Nove super esperti esterni, due diversi gruppi di lavoro ed un progetto che non è a costo zero ma (auto)finanziato in gran parte con i soldi dei cittadini. La partenership tra il Comune di Messina ed il Centro Studi Enti locali di Pisa con l’avvio del “Progetto di servizi di ricerca e sviluppo per l’implementazione del check up fiscale e di formazione finanziata” – che in questi giorni ha scatenato la reazione dei sindacati e sollevato dubbi di legittimità nell’ex amministratore ed ex candidato a sindaco Gianfranco Scoglio – resta un argomento di primo piano.
La delibera n.769 approvata dalla Giunta Accorinti il 17 dicembre scorso, che porta in riva allo stretto due gruppi di lavoro per formare il personale comunale e delle partecipate e per affiancare i dirigenti dei Dipartimenti più importanti (VEDI QUI), palesa infatti alcune circostanze che meritano di essere approfondite.
La prima circostanza è che l’area finanziaria di Palazzo Zanca, i Dipartimenti ad essa collegata e quelli che svolgono una funzione strategica per la vita dell’ente vengono di fatto commissariati. Affiancare 6 super esperti al ragioniere generale Antonino Cama, al dirigente del Dipartimento Risorse Umane, Giovanni Di Leo; al dirigente del Dipartimento Provveditorato ed Economato, Riccardo Pagano, al dirigente del Dipartimento Entrate Tributarie, Romolo Dell’Acqua; al dirigente del Dipartimento Demanio, Patrimonio ed Espropriazioni, Natale Castronovo; e al dirigente all’Avvocatura Calogero Ferlisi, per dare loro «supporto diretto e continuo» su materie peraltro che dovrebbero essere di loro stretta competenza e conoscenza significa di fatto esautorarli dalle proprie mansioni. Come spiegato nel provvedimento esitato dall’esecutivo di Palazzo Zanca, l’affiancamento riguarderà infatti materie quali : bilancio consuntivo 2014; previsionale 2015-2017; previsionale 2016-2018; Piano di riequilibrio; Entrate Tributarie; recupero dei tributi Imu, Tari e Tasi; armonizzazione dei sistemi contabili/nuova contabilità; introduzione del nuovo software contabilità; entrate extratributarie patrimoniali, inventario locazioni, valorizzazione; contenziosi pendenti .
La seconda circostanza ,strettamente legata alla prima, è che – nonostante il commissariamento de facto – i dirigenti di cui sopra, nei confronti dei quali evidentemente l’amministrazione non nutre alcuna fiducia e li ritiene responsabili del malfunzionamento della macchina amministrativa , continueranno a percepire il loro ricco emolumento dirigenziale , costituito dallo stipendio base; dall’indennità di posizione (che dipende dalla pesatura, quindi dall’importanza dei singoli dipartimenti) ; e dall’ indennità di risultato ( che seppur bloccata dal 2005 per la mancata nomina dell’OIV non è cancellata ma semplicemente “sospesa”) con cifre annuali che superano i 100mila euro.
La terza circostanza messa in luce dal provvedimento varato dalla giunta è che l’”ingaggio” di una squadra di super esperti del Centro Studi Enti Locali chiamati – come ha spiegato il sindaco Accorinti – per incidere sull’apparato amministrativo di Palazzo Zanca è una implicita ammissione del fallimento dell’operato di Antonio Le Donne, fatto arrivare dal Comune di Macerata con il precipuo scopo di rivoluzionare la macchina amministrativa comunale e sovrintendere la dirigenza per renderla efficiente. Non a caso, oltre all’incarico di segretario generale, a Le Donne è stato attribuito anche il ruolo di direttore generale, che comporta per il Comune di Messina una doppia spesa: alla retribuzione prevista per il ruolo di segeretario generale si aggiunge anche un "extra" di 65mila euro per la funzione di city manager, con un costo annuo per le casse comunali di 190mila euro.
