Chi scrive, e basta dare un’occhiata a due anni di articoli per verificarlo, non è mai stata tenera né con l’amministrazione né con il consiglio comunale, prova ne è che sono popolare nel Palazzo esattamente come un dietologo al festival della Nutella.
La polemica scaturita dalle dichiarazioni dell’ex assessore Filippo Cucinotta e dall’esponente di Indietrononsitorna Elio Conti Nibali, e le repliche della presidente del consiglio Emilia Barrile ricordano un detto siciliano: “il bue che dice cornuto all’asino” (il famoso “boi che ci dici cunnutu u sceccu”). In realtà, ad un esame attento di questi due anni di convivenza tra i due organi, si scopre che sono fatti l’uno per l’altro, che sono complementari come il pane e la Nutella, come la granita caffè con panna e brioche.
A innescare la miccia sono stati i due esponenti dell’area accorintiana, che dopo la seduta consiliare sulla delibera sui contributi agli alluvionati di Giampilieri, chiusa per la caduta del numero legale, hanno bacchettato il Consiglio accusandolo di assenteismo e improduttività. Peccato che il provvedimento sia arrivato in Aula con un anno di ritardo proprio a causa dell’ex assessore Cucinotta (che l’ha presentata e poi ritirata per modificarla) e del suo successore Pino (che l’ha ulteriormente emendata) dettagli che hanno portato la presidente del Consiglio Emilia Barrile a rendere pan per focaccia ai Savonarola del Palazzo elencando tutte le pecche dell’amministrazione che non brilla né per puntualità né per stakanovismo. Sia la Barrile che la consigliera Daniela Faranda hanno ricordato come la giunta non sia poi così prolifica di provvedimenti e che quelli che arrivano in Aula hanno una vita faticosissima, o perché arrivano all’ultimo minuto utile, o perché sono ritirati dagli assessori o emendati, o perché privi dei pareri necessari, o perché spariscono e li ritrovi a distanza di mesi. Per fare solo un esempio, che riguarda tutti gli strumenti contabili finora arrivati in Consiglio, mancano all’appello bilancio consuntivo 2014 e preventivo 2015 nonostante Accorinti nei primi giorni di gennaio avesse annunciato al mondo: “ci mettiamo la faccia, entro marzo avremo entrambi i bilanci”. E siamo ad agosto. Esattamente 7 giorni dopo gli strali di Cucinotta e Nibali, la giunta ha trasmesso le delibere Tasi e Tari, che dovevano essere votate entro il 30 luglio, la prima a 24 ore dalla scadenza e la seconda due ore prima della seduta consiliare. E non si tratta di provvedimenti che possono essere votati a scatola chiusa, o per simpatia. Per fortuna è arrivato l’angelo custode, il ministro Alfano che ha rinviato la scadenza al 30 settembre e c’è da giurarci che Messina le voterà entrambe a tre minuti dal gong finale.
Quindi è vero che il bue dice cornuto all’asino ma è altrettanto vero che è conveniente al bue che ci sia un asino che tiene in vita le sessioni, per dare modo e tempo all’amministrazione di trasmettere, ritirare, modificare, ritrasmettere, rimodificare, le delibere a piacimento. A questo bue fa comodo che ci sia quest’asino che vota tutte le delibere all’ultimo momento e dichiara di farlo per senso di responsabilità. Si fanno comodo a vicenda.
Se davvero i consiglieri avessero il tempo e la volontà di leggere e valutare i provvedimenti, il clima di idillio che regna tra i due organi sarebbe finito da un pezzo. E’ molto comodo per l’Aula dire “ci portate le delibere all’ultimo momento ma le votiamo per senso di responsabilità”. Quel senso di responsabilità li scagiona da qualsiasi analisi politica sui contenuti, che invece è esattamente quello che richiede il ruolo del consigliere comunale. Non è senso di responsabilità votare al fischio finale ed a scatola chiusa. E’ paura di perdere la poltrona. Al bue fa comodo sentir dire puntualmente in Aula: “questa è l’ultima volta”. Non è vero. Non è mai l’ultima volta.
Concordo con i tagli al numero dei consiglieri comunali stabiliti dall’Ars. Si tratta solo di ratificare un dato di fatto che emerge da due anni. Non ho mai visto, tranne nella seduta d’insediamento, i 40 consiglieri tutti insieme. Non ne ho mai visti neanche 30, al massimo raggiungono quota 21 e deve trattarsi o di un ordine del giorno sul nulla e votato in un orario comodo oppure di un provvedimento a rischio bocciatura ragion per cui la maggioranza bulgara trasversale recupera consiglieri dai più disparati angoli della città per richiamarli all’ordine. Non è del tutto detto che i 17 barra 20 barra 21 quando sono presenti lo siano con il corpo e con lo spirito, ma ormai ho capito che la colpa è nostra. Se abbiamo votato consiglieri ai quali sono del tutto indifferenti le sorti di Messina vuol dire che ce li meritiamo. Noi siamo quel che votiamo. Si può essere d’accordo o meno con una delibera, ma essere sistematicamente assenti in Aula è vergognoso, è uno schiaffo alla democrazia. Avere un’Aula che vota tutto senza battere ciglio o che spara a salve dicendo “questa è l’ultima volta” è come spalmare la nutella in una fetta di pane. Eppure, nonostante ciò, periodicamente arrivano le lettere di Signorino e degli assessori al Consiglio, un po’ come le “lettere ai Corinzi o ai Filistei”, nelle quali si trattano i consiglieri come scolaretti disattenti e svogliati. E’ comprensibile che per una giunta formata in gran parte di docenti universitari ci sia la naturale tendenza a pensare di avere di fronte ragazzetti al primo esame. Ma come ha sottolineato Daniela Faranda: il Consiglio non è un jukebox, non basta mettere una monetina per ascoltare la musica che piace. E non si possono mettere dietro la lavagna se ogni tanto, giusto per fare scena, mettono in discussione le tesi del maestro. Certo, questi 21 non sono studenti modello, ma all’appello rispondono sempre, proprio per questo ha fatto bene l’assessore De Cola a smorzare i toni ed invitare ad evitare alla caccia alle streghe. Eh già, perché sparare a zero sui “17barra20barra21” rimasti in trincea, un po’ come nel film “salvate il soldato Ryan” che votano le delibere alle 23.58 a due minuti dal gong o alle 23.50 del 31 dicembre oppure approvano il piano di riequilibrio del Titanic, sarebbe un autogol. Ecco perché sono fatti l’uno per l’altro. Come la granita caffè con panna e la brioche.
Rosaria Brancato