Dalla crisi idrica di ottobre alla scarsa attenzione del governo nazionale e regionale. Dai progetti a breve termine, alle azioni da mettere in campo per il prossimo triennio. E poi i numeri che raccontano debiti e crediti di quella che fino ad oggi è stata considerata la partecipata più sana, di quell’Amam che nelle intenzioni dell’amministrazione, ad oggi solo intenzioni e nient’altro, dovrebbe trasformarsi nella Multiservizi che gestirà servizio idrico e rifiuti. Il presidente della società Leonardo Termini ha approfittato della seduta di consiglio dedicata al contratto di servizio per fare una panoramica a 360 gradi della partecipata di viale Giostra. Finita sotto i riflettori nazionali per la crisi idrica, l’Amam raccontata dal suo presidente è oggi una società che sta lavorando sodo su più fronti.
«La crisi idrica ci ha visto vittime, così come tutti i cittadini messinesi. Continuo a ritenere che il problema deve rimanere una priorità dell’Assessorato regionale al territorio, visto che si tratta di dissesto idrogeologico di un territorio molto ampio» ha esordito Termini che ha anche annunciato un incontro fissato per la prossima settimana: «Lunedì sarà convocato in Amam un tavolo con Assessorato, Protezione civile, Comuni di Calatabiano e Forza d’Agrò per monitorare il territorio. Abbiamo una condotta dell’Alcantara ancora oggi interrotta. I 2 milioni del governo nazionale e il milione della Regione non sono stati erogati per la nostra città ma per il territorio di Calatabiano e per i problemi che nascevano a monte della crisi idrica, dimenticando i messinesi che per 20 giorni sono stati con i secchi e i bidoni. Oggi ci ritroviamo con i famosi tre tubi, anzi adesso quattro, che dovevano essere collocati per tre mesi con una sorveglianza h24 sul territorio a spese di Amam. I tre mesi però sono passati e siamo bloccati perché mancano i fondi. Ma se domani c’è un nuovo smottamento verso chi recrimineremo?».
Termini però spiega che la società sta tenendo altissima l’attenzione sull’intera rete che serve la città: «E’ da cinque anni che l’Alcantara non serve la nostra città e se ci fosse stata non avremmo avuto quella crisi idrica. Per questo è stato istituito un tavolo tecnico che coinvolge tutte le reti idriche, compresa la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento. Si tratta di una progettualità che sarà presto presentata alla città in ottica di una funzionalizzazione dei servizi. Attività già avviata e che si pone come obiettivo principale quello di portare alla luce l’utilizzo improprio dell’acqua, visto che ci risulta che il 20% di allacci e utenze non sono censite nella fatturazione Amam».
Capitolo crediti-debiti: «I crediti ammontano a circa 80 milioni di euro e nascono da una non puntuale attenzione nella riscossione. Tra i grandi morosi ci sono una serie di utenze istituzionali, basta citare il caso Iacp che deve all’Amam 10 milioni di euro. Sono debiti che non nascono oggi, nè un anno fa. E’ evidente che Iacp non ha mai pagato l’Amam e non ha neanche tenuto fede agli impegni che erano stati presi in Prefettura. Abbiamo iniziato a ridurre la fornitura alla sede dell’Istituto autonomo case popolari e avviato l’attività di recupero crediti, oggi dovremmo cessare la fornitura idrica a circa 5 mila persone, ma stiamo tentando di scongiurare questa drastica ipotesi. Ridurre l’acqua è impopolare ma cosa possiamo fare? O il Comune dà un contributo o si attuano procedure come il recupero crediti, atti legali o la riduzione della fornitura. Amam ha anche sottoscritto piano di rientro con condomini o grandi utenti morosi ma mai rispettati dunque i crediti sono lievitati.». Non va meglio con i debiti perché a sua volta l’Amam ha accumulato cifre a sei zeri soprattutto nei confronti di società che erogano servizi: «Amam ha dei debiti correnti che ammontano a 2,5 milioni e poi ci sono le somme più consistenti che deve pagare a Eni, Enel ed Eas. Anche questi non nascono certo ieri, risalgono ad almeno un quinquennio, ma hanno creato dei disservizi in alcune zone della città. Il nuovo Cda si è immediatamente attivato verso Enel ed Eni per ripianare queste posizioni con piani di rientro sostenibili. Sono debiti cospicui, si tratta di 15 milioni con Enel, 16 milioni con Eni e 8 milioni con Eas. L’Amam però non è insolvente perché c’è da incassare le somme per servizi regolarmente erogati e attivare procedure che qualunque azienda userebbe per ottenere quelle somme. Oggi Amam ha un incasso medio di circa 80 mila euro al giorno in modo tale da poter soddisfare questi tre creditori importanti».
Termini annuncia novità anche sulla carta dei servizi e sull’aggiornamento del sito Amam: «La prossima settimana presenteremo alla città tutta l’attività che svolgeremo nel prossimo triennio». Francesca Stornante