La quarta circostanza riguarda l’impatto economico del progetto elaborato dal Csel e sposato dalla giunta Accorinti. Nella delibera esitata dall’esecutivo viene sottolineato che il progetto – dal valore complessivo di 450 mila euro- «non comporterà oneri finanziari diretti per il Comune di Messina… e in caso di infruttuoso esito la società si assumerà tutti i costi…». ». Il fatto che non comporti oneri finanziari diretti non significa che sia a costo zero, tutt’altro. E’ lo stesso Centro Studi Enti Locali a spiegare che il progetto verrà finanziato attraverso l’intervento di check–up fiscale, che comporterà un recupero di maggior credito fiscale su Iva e Irap (quindi soldi pagati dai cittadini), stimato approssimativamente in 300mila euro; e attraverso l’iscrizione ad un unico fondo interprofessionale di tutte le società partecipate del Comune, che dovrebbe consentire un flusso di risorse stimate in 150mila euro annue.Le somme recuperate da Iva ed Irap grazie all’intervento di check up fiscale realizzato dal Centro Studi Enti locali non andranno a beneficio della collettività ma serviranno a finanziare l’intervento in questione, gli interventi di formazione ed affiancamento e le altre attività espletate dalla società stessa.
La quinta circostanza attiene alla poca chiarezza circa le somme esatte che percepirà la società per le attività di checkup fiscale, per quelle di formazione del personale e affiancamento dei dirigenti e per il progetto paritetico Comune – partecipate. Nell’ingarbugliatissima delibera approvata da sindaco ed assessori non se ne fa assolutamente cenno, se ne parla invece nell’elaborato presentato dal Csel ed allegato all’atto di giunta.
Secondo quanto scritto nel progetto, per i servizi di check up fiscale, la quotazione del compenso da riconoscere al Centro Studi Enti Locali è pari al 25% + Iva 22% («interamente detraibile» ) del recupero Iva e Irap, stimato come detto in 300mila euro. Traducendo le percentuali in numeri, il Comune dovrà corrispondere 75mila euro + 16,5mila euro di Iva per un totale di 91,5 mila euro.
I pagamenti concordati non si fermano qui. Il Comune dovrà versare alla società toscana anche 25mila euro iva esclusa per la progettazione la predisposizione e l’implementazione dell’attività formativa. «La fatturazione del compenso – viene spiegato nel progetto- avverrà successivamente alla realizzazione dell’attività formativa ed alla messa a disposzione delle risorse finanziare pubbliche dei “Fondi interprofessionali della formazione continua “ da liquidare entro 30 giorni dal ricevimento delle relative fatture». La società pretenderà inoltre un compenso di almeno il 20% del totale finanziato per la gestione dei rapporti con il Fondo paritetico, per la rendicontazione e la certificazione dei rendiconti.
Per i servizi di affiancamento, Palazzo Zanca dovrà poi versare altre 50 mila euro +iva, comprendente una quota stimata di spese vive per vitto alloggio, e trasferte pari ad almeno 10mila euro. Anche in questo caso le risorse saranno attinte dai fondi interprofessionali e dalle somme recuperate da Iva ed Irap . Come per l’attività formativa, la società toscana chiederà inoltre compenso di almeno il 20% del totale finanziato per la gestione dei rapporti con il Fondo paritetico, per la rendicontazione e la certificazione dei rendiconti.
Restano al momento sconosciuti i costi per il “Progetto paritetico Comune –Partecipate” , a proposito del quale la società ripete soltanto che «l’intervento sarà finanziato con le risorse messe a disposizione dell’Amministrazione comunale tramite i fondi interprofessionali , senza rendere nota la cifra. Anche in questo caso, è previsto almeno il 20% del totale finanziato per la gestione dei rapporti con il Fondo paritetico, per la rendicontazione e la certificazione dei rendiconti.
La sesta ed ultima circostanza è che dopo due anni e mezzo di amministrazione Accorinti, questo progetto dimostra come il Comune di Messina sia al punto di partenza e debba affidarsi ad un pool di esperti/badanti per occuparsi di bilanci, che per amministratori e dirigenti dovrebbero essere il pane quotidiano e diventano invece materia di alta specializzazione.
Danila La Torre