il piano riguarda la viabilità, la pedonalizzazione di alcune aree, la ciclopedonalità. Le necessità di cambiamento sono accompagnate da informazione, formazione e consapevolezza. Questo è un cambiamento epocale che passa anche da voi consiglieri”.
Poi la parola è passata al vicesindaco Salvatore Mondello: “Dobbiamo ricordarci che il punto di arrivo nasce da un percorso lungo, iniziato nell’agosto 2020, e che è stato caratterizzato da grande partecipazione, con forum, passaggi coi cittadini, passaggi in aula in commissione prima ancora di mandarlo alla Regione. Poi sono continuate le fasi di concertazione con i vari attori protagonisti. È passato molto tempo anche per i tempi lunghi della Regione in chiave di valutazione ambientale. Questi tempi purtroppo non sono compatibili con la velocità del cambiamento del territorio. Un esempio: abbiamo iniziato quando ancora non si era tornati a parlare di Ponte. Comunque, sono già state fatte operazioni importanti in città e torneremo a farle”.
Al suo fianco l’ingegnere Pietro Certo, dirigente del Dipartimento mobilità urbana: “Gli strumenti di programmazione alla base sono il Pgtu e il piano dei parcheggi di interscambio. Il Pums è composto da 4 colonne: il piano di pedonalizzazione, la mobilità delle bici, il miglioramento del trasporto pubblico e il miglioramento della sicurezza stradale”. Poi la parola all’ingegnere Bruno Bringheli, che dopo una breve premessa si è concentrato sui parcheggi mostrando le foto: “L’ordine ha sostituito il caos. Prima sul viale Europa, per fare un esempio, si potevano trovare auto in doppia fila o lasciate in vari modi ovunque. Ora, con la sistemazione e i varchi, si sono ridotti anche gli incidenti”.
Bringheli ha spiegato anche la differenza tra Pgtu e Pums: “Il Pgtu è uno strumento tattico che parte da ciò che è esistente e non introduce infrastrutture. Ha però lo stesso obiettivo del Pums: ridurre il traffico veicolare. Il Pgtu dura due anni formalmente ma viene costantemente rinnovato. Il nostro ultimo Pgtu ha introdotto l’ampliamento delle aree pedonali, in questo caso Duomo e Viale San Martino, che alla fine dovranno essere collegate tramite la via Primo Settembre e il viale San Martino basso. E sempre grazie al Pgtu abbiamo adottato l’area pedonale a Torre Faro, dove c’era bisogno di regolamentare. Il prossimo passo che si farà sarà l’accesso veicolare consentito solo ai residenti, con le ztl. Messina ancora ne è priva, ma tutte le grandi città le hanno. Il prossimo passo saranno proprio le ztl, che si attueranno con le zone 30. Abbiamo già ampliato alcuni passaggi pedonali, allargando gli angoli per una pedonalizzazione più sicura o introducendo i dossi”.
Poi il Pums: “Il Pums dura 10 anni ma soprattutto introduce concetti e innovazioni molto più evidenti, per questo necessita di maggiore partecipazione pubblica. Gli obiettivi devono essere condivisi: viene ribaltato il concetto di mobilità con cui siamo cresciuti, ciò che le strade sono spazi per autoveicoli. Oggi si parla di più di mobilità dolce, a piedi, con la bici, o con i trasporti pubblici. Nel Pums la persona ha il privilegio, è il soggetto principale. E costo delle infrastrutture per aiutare i pedoni sono nettamente inferiori. Nel 2030 serve più spazio per i pedoni, per il verde, per le bici. Abbiamo realizzato appena un decimo delle piste ciclabili e del verde. A Messina oggi l’auto privata è il mezzo più utilizzato con quasi il 62%, rispetto a bici e trasporto pubblico. Ma solo il 17,80% della gente cammina a piedi. Messina è congestionata per questo e per la sua conformazione, con appena due strade per spostarsi da nord a sud, gli svincoli non ancora completati, e una statale da sud congestionata dagli agglomerati abitativi, con la sola tangenziale come alternativa. Questo schema va ribaltato, riducendo l’uso del mezzo privato. Messina è caratterizzata anche da una grandissima abitudine a violare il codice della strada, dalla seconda e dalla terza fila. Il Pums, per attuare quanto detto, prevede quattro piani: mobilità pedonale, mobilità ciclistica, il miglioramento del tpl, trasporto pubblico locale, e il piano della sicurezza stradale”.
A rimorchio l’ingegnere Guido Marino, di Tps Pro: “Gli interventi programmati sono coerenti rispetto alla visione di una città diversa, rispetto a qualche anno fa. Tutti questi interventi dovrebbero accompagnare e sostenere un cambio di mentalità che tutti noi dobbiamo avere nell’utilizzo della città stessa. Così soltanto staremo meglio come singoli e come collettività. Anche verdure e frutta sembrano inizialmente alimenti amari da assumere, ma quando li assumi come stile di vita ti portano a star meglio, a un benessere diverso. In questo caso la vita sarebbe vissuta più lentamente, ma con maggior apprezzamento dei luoghi attraversati e una maggiore socialità”.
Marino ha poi parlato di una novità: “Le piazze di comunità, che saranno 47 in tutte le sei Circoscrizioni e che saranno totalmente pedonali, con servizi igienici, fontane, wifi pubblico e altro per garantire la fruibilità. Devono essere accessibili e raggiungibili, che sia a piedi o in bici. Per questo servono anche rastrelliere e l’eliminazione di barriere architettoniche nell’arco di 100 metri”. E ancora: “La pedonalizzazione in centro passa anche dalle ztl intorno. Alcune assi principali con traffico consistente avranno limiti di velocità a 40 km/h, in prossimità delle ztl e delle aree pedonali”.
