Le sue prime 24 ore da Presidente le ha trascorse al lavoro. Esattamente come intende trascorrere il resto del tempo, compresi il 24 e il 31 dicembre, perché c’è qualcuno che aspetta: i siciliani.
Sono trascorsi 21 anni dall’ultima volta che un messinese ha ricoperto la carica più alta all’Ars, nel ’91 toccò al socialista Paolo Piccione, erano gli anni che aprivano le porte a tangentopoli, a quel terremoto che cambiò volti e storie politiche. Adesso, due decenni dopo, quella poltrona è andata ad un altro messinese, Giovanni Ardizzone, nato politicamente nella Dc , in fondo è rimasto democristiano nel cuore, approdando prima nel Ccd quindi nell’Udc. Mai sopra le righe, riesce però sempre a dire con eleganza quel gli preme, senza fare sconti a nessuno. Guai a toccargli Messina, perché le sue battaglie lo hanno visto sempre appassionato e puntiglioso e soprattutto con la memoria lunga. A volte, nel raccontare, esce dai cassetti fascicoli e carpette con decine di articoli, documenti, fotocopie, raccolte negli anni, che inchiodano alla verità chi magari approfitta di un’epoca fin troppo incline a dimenticare subito e mescolare nella confusione il bianco e il nero. Dall’ospedale Margherita al bluff del Polo oncologico, dall’Ente porto alle nomine nella sanità o al Cas, o al recupero della zona falcata, al Ponte sullo Stretto, Ardizzone non le ha mai mandate a dire, arrivando a scontri durissimi in Aula e fuori con Lombardo e i suoi. Assessore provinciale, assessore comunale e vicesindaco (sua l’idea vincente della Notte della cultura), è sbarcato all’Ars per la prima volta nel 2001. Quando, nel 2010, la carica di vicesindaco e deputato divenne incompatibile non esitò un attimo e scelse una sola poltrona, quella regionale.
“Quest’Aula può e deve lavorare- ha detto non appena eletto Presidente dell’Ars- dobbiamo esitare leggi, tagliare rami secchi, lavorare in commissione”.
Nelle prossime ore di concerto con Crocetta stabilirà una tabella di marcia, perché il primo passo importante è il bilancio e non c’è da perder tempo.
“I siciliani aspettano risposte da noi e subito, la situazione è drammatica, quindi dobbiamo metterci al lavoro senza perdere tempo, se dobbiamo stare all’Ars il 24 e il 31 siamo pronti”.
Il rispetto degli altri e delle regole innanzi tutti, quindi puntualità per tutti, deputati e assessori, fisserà un orario per l’inizio delle sedute e per la conclusione. E in Aula ci si presenta in giacca e cravatta.
“Basta leggi approvate nottetempo. E poi dovranno lavorare tutte le commissioni, non solo quella di bilancio. La commissione bilancio ha competenza per la copertura finanziaria, ma devono funzionare tutte per poter legiferare bene. Quest’Ars dovrà fare leggi a prova di Commissario dello Stato. Inappuntabili. Le impugnative sono una sconfitta per la politica”.
I tagli alle buste paga ci saranno, “ci adegueremo alle disposizioni di Monti. Chi vuol far valere l’autonomia statutaria la deve fare valere su cose serie, non certo sugli stipendi”.
Tutti gli atti e i provvedimenti deliberati dall’Ars saranno resi pubblici “Questo deve diventare un palazzo di vetro, trasparente e alla luce del sole”.
Non si sofferma più di tanto sui franchi tiratori che hanno tentato di impallinare la sua elezione avvenuta alla seconda votazione, e a proposito dei mal di pancia “sono un avvocato, non un medico, ma so che i mal di pancia si possono curare”, ma ci tiene a sottolineare come lui sarà il “portavoce dei 90, il presidente di tutti”.
E se nel Pd e tra i crocettiani c’è stato qualche malumore il deputato messinese ha potuto contare sul sostegno di esponenti del Pdl.
“Quest’Assemblea ha risorse di grandissimo valore- ha detto- ci sono, ad esempio, ben tre candidati alla Presidenza della Regione, Crocetta, Musumeci e Cancelleri, risorse che costituiscono un valore aggiunto che deriva dalla sintesi di posizioni diverse e di un confronto leale. Quando si dice che ci sono solo 38 parlamentari che hanno esperienza, è sia un handicap che un vantaggio, perché conoscendo le regole si può evitare di cadere nei vecchi vizi. Io sono ottimista e sono certo che lavoreremo bene e che l’era dei gattopardi è finita”.
Rosaria Brancato