“Vorrei dare il mio numero telefonico a tutti. Questa è una casa di vetro, vorrei riuscire ad ascoltare tutti, arrivare a tutti, nelle scuole, nelle comunità. Noi non perseguiamo solo reati. Siamo una Procura diversa, proteggiamo minori vulnerabili, ce ne prendiamo cura. Il nostro è un carico civile che è anche sociale”
La porta dell’ufficio del Procuratore della Repubblica dei minori Andrea Pagano, probabilmente il più giovane d’Italia con i suoi 41 anni, è aperta. Non ho dovuto fare estenuanti trafile burocratiche per chiedere ed ottenere una delle più belle interviste della mia carriera perché costruisce un futuro migliore.
Di origini campane, un passato come sostituto procuratore nel penale a Torre Annunziata “ho visto il secondo tempo ed ho capito quanto sia importante il primo tempo, la prevenzione per non arrivare a quel finale”, Andrea Pagano è approdato nel Tribunale dei minori Messina nel 2011 come sostituto procuratore ed è alla guida della Procura dei minori da dicembre. In questo momento è solo, in attesa che nelle prossime settimane assegnino il sostituto procuratore. Lavora 24 ore al giorno ma se potesse raddoppierebbe l’impegno. L’area di competenza della Corte d’appello che guida è tutta la provincia di Messina, mentre la fascia d’età va fino ai 25 anni. Conta infatti l’età durante la quale si è commesso il reato perché spesso i procedimenti durano moltissimi anni.
“I fascicoli del penale sono 400 l’anno- spiega il magistrato– Ma il penale rappresenta solo una minima parte. La Procura si occupa della tutela tutti i minori in situazioni di rischio o disagio. Infine c’è la parte consultiva. Siamo un punto di raccordo di una rete complessa, i cui protagonisti spesso non si parlano tra loro: scuole, servizi sociali, famiglie, associazioni, psichiatri, Sert, Prefettura”.
In sostanza quel Palazzo nel viale Europa si occupa di tutto il nostro futuro. I minori vulnerabili infatti non sono soltanto quelli delle zone a rischio, delle periferie fisiche, ma un universo più ampio, nuove droghe, dispersione scolastica, figli dell’agio, delle violenze assistite, delle separazioni conflittuali, ludopatie, generazioni lasciate davanti ai video game e con i cellulari in mano. Infine i minori degli sbarchi con punte negli anni scorsi fino a 3 mila.
“E’ una platea trasversale, si va dal ragazzo problematico delle baracche al figlio malgestito. Oggi la società si trova impreparata ad affrontare il mutamento dei fenomeni. C’è un uso distorto della tecnologia. I genitori mettono in mano ai figli il cellulare sin da bambini o li lasciano davanti alla tv o al video game. Abbiamo una concezione di protezione legata ad un luogo fisico, pensiamo che per il solo fatto che stanno nella stanza accanto alla nostra li abbiamo protetti. Invece no. Con in mano il computer o il telefono cessa ogni tipo di protezione. E si verifica una democrazia del disagio perchè questi fenomeni riguardano tutte le fasce sociali”.
Così ci sono le piccole truffe informatiche o quelle più grandi, il bullismo in rete, i reati legati ad una sessualità distorta. Gli adolescenti non “vivono” il primo approccio sessuale, ma lo “filmano” e spesso questi video diventano un’arma di ricatto, una violenza.
“ Questi sono drammi che cambiano la vita per sempre sia se sei l’autore che la vittima. La società si è trovata impreparata a questi cambiamenti repentini avvenuti negli ultimi 10 anni con una velocità sempre maggiore”.
Anche le indagini si fanno più complesse, perché per accertare alcuni reati sui social, le richieste a Facebook vengono trasmesse in California. La Polizia Postale negli ultimi anni è letteralmente sommersa dai reati in rete.
C’è poi il capitolo delle droghe leggere, per le quali la tolleranza sociale sta diventando una sorta di “sdoganamento” con conseguenze gravissime. Le nuove droghe creano dipendenza, sono la porta d’accesso alle droghe pesanti. Uccidono.
In aumento in modo esponenziale ci sono i reati dei figli dell’agio, quelli che hanno tutto sotto il profilo materiale ma non sono stati seguiti. E ancora i figli della violenza assistiti, i minori usati come arma contro l’altro coniuge.
“Violenza assistita è un concetto che 10 anni fa non esisteva ma oggi i casi sono tantissimi. La ripartizione delle competenze invece è irrazionale. Fin quando dura la separazione infatti se ne occupa il Tribunale civile, ma secondo me è arrivato il momento che si concretizzi il Tribunale della famiglia”.
La complessità dei casi di separazioni conflittuali (e non solo), richiederebbe che quando c’è un minore la cui integrità psicologica, serenità, sicurezza, diritto ad un’infanzia, vengono minate, siano istituzioni più affini e specializzate ad occuparsene.
C’è poi il capitolo “Liberi di scegliere” o i casi di allontanamento dalla famiglia o attenuazione della responsabilità parentale. Il pianeta minori è un universo complesso, anche quando diventa “artefice” è sempre figlio di un contesto. Portare un minore in una comunità è un gesto carico di complessità e responsabilità. Sono attimi che cambiano il corso di una vita. A proposito di questo chiediamo al giudice cosa pensa del “modello” Di Bella, raccontato egregiamente nel film “Liberi di scegliere” sull’ allontanamento dei figli della ‘ndrangheta
“E’ un modello applicabile anche a Messina. La cosa importante è dare un’alternativa ai ragazzi, anche senza recidere i legami con la famiglia. A volte anche andare in una casa famiglia nella quale ti chiedono come stai, ti spronano a studiare, ti danno il buongiorno, è fondamentale. Questi minori devono capire che di noi si possono fidare. Rappresentiamo lo Stato ma dobbiamo aprirci, per questo dico che il mio ufficio è aperto e darei il mio numero a tutti”.
Ha predisposto una Programmazione d’interventi, sta pensando anche ad attività nelle scuole volta alla prevenzione ed informazione, sta pianificando le visite alle Comunità che vuol conoscere una per una, punta molto all’ascolto.
Spesso si trova in ufficio genitori affranti, che chiedono aiuto e consigli. Chiedono bussole che una società impazzita ha perso.
“Non dobbiamo parlare di repressione ma di crescita. Anche agli avvocati dico, collaboriamo, non siamo squadre avversarie in campo, ma alleati per il bene dei minori. Non siamo un ufficio giudiziario, siamo un punto di raccordo”
Messina è fatta di povertà endemica spaventosa e di nuove droghe, di figli dell’agio e figli che pagano le guerre tra genitori, ci sono comunità famiglie per minori migranti, minori a rischio, bimbi adottati “restituiti” dalle famiglie affidatarie, un universo in continua trasformazione che non può essere affrontato con la repressione o con le logiche della per adulti. Il Tribunale della famiglia forse potrebbe essere quel puzzle nel quale davvero ogni tessera di una società “frullatore” potrebbe trovare il giusto posto e salvare un pezzo di futuro.
Rosaria Brancato