L‘ex ospedale militare non ospiterà il secondo palazzo di giustizia di Messina, la convenzione col Ministero è stata ufficialmente accantonata. Per realizzare il nuovo palagiustizia prima di perdere definitivamente i fondi ministeriali il sindaco Cateno De Luca rilancia l’ipotesi del “fosso” di via La Farina: “Pronti a ritrasmettere il progetto esecutivo”.
In estrema sintesi è quanto venuto fuori ieri pomeriggio dal tavolo tecnico, chiesto proprio dal primo cittadino messinese, convocato dal sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto.
All’incontro hanno preso parte l’assessore ai Lavori Pubblici Salvatore Mondello, l’esperto del sindaco Alberto Vermiglio in collegamento con Sisto, il direttore del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria Massimo Orlando, il presidente della Corte d’Appello Michele Galluccio e il procuratore generale Vincenzo Barbaro.
“Il Protocollo d’intesa è decaduto definitivamente in quanto presentava criticità e dunque non funzionale sotto il profilo tecnico, economico, temporale e pratico”, ha detto De Luca, che ha rilanciato la soluzione di sfruttare l’area del parcheggio di via La Farina.
“Abbiamo espresso la la disponibilità a ritrasmettere il progetto di fattibilità a suo tempo trasmesso al Ministero di Grazia e Giustizia. Da parte di questa Amministrazione c’è il massimo impegno per la risoluzione dell’annosa problematica e non ci sottraiamo a nessun tipo di adempimento. La nostra linea di indirizzo prevede una manifestazione di interesse per l’acquisto di immobili destinati all’edilizia giudiziaria. Siamo fiduciosi per il cambio di passo da parte del Governo e pertanto, auspichiamo che si possa al più presto trovare una soluzione condivisa”.
Una soluzione, qualunque sia la strada, è invece la richiesta, ribadita più volte in questi anni, che è arrivata anche ieri dagli “operatori”. Galluccio e Barbaro hanno ribadito la necessità di fare in fretta, perché la situazione non è più gestibile ed è incomprensibile, oltre che indecoroso, come siano passati così tanti anni senza arrivare ad una definizione della vicenda. Nessuna preclusione per l’uno o l’altro progetto, hanno ribadito i magistrati, l’importante è che si tratti di un progetto effettivamente realizzabile.