Acr Messina, i voti ai protagonisti di una stagione da dimenticare

Si salvano in pochi dal triste naufragio del Messina nel campionato di Lega Pro, un percorso iniziato tra mille difficoltà e conclusosi con la drammatica retrocessione in serie D per mano dei rivali reggini. Solo una diffusa mediocrità, dunque, per un collettivo che ha costantemente denotato una grave mancanza di personalità e palesi limiti tecnici: poche sufficienze ed un solo ottimo voto per il capitano Giorgio Corona, professionista di enorme talento ed uomo di straordinario valore.

Portieri

Berardi 6,5: migliora di partita in partita fino a dimostrarsi un portiere affidabile e di buon avvenire. Para due rigori contro Aversa e Cosenza.

Iuliano 6,5: da Lecce a Lecce disputa un intero girone mostrandosi sempre reattivo e sicuro. Tra le anime dello spogliatoio giallorosso, fa emergere la sua grande personalità soprattutto nei momenti più complessi del girone di andata. Un infortunio gli fa perdere il posto da titolare in favore del giovane Berardi.

Lagomarsini 5: fragile caratterialmente, perde il posto da titolare dopo la debacle interna subita ad opera della Casertana. Ceduto nel mercato invernale all’Aversa Normanna.

Difensori

Altobello 5: da centrale puro diventa terzino destro sotto la gestione Di Costanzo. Inutili i suoi continui retropassaggi al portiere, i ripetuti cartellini gialli, le avanzate senza logica a centrocampo.

Benvenga 5,5: schierato inizialmente come terzino destro, termina il campionato come padrone della corsia mancina. Offre poco altro rispetto al compitino, ma quantomeno non commette mai danni eccessivi.

Cane 4,5: dopo un girone di andata ai margini si ritaglia tra dicembre e febbraio un ruolo da protagonista sulla fascia destra. Torna precipitosamente nella mediocrità segnalandosi per due errori a porta vuota contra Aversa e Catanzaro.

De Bode 4,5: ultima scelta di Grassadonia, gioca solamente quando il Messina si ritrova in piena emergenza. Disastroso contro Catanzaro e Benevento. Uomo di straordinaria forza di volontà ed agonismo, il biondo difensore resta a lungo il beniamino dei tifosi ed un prezioso uomo spogliatoio. Ceduto al Monza nel mercato invernale.

Donnarumma 4: per molti tifosi è il simbolo di questa annata. Lento, poco reattivo, spesso spaesato, incide solo in negativo sul campionato del Messina.

Enrico Pepe 5: disastroso per tutto il girone di andata, quando colleziona in serie cartellini rossi e clamorose sviste difensive. Conclude la stagione in crescendo divenendo titolare inamovibile sotto la gestione Di Costanzo.

Rullo 3: professionista serio ed esemplare, ma probabilmente ormai prossimo al ritiro dall’attività agonistica. Riesce nell’impresa di provocare tre rigori (contro Lecce, Juve Stabia e Savoia) in poche presenze.

Silvestri 5: sempre alla continua ricerca di una collocazione tattica, si perde nel più completo anonimato con il passare delle giornate.

Stefani 5,5: affidabile nelle gare più semplici, palesa gravi limiti quando il gioco diventa troppo duro. In difficoltà in un girone estremamente complesso come quello meridionale.

Marin, Stampa sv

Centrocampisti

Bortoli 5: il ritratto di Damonte da giovane. Segna un gol nel derby e si dimostra talvolta un primo cambio affidabile.

Bucolo 5,5: dopo anni di successi decide di lasciare Messina in occasione della prima panchina stagionale. Incontra qualche difficoltà iniziale prima di prendere le misure alla categoria. Forse decisiva in negativo la sua cessione al Martina nel mercato di gennaio.

Ciciretti 5: incoronato come fenomeno assoluto tra gennaio e febbraio, conclude il campionato combattuto tra fantasmi personali ed un generale senso di spaesamento.

Damonte 4: l’emblema del campionato del Messina. Vale il discorso fatto per Stefani: difficilmente sceglierà nuovamente di giocare nel girone meridionale di Lega Pro.

Izzillo 5: il giovane calciatore sardo ricorderà per sempre il campionato in cui è stato costretto ad interpretare tutti i ruoli possibili tra centrocampo ed attacco (con la sola esclusione di quello da centravanti). Funziona ad intermittenza, ma non è tra i peggiori.

Mancini 6: fa quel che può in un contesto spesso indifferente. Dotato di grandi qualità tecniche, è sempre costretto ad inseguire l’emergenza tattica di turno.

Nigro 6: poco o nulla nel girone di andata prima di trasformarsi con Di Costanzo. Unico (possibile) mediano a disposizione da gennaio in poi, realizza anche cinque gol di splendida fattura.

Vincenzo Pepe 4: presentato in estate come l’erede di Costa Ferreira, dà costantemente l’impressione di non essersi ambientato nella realtà messinese. Offre una sola prestazione apprezzabile contro il Lecce al San Filippo, poi il nulla. Ceduto al Martina nel mercato invernale.

Bellamacina sv

Attaccanti

Bjelanovic 5: viene ceduto quando sta per rientrare nella migliore condizione. Segna due gol importanti nelle poche chance a sua disposizione.

Bonanno 4: per il più giovane in rosa può valere un discorso particolare: una stagione gettata alle ortiche e frustrante dal punto di vista personale. Dimostra di non essere ancora pronto per la terza serie.

Corona 8: a 41 anni si rende protagonista di una stagione sublime. L’unico elemento di personalità in squadra.

De Paula 3: il simbolo del marcato di indebolimento invernale. Un fantasma.

Orlando 4,5: eroe dei derby di campionato, lotta contro tutto e contro tutti quando Grassadonia decide di schierarlo come esterno di un tridente offensivo. Una volta tornato nel ruolo di attaccante puro incide solo in negativo.

Paez 3: continuamente impacciato nelle ripartenze e nelle conclusioni. Oggetto misterioso.

Spiridonovic 5: sostanzialmente un oggetto misterioso. Segna un gol pregevole a Lecce prima di scomparire definitivamente dai radar.

Sciliberto sv

Allenatori

Grassadonia 5: alterna troppo spesso 3-5-2 e 4-5-1 mostrando poca fiducia nell’organico a disposizione. Ingenuo ed ostinato nel rincorrere la soluzione tattica di prestigio con alcuni elementi evidentemente non adatti alla categoria.

Di Costanzo 5: uomo splendido e serio professionista, sceglie per rilanciarsi il posto giusto nel momento sbagliato. Ricostruisce il morale di un gruppo troppo nervoso restituendo garanzie alla fase difensiva, timidi segnali di una ripresa insufficiente per evitare la retrocessione.

Dirigenza

Ferrigno 4,5: gli errori di valutazione nella campagna acquisti estiva sono diventati ormai un suo classico, ma questa volta non riesce a rimediare a gennaio poiché sostituito dopo l’incredibile vicenda Pisa. Non si è mai sottratto alle domande scomode nei momenti più difficili.

Pagni 3: gli acquisti di Rullo e De Paula sono i simboli di un mercato invernale fallimentare. Lascia partire Bucolo senza tante cerimonie.

Lo Monaco non pervenuto: la sua abilità e la sua estrema conoscenza del mondo del calcio sarebbero tornati molto utili nei frangenti più complessi. In eterna contestazione contro tutto il mondo, commette l’errore di sottovalutare un campionato più insidioso del previsto. Vanifica con una stagione disastrosa quanto fatto nei due anni precedenti. Nel cuore di ogni tifoso alberga una sola domanda: perché?

Domenico Colosi