Il primo dei consiglieri a intervenire è stato il capogruppo di Fratelli d’Italia Libero Gioveni: “Abbiamo cominciato a sviscerare questo tema ma serve tempo ovviamente. È giusto sottolineare alcune questioni. Il sindaco ha parlato di momento di svolta, ma ritengo che parlare di momento di svolta sia opinabile, sono solo dichiarazioni politiche. Potrebbe non essere una svolta o esserla ma negativa. Si può spiegare il fatto che la pedonalizzazione prevista nel Pgtu, piano approvato, ancora non ci sia? E poi l’ingegnere ha parlato di ordine sul Viale Europa ma io stesso ho visto ben altro, con la circolazione bloccata e anche mezzi di soccorso rimasti bloccati. Tornando alle isole pedonali, per me è palese che Messina ha una conformazione diversa di altre città europee. In questi contesti spesso c’è una sola isola pedonale, grande o piccola, non si può avere una città con più isole pedonali. E poi mi chiedo, con queste zone 30 e 40 come sarà gestito il traffico ancora più intorno? Penso che una buona amministrazione dovrebbe garantire tutti, anche chi ha scelto di avere e mantenere un’auto, che a volte deve essere usata per necessità”.
Ha continuato Gioveni: “Chiudo con una domanda sul Ponte sullo Stretto. Abbiamo deciso di rinviare il Prg per attendere proprio i lavori del ponte, non ritenete che debba essere fatto lo stesso con questo piano? Va congelato, perché quando è stato pensato era lontana l’ipotesi dell’avvio dei lavori del ponte. Non sappiamo ancora come sarà Messina durante i lavori del ponte, dove passeranno i mezzi, la circolazione cambierà e la città si trasformerà in funzione del ponte. Io ritengo che se non prima si capirà questo aspetto non si potrà votare questo piano, che deve essere congelato”. E anche il consigliere Giuseppe Schepis, dai gruppi legati all’amministrazione, dopo aver difeso il Pums, ha chiesto spiegazioni sulle attività in relazione al Ponte. E così Dario Carbone di FdI: “Sulle sei Ztl vorrei capire quando si ha intenzione di farle partire, per rispondere a chi abita in centro o ai negozianti. Per questo argomento, cioè la mancanza di precisione su chi potrà entrare e quando in una determinata zona, non abbiamo votato come gruppo il Pgtu. Dovremmo capire questo”.
Il vicesindaco Mondello ha poi risposto: “Sarò molto antipatico, ma bisogna chiarire alcune cose. Sulla dichiarazione del sindaco dico che se la città ha espresso una scelta con un piano abbiamo espresso un alto momento di democrazia. Al consigliere Gioveni rispondo che da tecnico ho vissuto vari piani regolari e sempre ci sono posizioni contrapposte, giusto che sia così, ma un piano è un gesto di democrazia. La città si trova in queste condizioni perché in 50 anni non è stata presa una decisione netta e chiara. Ed è normale che oggi si debba discutere di questo. In passato non si è presa una decisione seria sulla zona nord, dove magari bisognava dire di non costruire più. Quindi sì, anche per me oggi è qualcosa di epocale. Aggiungo che un piano è una previsione, una visione di città, non deve essere approvato per forza. Chi fa un piano spera sempre di arrivare all’applicazione al 100%, ma non è sempre così. Su viale San Martino basso dico proprio questo: o abbandono l’idea o inizio a prevedere una fase di progettazione che porti al compimento di quella programmazione. Abbiamo dieci anni per farlo”.
E ancora: “Sul ponte sullo Stretto la declino al contrario. Oggi lo stato dell’arte non ci consente di fermarci. Ottenuta la valutazione ambientale, è evidente che la partita va chiusa. Poi posso non approvare. Ma la mia idea è che il Pums ci serva proprio per gestire anche quegli aspetti del Ponte. L’altro giorno Ciucci ci ha detto che avevano pensato a piste ciclopedonali sul ponte e di averlo fatto sulla base della nostra architettura. È il simbolo di come siamo noi a indirizzare, non il ponte a indirizzarci. A me intanto interessa ciò che succede a terra, in città, e attraverso la programmazione posso dare un imprinting forte. Dobbiamo avere uno strumento che obbliga chi sta realizzando il ponte a uniformarsi a questo piano di sviluppo della città. Il Ponte è un motivo in più per velocizzare l’iter di approvazione, così da non farci governare da eventi gestiti dall’esterno. Le dinamiche della città vanno gestite dalla città”.
E infine le Ztl: “Due elementi caratterizzano il prossimo step. La progettazione esecutiva della ztl, che può funzionare solo se accompagnata con una eccellente elettronica gestionale. A stretto giro partiremo con l’elettronica a Torre Faro e ci sarà un indizio importante sul funzionamento e su come muoversi. Intanto portiamo avanti i confronti con le varie categorie coinvolte. Chiaramente i commercianti sono una parte privilegiata e questo necessita ulteriori approfondimenti. Sono sempre aperto al confronto, non ho nessun problema a parlare con voi e spero che presto ci saranno risposte più articolate in base a quanto vi ho detto”.
Mondello ha poi parlato dell’uso delle auto: “Quel 61 per cento ci fa capire che il centro urbano è caratterizzato da una grandissima quantità di auto. Bisogna cercare soluzioni alternative. Sono state attivate politiche e concepiti piani e progetti tutti in quella direzione. Se Atm, con il MoveMe, è arrivato a 50mila abbonamenti è un segnale importante”.