Dario Zaccone, Domenico Maesano e Giancarlo Panzera. Nessuna sorpresa nella terna di nomi venuta fuori dall’elezione da parte del Consiglio comunale del nuovo collegio dei revisori dei conti di Palazzo Zanca. Previsioni, dunque, rispettate (vedi articolo correlato), ma nonostante questo , nella seduta odierna del Civico Consesso, sono emerse alcune questioni degne di nota . Sotto il profilo politico, l’elezione odierna portava con sé un risvolto di non poco conto, con i partiti chiamati ad una prova “verità” per capire se e quanto sono compatti, al di là delle dichiarazioni di intenti e di facciata.
In questo senso, a uscirne con le ossa rotte è il Pdl: l’annunciata convergenza intorno al nome di Panzera è miseramente naufragata nel segreto dell’urna, per lui solo nove voti su 12 componenti del partito. Tre i franchi tiratori che hanno evidentemente preferito dare ad altri candidati di altri partiti la loro preferenza, a testimonianza dei tanti malumori che serpeggiano in questo momento nel Popolo delle Libertà.
Incassa e porta a casa un ottimo risultato il Pd, al gran completo in aula, che è riuscito a piazzare il proprio candidato, Zaccone, come presidente del collegio dei revisori, grazie ai 17 voti ottenuti, frutto di anche di appoggi esterni.
Tiene più che bene l’Udc, che vota compatto Maesano, riconfermato revisore anche per il triennio 2012-2014 con ben 10 voti, 2 dei quali acciuffati in “casa” altrui. Si è fermato a 5 voti, ma è un dato tutt’altro che trascurabile, Arturo Faraone, sponsorizzato dal consigliere Pippo Trischitta, che ha ottenuto le preferenze dei tre consiglieri del Fli più quelle di altri due consiglieri comunali che si sono aggiunti alla “causa”, sfruttando la modalità del voto segreto. Durante lo scrutinio si è, inoltre, appreso che un consigliere comunale ha votato scheda bianca e un altro per Falzea. A giochi fatti, cioè dopo la proclamazione degli eletti, il consigliere Trischitta ha sollevato dubbi di incompatibilità per il neo-presidente Zaccone, che risulterebbe revisore dei conti anche nella società Feluca, in fase di liquidazione, e in altre società a partecipazione comunale. Il coordinatore dei consiglieri comunali Felice Calabrò assicura: «Nessuna incompatibilità, da Feluca si è dimesso tre giorni prima di questa votazione».
Sembra senza conseguenze anche il “doppio ruolo” di Bruno Cilento, che oggi ha presenziato in aula consiliare e partecipato alla votazione dei revisori in qualità di consigliere comunale , nonostante sia già stato formalmente nominato assessore alla Provincia con determinazione presidenziale n. 63 del 10 luglio 2012 ed abbia partecipato alla seduta di giunta di mercoledì 11 luglio, votando peraltro la deliberazione n. 183, che dispone la riduzione delle indennità di funzione del presidente della Provincia e degli assessori. Il segretario generale del Comune, Santi Alligo, ed il dirigente di palazzo Zanca Giuseppe Mauro spiegano che «dal momento della nomina, Cilento ha 10 giorni di tempo per optare e, in questo lasso di tempo, può esercitare entrambe le funzioni». In ogni caso – hanno chiarito infine i due dirigenti – se ci fosse incompatibilità, ci sarebbe per la nuova carica, cioè quella di assessore provinciale, e non per quella di consigliere comunale. Qualche collega storce il naso sulla doppia carica di Cilento e non è escluso che, nei prossimi giorni, venga presentato ricorso al Tar per invalidare la seduta odierna. (Danila La Torre)