Il percorso per accedere al Fondo di rotazione nazionale e scongiurare il default del Comune cambia nuovamente. E si ritorna al punto di partenza, cioè al piano di riequilibrio targato Croce.
Le novità introdotte dal cosiddetto decreto salva-Roma rischiavano di mandare all’aria la procedura sin qui seguita dall’amministrazione Accorinti (vedi correlato), che nelle ultime ore ha tuttavia ottenuto rassicurazioni istituzionali da parte del Ministero dell’Interno.
Secondo quanto riferisce il vicesindaco ed assessore al bilancio di Palazzo Zanca, Guido Signorino, il Direttore Centrale del dicastero guidato da Alfano, Giancarlo Verde, ha accolto favorevolmente la soluzione indicata dal Comune di Messina, in base alla quale al vaglio della Corte dei Conti può finire il piano di riequilibrio approvato dal Consiglio comunale l’11 febbraio 2013, durante la gestione commissariale dell’ex procuratore capo Luigi Croce. Su quella manovra di riequilibrio, infatti, non si espressero mai né la sottocommissione ministeriale né la magistratura contabile, per il venir meno del principale pilastro su cui si reggeva: il contratto di servizio con l’Amam, che avrebbe dovuto portare nelle casse comunali 155milioni di euro in dieci anni. Come si ricorderà, l’atto si rivelò illegittimo e fu bocciato dall’Aula, obbligando il commissario Croce a chiedere a Roma e a Palermo la sospensione della procedura di riequilibrio, che – visti gli sviluppi – avrebbe certamente avuto esito negativo e condannato il Comune al dissesto.
Ebbene, oggi, l’inconsistenza di quel piano può tornare utile all’amministrazione Accorinti, che per beneficiare dei 90 giorni di proroga previsti dal nuovo decreto “salva-Roma” ai fini della redazione del nuovo e definitivo piano di riequilibro deve “sperare” in una bocciatura da parte della Corte dei conti . Rispetto, infatti, a quanto prevedeva il vecchio Decreto Legge 151 (ex decreto “salva-Roma”, decaduto perché non convertito in legge) – a cui si era aggrappato l’esecutivo di palazzo Zanca – il prolungamento dei termini non è più concesso in virtù del diniego del piano da parte del Consiglio comunale ma appunto della magistratura contabile.
Il Piano bocciato dal Consiglio comunale lo scorso 29 gennaio va, dunque, momentaneamente in soffitta e – spiega Signorino – il Comune è pronto a chiedere alla Corte dei conti di rirendere dai propri cassetti il Piano di riequilibrio targato Croce. Il punto di debolezza di quel documento, cioè l’assenza del contratto di servizio con l’Amam, può paradossalmente diventare un punto di forza per palazzo Zanca, che deve necessariamente incassare il necessario “altolà” della Corte dei Conti per ottenere, da quel momento, una proroga di 90 giorni. Solo così potrà proseguire il lavoro iniziato e portare finalmente a termine la gestazione del piano di riequilibrio targato Signorino-Le Donne.
A questo punto, dunque, il termine del 29 marzo salta ed il piano bocciato a gennaio dai consiglieri comunali , che Signorino e Le Donne stavano rimodulando, viene “congelato”, in attesa del responso della sezione regionale della Corte dei conti, a cui adesso passa la palla. Almeno se tutto va secondo i piani dell’Amministrazione Accorinti.
L’improvviso cambio di programma non turba affatto Signorino, il quale ritiene che «questo nuovo percorso esprime la chiara volontà del legislatore di favorire la realizzazione di piani di riequilibrio realmente sostenibili e solidi ». Il vice di Accorinti ci tiene, comunque, a precisare che il Comune sarebbe stato in grado di presentare il nuovo piano di riequilibrio anche entro la data del 29 marzo, ma che l’ulteriore tempo a disposizione potrà servire a mettere a posto, ancora meglio, tutti i tasselli.
Che è poi quello che ha suggerito anche la dottoressa Rasi dell’Ifel, in visita per qualche ora a Palazzo Zanca. «E’ stata una bella discussione sugli sviluppi della situazione economico-finanziaria del Comune», racconta Signorino al termine della riunione che ha messo attorno ad unico tavolo anche il ragioniere generale, Antonino Cama ed i tre revisori dei conti, il presidente Dario Zaccone e gli altri due componenti, Giuseppe Zingales e Federico Basile.
Il tecnico della Fondazione dell’Anci ha soprattutto sollecitato il Comune a scrivere una nuova pagina sulle società partecipate, vere zavorre di un ente costretto ancora a lottare strenuamente per evitare il fallimento. (Danila La Torre)