In tutti questi giorni, finito anche lui nel calderone degli attacchi sulla vicenda Stadio San Filippo, non ha parlato, non ha rispedito al mittente nessuna accusa, perché è nel suo stile lasciare che siano i fatti a parlare per lui e non alzare mai i toni.
Eppure, con Lello Manfredi, imprenditore nel mondo degli eventi e dello spettacolo, ex presidente di quel Messina salvato per i capelli dallo sprofondare nel nulla, il patron dell’Acr Pietro Lo Monaco non è stato affatto tenero, chiamandolo in causa in una contesa nella quale la Sud Dimensione servizi non c’entra direttamente.
Lo Monaco, irritato dalla decisione della giunta di concedere alla società catanese Musica da bere il San Filippo per i concerti di Vasco Rossi e Jovanotti, ha tirato in ballo Manfredi (che si occuperà dell’organizzazione degli eventi a Messina) accusandolo di avergli venduto una società piena di debiti e di aver lasciato uno stadio in condizioni pietose.
Lello Manfredi, interpellato, non alza i toni, non approfitta neanche del fatto che i rapporti tra sindaco e società siano ai minimi storici e, mantenendo il suo stile ribadisce: “Non amo parlare del lavoro degli altri. Posso parlare del mio. E non mi piace mai parlare di chi non è presente, e non posso guardare negli occhi”.
A dire il vero, quel concerto di Vasco Rossi, nell’estate 2011, che peraltro all’epoca sembrava dover essere l’ultimo del cantante, poi saltato per il crollo , il 6 maggio, di un pezzo di muro montato al contrario (come solo a Messina poteva accadere) lo aveva organizzato sempre la stessa società catanese, affidando a Manfredi la gestione in loco, e le conseguenze, anche economiche, ci furono. Dopo una serie di tentativi di spostarlo in altra sede, come Catania, la vicenda fu “congelata” nella speranza che prima o poi quel muro di contenimento rotto sarebbe stato sistemato.
Nel frattempo il Messina è passato in mano da Manfredi ai Lo Monaco, che con due stagioni di successi hanno riportato la squadra nel mondo del calcio professionistico.
“Di queste polemiche non parlo- spiega Manfredi- ma da tifoso del Messina quale sono sempre stato mi piacerebbe aprire il giornale e leggere che la società ha acquistato nuovi giocatori, che ha individuato la località per il ritiro e sta preparandosi a partire. Da tifoso io vorrei leggere queste notizie sul Messina. Invece non c’è nulla di tutto ciò. Nessuna notizia sul ritiro, né su acquisti. Ci sono solo quattro calciatori”.
Il Lo Monaco che al termine di due giorni di scontri con la giunta sbatte la porta e dice vado via, il Lo Monaco che contesta l’organizzazione di due concerti nell’estate 2015 (quindi tra un anno), fino ad ora, sottolinea Manfredi, non ha annunciato quel che vuole fare, sul piano sportivo, per questa stagione. Anzi, lo si è capito benissimo cosa vuole fare, proprio in queste ore di braccio di ferro con l’amministrazione.
“Manfredi ci ha lasciato uno stadio abbandonato- ha dichiarato nei giorni scorsi Lo Monaco- abbiamo speso 120 mila euro e ancora paghiamo debiti. Il signor Manfredi ha salvato il Messina? Non ci risulta”.
Anche su questo Lello Manfredi non vuole replicare, ma ci tiene a sottolineare un dettaglio che Lo Monaco ha tralasciato: “Noi la società non l’abbiamo venduta a Lo Monaco, l’abbiamo regalata. Io ed i miei soci di allora l’abbiamo data a zero euro con l’impegno che i Lo Monaco si sarebbero accollati tutti i debiti. E loro conoscevano benissimo l’entità dei debiti e la situazione economica reale dal momento che un pool di legali e tecnici ha esaminato per 7 giorni le carte, neanche se avessero dovuto comprare il Real Madrid. Quindi non può stupirsi per una realtà che conosceva benissimo sin dal primo giorno”.
Quanto al fatto se Manfredi abbia o meno salvato il Messina, è bene che Lo Monaco ricordi che se il 14 agosto del 2011, quando nessuno ha alzato un dito per salvare la società dalla cancellazione, Manfredi non avesse messo insieme un gruppo di persone, tra tifosi, imprenditori, appassionati di calcio, per fare una “colletta” ed iscrivere in corner la squadra al campionato, a quest’ora Lo Monaco non avrebbe potuto acquistare un bel nulla né vantarsi di aver riportato la squadra nel calcio che conta. In fondo, anche questa è storia. Se l’Acr Messina oggi cammina sulle sue gambe è anche perché qualcuno, tre anni fa, lo ha fatto gattonare.
Rosaria Brancato