In attesa di scoprire la Variante al Prg attualmente blindata nella cassaforte di Le Donne sorgono una serie di domande, una delle quali è legata ad una questione affrontata da Tempostretto a gennaio relativamente allo smantellamento dell’Ufficio Piano, ridotto a dicembre da 21 a 9 componenti (nessuno dei quali architetto qualificato in pianificazione urbanistica)
La domanda, anche alla luce del fatto che è stato il consulente Gasperrini a relazionare in Commissione consiliare è: chi ha redatto la Variante al Prg?
La domanda non è peregrina, soprattutto se andiamo a ritroso nel tempo.
Come si ricorderà l’11 gennaio l’Ordine degli architetti aveva scritto una nota al segretario generale Le Donne in merito alla rimodulazione del gruppo di lavoro incaricato di redigere la Variante, rilevando l’assenza di architetti qualificati in pianificazione urbanistica rispetto ai 7 che invece facevano parte dell’Ufficio fino alla rimodulazione (leggi qui). Anche il nuovo RUP, Placido Accolla non risulta abilitato alla pianificazione ed è un laureato in matematica.
“Ricordo che a gennaio l’assessore De Cola replicò sostenendo che erano stati gli architetti, oberati da troppo lavoro, a non poter continuare a restare nel gruppo- spiega il presidente dell’Ordine degli architetti Giovanni Lazzari- E che le nostre perplessità erano ingiustificate. Adesso continuo a farmi la stessa domanda: chi ha redatto la Variante al Prg? Temo che la risposta porti al consulente Gasparrini che in Commissione relaziona sul Prg e che si comporta come fosse il vero progettista”.
Il 6 dicembre dunque il nuovo Ufficio Piano viene rimodulato senza architetti ma dotato di 3 tecnici laureati ingegneri, 1 tecnico laureato geologo, 2 tecnici diplomati, 2 laureati addetti amministrativi e 1 addetto segreteria.
L’11 gennaio l’Ordine degli architetti protesta. Il 18 gennaio Le Donne, che ha firmato la delibera di rimodulazione, gira la “frittata” al dirigente del dipartimento, Schiera, chiedendogli una relazione “avendo Lei curato l’istruttoria”, per replicare all’Ordine. Il dirigente risponde il 19 gennaio, spiegando che l’istruttoria per la nomina del nuovo gruppo non è opera sua dal momento che si è limitato a predisporre una bozza su disposizione dell’assessore De Cola. Il dirigente anzi precisa: “I nominativi indicati non sono frutto di una selezione effettuata dal Dipartimento né tantomeno dallo scrivente, ma osservano una valutazione e gradimento della stessa amministrazione”. Schiera aveva anche espresso perplessità sul fatto che per redigere un nuovo strumento urbanistico di una grande città come Messina è imprescindibile dotare l’Ufficio di risorse umane, finanziarie per poter procedere agli incarichi esterni (micro zonizzazione sismica, studio geologico, VAS, VINCA, studio agricolo-forestale) e che il RUP sia un architetto o ingegnere non direttamente coinvolto nella progettazione o firma del Piano.
Stando quindi alla lettera del 19 gennaio non solo il nuovo Ufficio è inadeguato numericamente e finanziariamente ma nessun incarico esterno è stato fino a quel momento affidato relativamente agli studi da effettuare.
Se ne deduce quindi che negli ultimi mesi il gruppo di lavoro non è stato in condizioni di operare. Ma dal dicembre 2013 fino al momento dello smantellamento, nel dicembre 2016, gli architetti dell’Ufficio Piano sono stati utilizzati per la redazione dei progetti? A quanto pare no, almeno non da quando, nell’ottobre 2015 al Comune è stato chiamato il consulente Carlo Gasparrini.
I 7 architetti chiamati a far parte, nel dicembre 2013, dell’Ufficio Piano sono stati in gran parte impiegati, fino al giugno 2015, nella predisposizione di parte del Pi.Co (il Piano condiviso) fino alla presentazione alla città. Successivamente il Rup di allora, Raffaele Cucinotta, avviò una serie di incontri sulla Variante al Prg. L’ultima riunione allargata agli architetti si terrà pochi giorni prima dell’ufficializzazione dell’incarico a Gasparrini. Da quel momento in poi, ovvero ottobre 2015, gli architetti non saranno più chiamati a partecipare a nessuna riunione dell’Ufficio Piano sulla Variante.
Le riunioni si terranno regolarmente con un gruppo ristretto ma senza gli architetti ed a quanto pare l’esclusione è stata decisa da Gasparrini stesso.
“A questo punto è legittimo chiedersi- continua Lazzari- Se dal 2015 al 2016 nessun architetto ha preso parte alle riunioni sul Prg e se da dicembre a febbraio nessun architetto è più nell’Ufficio chi ha fatto i progetti della variante? E perché è il consulente Gasparrini a relazionare ai consiglieri comunali sulla Variante, compito che spetta ai progettisti dell’Ufficio Piano? Come può un assessore avallare la decisione di un consulente di escludere dagli incontri i componenti dell’Ufficio?”
Secondo il presidente dell’Ordine degli architetti ci sono troppi elementi volti a evitare un confronto con gli ordini professionali sui progetti in Aula e nelle Commissioni, in ultimo anche la decisione di blindare gli atti.
“Tra la pubblicazione dei progetti e la secretazione c’è una via di mezzo ed è la normalità- aggiunge- Basterebbe lasciare che gli ordini professionali e le parti coinvolte valutino serenamente la documentazione. La delibera di San Valentino con la quale la giunta blinda gli atti è un’interpretazione sui generis anche della delibera dell’ Anac in materia di obblighi di pubblicità”.
A proposito dell’art.39 la delibera dell’Anac così recita: Gli obblighi di trasparenza relativi agli atti di governo del territorio di cui all’art.39 sono stati semplificati dal dlg 97/2016 anche in considerazione dell’accesso civico generalizzato. Rimangono oggetto di obbligo di pubblicazione i piani territoriali, i piani di coordinamento, i piani paesistici, gli strumenti urbanistici generali ed attuativi e le varianti. Non sono più oggetto di pubblicazione obbligatoria gli schemi di provvedimento, le delibere di adozione e i relativi allegati tecnici.
“A prescindere dal fatto che il venir meno di un obbligo non vuol dire che non sia opportuno continuare a pubblicare gli atti e che quindi la segretezza è frutto di una decisione politica, è evidente che l’Anac inserisce i progetti del Prg e delle Varianti tra gli atti per i quali permane l’obbligo di pubblicazione. Non c’è più obbligo per la delibera di adozione, ma non per il Prg. La delibera di giunta del 14 febbraio è una presa d’atto che dà un’interpretazione estensiva anche per altri atti. Ma non è quello che stabilisce l’Anac”.
Rosaria Brancato