“Il dissesto va guidato,non subìto, si devono studiare le origini, le falle e capire come intervenire. Noi in 2 anni ne siamo usciti, abbiamo chiuso due bilanci stabilmente riequilibrati con avanzo d’amministrazione, stiamo pagando tutti i creditori e dal 26 marzo abbassiamo le tasse che erano state aumentate dopo il dissesto e non abbiamo avuto alcuna penalizzazione sul fronte precari”. Pippo Midili, assessore al bilancio di quella giunta che ha combattuto per due anni con il Consiglio comunale su “dissesto sì o no” non ha dubbi, la situazione deficitaria di un Comune deve essere governata e non subita. Certo, Milazzo è un Comune di gran lunga più piccolo e con minori problematiche rispetto a Messina, ma è importante comprendere le dinamiche e le valutazioni che hanno portato alla scelta di scartare l’ipotesi del Piano di riequilibrio o di una battaglia “all’ultima spiaggia” per scongiurare quel default che è visto come lo spettro e la fine di ogni speranza.
“Ho accompagnato io il dissesto a Milazzo- spiega Midili- intanto perché è una disposizione normativa e va applicata e poi perché abbiamo fatto una serie di valutazioni sia politiche che economiche. Faccio un esempio. A Milazzo ci sono 32 mila cittadini ai quali garantire servizi e comunque da non penalizzare, e c’erano 5 mila creditori a vario titolo ai quali dare risposte. Come amministratori ci siamo chiesti, studiando attentamente le carte: chi dobbiamo salvaguardare prioritariamente? Dobbiamo far soffrire di più 32 mila cittadini o 5 mila creditori? E che tipo di creditori sono?Si tratta di fornitori e imprese del territorio o no?Si tratta di somme che se saldate verranno reimmesse immediatamente nel territorio oppure no? C’era poi un altro fattore da tenere in considerazione: un buco da 60 milioni di euro da colmare produceva ogni anno interessi per almeno 4 milioni di euro. Questi interessi ricadono sempre sui 32 mila cittadini, che oltre al danno causato dalla situazione deficitaria finiscono con l’essere penalizzati anche da queste cifre. Con il dissesto gli interessi vengono bloccati. E nel corso dei 5 anni sono somme risparmiate. Blocco interessi e spese legali. Ma c’è di più, perché quegli stessi creditori che all’inizio ho fatto, per così dire, “soffrire” adesso,con il dissesto,stanno ricevendo il saldo in 60 giorni del 60% delle somme dovute. A differenza che col Piano di riequilibrio non ricevono rate spalmate nei 10 anni e che dipendono dalla sorte del Piano o del Fondo di rotazione,ma siamo riusciti a saldare in un’unica soluzione il 60% del debito e quelle somme rientrano subito in circolo”.
Grazie ad un finanziamento di 17 milioni e 800 milioni di euro, da parte del Ministero e destinato al risanamento dei conti, i fornitori e i creditori hanno avuto un taglio del 40% riuscendo ad incassare il 60% perché l’amministrazione milazzese ha scelto la procedura semplificata che ha accelerato i tempi.
“Abbiamo chiuso due bilanci stabilmente riequilibrati come impone la norma- continua l’esponente della giunta Pino- Il bilancio 2012 è stato chiuso con un avanzo di 3 milioni e 300 mila euro, che abbiamo destinato ad investimenti senza dover ricorrere ad altri prestiti, e il bilancio 2013 con un avanzo di 4 milioni. Nel 2014 abbiamo un attivo di cassa di un milione e mezzo”.
Dall’11 gennaio 2013, data di dichiarazione del dissesto è stata una sfida da vincere per uscire dal tunnel cercando di creare, per quanto possibile, i minori disagi ai cittadini. Nel caso delle imposte più odiate, Tari e Tasi l’amministrazione ha puntato su quell’invito che Corte dei Conti e normativa pongono tra le priorità: la caccia all’evasione fiscale. Più contribuenti scovi tra le pieghe delle “distrazioni” meno pesa il monte complessivo della tassa. Ed infatti con questa “caccia alle sacche di evasione” sono stati rintracciati 2.500 evasori che sono stati iscritti all’anagrafe tributaria consentendo una boccata d’ossigeno agli altri contribuenti ed evitando le massime aliquote.
“Dal 26 marzo, cioè dalla prossima settimana saremo in grado di abbassare Imu e Cosap che eravamo stati costretti ad aumentare durante il dissesto. Quanto a Tari e Tasi la prima cosa che ci siamo chiesti è: pagano tutti? E abbiamo cercato la soluzione là dove la suggeriva lo stesso legislatore. Oggi a Milazzo una famiglia di 3 persone con un’abitazione di 100 metri quadrati paga circa 202 euro l’anno per lo smaltimento dei rifiuti. Non abbiamo toccato i servizi sociali. Abbiamo garantito l’assistenza domiciliare agli anziani,aumentato il numero dei minori all’attenzione dei servizi, tutto questo senza toccare i diritti dei lavoratori e la qualità del servizio. In ultimo la vicenda precari. Nessun licenziamento. La Regione ha coperto il 100% delle risorse”.
La guerra la giunta l’ha avuta con il Consiglio comunale che si rifiutò di votare il dissesto, fatto questo che ha portato il prefetto, in base alla legge, a sciogliere il consiglio e a provvedere alla nomina di un commissario perché approvasse la delibera approntata dall’amministrazione. E’ infatti questo,a differenza di quel che si crede, l’unico caso in cui i consiglieri tornano a casa: se non votano il dissesto. La storia però non è finita e i successivi mesi sono stati scanditi da ricorsi al Tar e al Cga con un’altalena che ha visto il Consiglio tornare in carica e poi ricadere. Ma questa è un’altra storia le cui ferite continuano a bruciare nella campagna elettorale per le amministrative di maggio. Quanto all’assessore Midili non è pentito della scelta fatta quel gennaio di due anni fa perché i fatti gli hanno dato ragione e anche prima del tempo. “Ho studiato le carte e ho fatto una serie di valutazioni. Non volevo subire il dissesto ma riuscire a capirne le origini e quindi capire come risanare i conti. E’questa in fondo la filosofia della norma, che non è punitiva”. Nel frattempo la Corte dei conti ha avviato l’iter per l’accertamento delle eventuali responsabilità amministrative per quanti erano in carica negli anni precedenti ed anche la giunta ha portato in procura a Barcellona diversi faldoni. L’assessore non entra nel merito del percorso scelto a Messina perché si tratta di valutazioni politiche “certo un dato sul quale riflettere c’è. Sono trascorsi già due anni dall’insediamento della giunta Accorinti e intanto con le fasi previste per il Piano di riequilibrio resta un dubbio, c’è un debito che si potrebbe chiudere subito e che invece così facendo si sta semplicemente ed automaticamente trasferendo alle future generazioni, quelle dei nostri figli”.
Quanto poi all’ammontare effettivo del Fondo di rotazione per ottenere liquidità e pagare i creditori, le aspettative potrebbero essere deluse. C’è una torta da dividere in molte fette ed alla fine la fetta potrebbe essere molto più sottile di quei 300 euro ad abitanti prevista come cifra massima. In quel caso sarà davvero difficile riuscire a pagare tutti, sia pure in rate di 10 anni.
Rosaria Brancato