Sabato scorso, al di là dei colori e delle bandiere, il terrore è stato protagonista inevitabile di una giornata di coppa che dall'Inghilterra all'Italia ha coinvolto l'opinione pubblica nazionale e straniera. L'attentato di Londra, infatti, ed il panico generale di Torino hanno macchiato di rosso quella sera che, invece, doveva essere per tutti di divertimento: in territorio anglosassone i coltelli hanno svolto un ruolo purtroppo fondamentale, nello stivale, invece, è stata la paura padrona assoluta della scena.
Piazza San Carlo, a Torino, era infatti diventata una vera e propria curva a cielo aperto durante la finale di champions league tra Juventus e Real Madrid, ma nessuno poteva immaginare ciò che sarebbe accaduto. Intorno alle 22:20, al 70esimo minuto di gioco, l'immensa folla, stimata tra i 20000 ed i 40000 partecipanti all'inizio del match, spaventata si è allontanta dal maxi schermo posto nella zona, fuggendo da un pericolo che si è poi rivelato un falso allarme, registrando centinaia feriti (anche bambini) e persone in stato di shock. Chi parla di un cornicione caduto dal nulla, chi di un petardo esploso e chi, addirittura, di un ragazzo scambiato per attentatore, ma l'unico perno costante è stato lo sgomento.
Un tifoso messinese della vecchia signora, studente del politecnico di Torino, era lì presente durante i fatti. Giovanni Di Mauro, giovane universitario, ha deciso di raccontarci quindi questa serata di terrore attraverso la sua esperienza, "Dopo che il Real aveva segnato il terzo goal l'entusiasmo era un po' scemato, la piazza ha cominciato a svuotarsi rimanendo comunque tempestata da maglie bianconere. Abbiamo vissuto un'emozione indescrivibile, rimanendo letteralmente sbigottiti da ciò che è successo. Abbiamo sentito come se ci fosse una cascata di bottiglie di vetro, proprio un ammasso di vetro che è caduto a terra, come la vetrata di un alto palazzo che arrivava al suolo. A quel punto abbiamo visto letteralmente una mandria spostarsi dal centro della piazza verso l'esterno, cominciare a scappare terrorizzata ed ovviamente noi, pensando anche al preciso periodo storico in cui viviamo, abbiamo creduto subito potesse trattarsi di un attentato terroristico, una bomba o dei colpi di arma da fuoco, addirittura un amico pensava ci fosse un veicolo che stesse travolgendo le persone, dato che erano tantissime quelle a terra. Poco dopo abbiamo visto subito i primi feriti sporchi di sangue e ci siamo ulteriormente spaventati, riuscendo solo ad uscire fuori dalla piazza e vedere persone, senza scarpe, piangere e correre via, e le urla erano assordanti. Orribile una scena del momento, quando un folto gruppo era schiacciato praticamente a pila, uno sopra l'altro, incastrato da una transenna, non riuscendo a muoversi, e le persone dietro in piedi che volevano andare avanti, aumentando il danno cercando di scavalcare. Anche le forze dell'ordine erano completamente stordite, nessuno si aspettava una cosa del genere".
Immediatamente nel post panico generale, Giovanni, insieme agli amici, dopo essere andato a cercare un'amica persa nella folla, ha assistito al dispiegamento di veicoli d'emergenza, giunti sul posto poco dopo, ed il ritorno a casa è stato quasi da film apocalittico, "I suoni delle sirene di auto di carabinieri, polizia, guardia di finanza e ambulanze, dato che i feriti sono stati tantissimi, erano ovunque in città. Le persone se ne fregavano realmente del prossimo, cercavano di mettersi in salvo anche schiacciando chi stava davanti. Camminando verso casa in tantissimi erano anche in stato di shock, tutti chiedevano aiuto a tutti, io stesso ho dato una mano a qualche ferito e le nostre magliette erano sporche di sangue. Per via Roma, una via vicinissima alla piazza, le chiazze di sangue la domenica erano ancora presenti. Siamo stati fortunati nella sfortuna, ma tutti lì eravamo disperati in quel momento, oltre che totalmente impauriti pensando si trattasse realmente di un attentato".
Claudio Panebianco