Inizia il count-down per l’approvazione del Piano decennale di riequilibrio. Versione seconda. Il termine ultimo per dare il via libera al documento che deve indicare il percorso di risanamento del Comune di Messina nei prossimi dieci anni e consentire di scongiurare il dissesto finanziario scade mercoledì 29 gennaio, cioè tra 9 giorni esatti. I tempi sono, quindi, strettissimi e sia la Commissione bilancio che il Collegio dei revisori dei conti di Palazzo Zanca hanno già formalmente sollecitato l’amministrazione Accorinti a presentare ufficialmente il Piano di riequilibrio.
In gioco c’è l’accesso al Fondo di Rotazione Nazionale e a quei circa 55 milioni di euro che il Governo presterebbe al Comune per aiutarlo a risanare le sue casse disastrate. A parte contare sulle risorse messe a disposizione da Roma, il piano redatto dall’esecutivo di Palazzo Zanca dovrà dimostrare, dando precise garanzie, che il Comune sarà in grado nei prossimi dieci anni di azzerare i propri debiti e sistemare una volta per tutte i propri bilanci,allineandoli con quelli delle partecipate.
L’assessore al bilancio e vice-sindaco Guido Signorino è impegnato da mesi alla redazione del Piano, ma i problemi sono tanti e le soluzioni non sempre facili da trovare, soprattutto perché c’è da colmare quel “buco” da 150milioni di euro generato dal fallimento dell’accordo , siglato durante la gestione commissariale, tra Comune e Amam, che prevedeva l’erogazione all’ente da parte dell’Azienda Acque di un canone annuo di 15 milioni di euro, per un totale di 145milioni di euro in dieci anni. Come si ricorderà, il contratto di servizio si rivelò presto illegittimo, facendo cadere l’impalcatura principale del Piano di riequilibrio.
Una volta insediatasi, la giunta Accorinti chiese ed ottenne, – insieme ad altri enti in pre-dissesto guidati da amministrazioni neoelette – la possibilità di rimodulare il piano entro fine gennaio. In uno slancio di ottimismo, il vice-sindaco Signorino aveva persino dichiarato che il documento di risanamento sarebbe stato presentato entro il 30 novembre, insieme al Bilancio di previsione 2013 alla Relazione di inizio mandato.
Quella data, tuttavia, è stata abbondantemente superata ed ancora oggi non c’è traccia del piano di riequilibrio, tanto da far scattare l’allarme dei consiglieri comunali, i quali – attraverso la commissione bilancio – hanno chiesto «con una certa urgenza all'Amministrazione comunale copia del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale, art. 243 bis del T.U.E.L., come modificato con D.L. 174 del 10 ottobre 2012».
«La richiesta – si legge nella nota inoltrata all’amministrazione – scaturisce dalla necessità di valutare l'atto con attenzione e in tempi utili per evitare che si riproponga quanto avvenuto in occasione di precedenti documenti amministrativi, dato che il provvedimento in oggetto rappresenta un passaggio fondamentale per il futuro di palazzo Zanca».
Secondo indiscrezioni, il vice-sindaco- che ha totalmente in mano la questione economica di Palazzo Zanca – sarebbe intenzionato a chiedere un ulteriore rinvio, appellandosi ad una precisa norma di legge. Far quadrare i conti di Palazzo Zanca è impresa assai ardua e per portare a termine quella sembra davvero una mission impossible serve più tempo.
Intanto, non si hanno notizie dei 40 milioni di euro a fondo perduto che la Regione avrebbe dovuto inserire nell’ultima Finanziaria. Da giorni proviamo, senza esito, a contattare telefonicamente l’assessore regionale all’economia Luca Bianchi, che dalle pagine di Tempostretto.it aveva annunciato l’intenzione del Governo Crocetta di trasformare quello che inizialmente era solo un prestito in un contributo a fondo perduto. Nel frattempo, la finanziaria è stata approvata e resta un mistero cosa ne sia stato di quei 40 milioni di euro.
A pochi giorni dalla scadenza fissata dal Ministero per l’approvazione del Piano di riequilibrio, certezze ce ne sono davvero poche. E lo spettro del dissesto è ancora lì che fa sentire la sua presenza.
(Danila La Torre)