Caso Sindoni “chiuso” e MessinaServizi rimandata a dopo la sfiducia. Strategia?

Il caso Sindoni è chiuso. Alla luce del ritiro della delibera sulla sua decadenza da parte del proponente Nino Interdonato (vedi qui), la consigliera comunale eletta con la lista Pd e transitata nel gruppo Grande Sud può conservare la sua poltrona, almeno sino a quando il giudice non sarà chiamato ad esprimersi sul ricorso in appello avverso la sentenza di primo grado che la dichiara ineleggibile.

Messo un punto sull’affaire Sindoni, adesso non ci sono più ostacoli sulla strada che deve portare in aula la mozione di sfiducia e nella Conferenza dei capigruppo, riunitasi all’ora di pranzo, è stata ufficialmente decisa la data: mercoledì 15 febbraio. Resta da stabilire solo l’orario esatto in cui convocare la seduta. In linea di massima si è stabilito che il Consiglio comunale inizierà alle 17 o alle 18, ma la decisione finale dipenderà dalla disponibilità che daranno sindaco ed assessori, i quali naturalmente dovranno essere in Aula. La mozione di sfiducia sarà discussa in un'unica seduta, che andrà avanti ad oltranza.

Nelle prossime ore continueranno i confronti interni ai partiti per tracciare la linea da seguire in Aula. Fondamentali saranno le determinazioni del partito democratico e ancor di più quelle dell’area genovesiana di Forza Italia, i cui voti rischiano di essere determinanti per spodestare o salvare Accorinti. In casa Pd, solo la capogruppo Antonella Russo è convinta di votare favorevolmente, mentre scettici restano i consiglieri Claudio Cardile, Pietro Iannello e Gaetano Gennaro. Quanto al partito azzurro, lunedì 13 febbraio è previsto un ultimo faccia a faccia tra i consiglieri e Francantonio Genovese.

Al momento la mozione di sfiducia si ferma, secondo le previsioni, a 22 voti (vedi qui), ma per avere effetti concreti dovrà incassare in Consiglio Comunale 27 voti favorevoli.

L’esito del voto di mercoledì potrebbe inoltre essere condizionato dalla mancata discussione della delibera sulla costituzione della MessinaServizi Bene Comune, lasciata in stand-by. Nella Conferenza dei capigruppo è stato infatti deciso che il provvedimento sarà portato in Aula dopo la mozione di sfiducia.

Le malelingue sostengono che si tratti di una strategia studiata a tavolino per avere un valido alibi al fine di votare contro la sfiducia. Di fronte alle pressioni dei lavoratori di Messinambiente, che attendono risposte certe sul loro futuro, chi si prenderà la responsabilità di lasciare il Comune senza guida?

Se la mozione fosse approvata, decadrebbero sindaco, giunta e Consiglio Comunale. A Palazzo Zanca arriverebbe un commissario , ma passerebbe ovviamente un po’ di tempo. E nel frattempo cosa succederebbe ai lavoratori di Messinambiente e al servizio di raccolta rifiuti in vista anche dell’udienza fallimentare del 22 febbraio? Sarebbe il caos. Ecco perché qualcuno pensa che rinviando la nascita della nuova società in molti potranno appellarsi al senso di responsabilità e usare come salvagente la delibera sulla Messina Servizi.

Danila La Torre