In un periodo in cui mediamente sono in linea 19 autobus e 6 tram al giorno, anche solo a leggere la proposta scappa un sorriso. Sorriso amaro che non andrebbe via neppure se in città il servizio di trasporto pubblico fosse perfetto, poiché 2 euro e 50 centesimi per una corsa semplice, su un autobus o su un tram, non si pagano in nessuna parte d’Italia.
Ma è quanto è scritto alle pagine 18 e 19 del documento predisposto dagli esperti del commissario Croce. Si legge: “Dovrà essere approntato un nuovo piano tariffario che incentivi l’uso del mezzo pubblico, alternativo al mezzo privato. E ciò per realizzare un significativo decongestionamento del traffico cittadino, un ambiente meno inquinato dai rumori e dai gas di scarico. Pertanto il prezzo del biglietto di corsa semplice dovrà essere elevato fino a 2 euro e 50, mentre dovranno essere notevolmente agevolati gli utenti abituali ovvero coloro che con l’abbonamento per due o tre linee utilizzano il tram ed i bus per scelta e non già occasionalmente”.
Sempre premesso che un servizio pubblico esista, cosa che al momento accade a livelli davvero minimali, l’idea di fondo contenuta nel piano, quella di incentivare l’uso del mezzo pubblico per decongestionare il traffico in città, è corretta. Così come è corretto agevolare gli abbonati e invogliare la cittadinanza a servirsi continuativamente di bus e tram. Non può essere corretto, però, il modo di attuazione. La proposta di aumento del costo di una corsa semplice a 2 euro e 50 centesimi appare quantomeno grottesca.
Nella relazione si specifica che la proposta vale “ovviamente a condizione che l’azienda sia in grado di offrire un adeguato servizio ovvero che il tempo di attesa alle fermate per i bus che circolano nel centro urbano e che potranno essere utilizzati anche quali bus navetta per il collegamento con la periferia ed i villaggi non sia superiore a 8 minuti. Mentre il tempo di attesa alla fermata del tram non dovrà superare i 5 minuti”.
Non si parla del presente, dunque, e forse neanche del futuro, visto che attese simili alle fermate, al momento, sembrano un’utopia.
“Il piano tariffario – si legge ancora – potrà consentire di conseguire almeno un duplice obiettivo, la fidelizzazione che gli utenti e la possibilità di determinare con maggiore attendibilità l’esigenza di mobilità degli utenti stessi e quindi per l’azienda la possibilità di adeguare i servizi alla domanda effettiva”.
Non si fa cenno, però, alla conseguenza più importante: la rabbia dei cittadini non disposti a pagare le malefatte di tutte le amministrazioni politiche che negli anni non hanno saputo gestire correttamente le finanze di palazzo Zanca.
(Marco Ipsale)