MESSINA – L’ultimo atto dell’amministrazione comunale c’è. La giunta Basile ha infatti sdoganato la delibera che autorizza il dirigente al Patrimonio a compiere tutte le procedure per l’acquisto degli immobili ex Cassa di Risparmio ed ex Banco di Roma, impegnando definitivamente le somme reperite attraverso i due mutui, accesi a suo tempo e rivalutati, per farne la sede “diffusa” del palagiustizia bis.
Si tratta di una operazione da circa 20 milioni di euro complessivi, sui quali adesso dovrà esprimersi l’organo politico di Palazzo Zanca. La delibera andrà infatti adesso in consiglio comunale. Poche settimane fa il sindaco Federico Basile aveva incontrato i capigruppo proprio per discutere gli aspetti tecnici dell’operazione e agevolare la predisposizione dell’ultimo atto formale, la delibera di Giunta appunto, nella speranza che al consiglio a questo punto servano soltanto i tempi tecnici dell’approvazione e l’iter non incontri ulteriori ostacoli.
Il progetto di reperire altri immobili per ampliare gli uffici di giustizia, oltre a quelli di Palazzo Piacentini, risale infatti ad oltre 40 anni fa. Da allora i tentativi di realizzazione di un nuovo ed ampio palazzo o di reperimento e ristrutturazione di altre sedi non hanno mai visto la luce, malgrado il finanziamento di circa 17 milioni di euro messo a disposizione dal ministero della Giustizia. E fino ad oggi le sedi distaccate della giustizia sono costate alla città una cifra esorbitante di affitti, per lo più in uffici non idonei.
Due le coperture finanziare appunto, entrambi mutui già accesi da Palazzo Zanca e non utilizzati. Il primo relativo alla costruzione dell’immobile, per quasi 12 milioni di euro. L’altro, da circa 5 milioni, destinato all’ampliamento dell’aula bunker, anche questo progetto poi non andato in porto.
In autunno dovrebbe poi vedere la luce l’altra sede destinata all’amministrazione di giustizia, ovvero i due piani del palazzo di via Capra concessi dall’Inps. Qui alle lungaggini dovute ai lavori si sommano anche quelle dovute al fatto che sono ancora scoperti in Tribunale, in Corte d’Appello e in Procura generale, gli uffici direttivi.