sanità

Ospedale Papardo. Gastro entero anastomosi per la prima volta in Sicilia Orientale

Una innovativa tecnica chirurgica mini invasiva, eseguita per la prima volta in Sicilia Orientale, all’Unità di Gastroenterologia dell’ospedale Papardo di Messina.

La gastro-entero-anastomosi per via ecoendoscopica è una tecnica sperimentata negli Stati Uniti d’America, capace di trattare pazienti con tumori avanzati non operabili determinanti ostruzione gastro-duodenale. Consiste nell’ancoraggio diretto dello stomaco, sotto guida ecoendoscopica e radiologica, ad un ansa intestinale, a valle dell’ostruzione.

Questo ancoraggio avviene mediante l’utilizzo di un dispositivo dedicato con rilascio di una speciale protesi metallica, posizionata tra la parete gastrica e quella intestinale, con formazione di una anastomosi gastro-enterica. Fino a poco tempo fa questo tipo di intervento si è sempre eseguito con tecnica laparoscopica, con rischi di complicanze intorno al 20% e tempi di degenza post operatoria molto lunghi, in media superiori a venti giorni. Con questa tecnica il rischio cala, i giorni di degenza post operatori si riducono e non è gravato da complicanze infettive.

«L’impiego di tecniche innovative eco-endoscopiche, in sostituzione della chirurgia», è in linea con il moderno approccio terapeutico attraverso tecniche mininvasive alla patologia digestiva. Ed è in tale direzione che lavora l’équipe di medici della Gastroenterologia dell’ospedale composta dai medici Agostino Ventra, Lucio Carrozza, Vincenza Tortorella e Simona Cannova, coadiuvati dall’equipe infermieristica composta da Claudia Cama, Fabio Scopelliti, Alessio Pannuccio, Paolo Maisano e Rosario Terrizzi.

Gli interventi di eco-endoscopia interventistica consentono il trattamento di patologie prima strettamente chirurgico, come le necrosectomie endoscopiche in pazienti con sequele di pancreatiti severe, i drenaggi biliari (coledoco-duodenostomia) nei casi non risolvibili con le tecniche endoscopiche tradizionali e il drenaggio della colecisti (colecisto-enterostomia) in pazienti con colecistiti acute ma ad alto rischio operatorio».