Il Parlamento nazionale torna a puntare i fari sul Comune di Messina. La parlamentare del PD (area LabDem) Michela Rostan ha scritto una nuova interrogazione sulla situazione economico-finanziaria di Palazzo Zanca e sulla mancata approvazione della rimodulazione dei Piano di Riequilibrio.
Il documento è arrivato sulla scrivania del ministro degli Interni Angelino Alfano. Al titolare del Viminale la Rostan chiede se “sia a conoscenza delle ragioni per le quali la commissione Ministeriale non abbia ad oggi, nonostante siano abbondantemente decorsi i termini di legge e non siano state rispettate le prescrizioni dalla stessa commissione impartite al comune di Messina, ancora espresso il parere di competenza sul Piano di Riequilibrio, di fatto favorendo il permanere di una situazione di incertezza potenzialmente foriera di gravi danni oltre che per il comune di Messina anche per lo Stato italiano nei suoi rapporti con le istituzioni comunitarie”.
Entrando nel merito della procedura di riequilibrio, la parlamentare del Pd spiega non sono state rispettate le prescrizioni della commissione in merito alla stipula degli atti di transazione con i creditori di Palazzo Zanca e scrive inoltre che quantificazione dei crediti che sono stati riportati nel piano di riequilibrio è avvenuta senza la contabilizzazione degli interessi sugli stessi maturati .
«Non risulta– si legge ancora nel documento – che il comune di Messina, in aperta violazione degli articoli 191 e 193 del Tuel, abbia mai proceduto al riallineamento dei propri crediti, facendo così in modo che le passività esistenti, debiti fuori bilancio e passività pregresse, rimanessero occultate, perplessità questa manifestata dalla stessa sezione regionale della Corte dei Conti nella nota al conto consuntivo 2014».
Rostan elenca, inoltre, i tanti i richiami delle Corte dei Conti ed evidenzia che ad oggi il Comune di Messina è privo del bilancio di previsione 2015
Per la parlamentare nazionale, l'attuale situazione di incertezza fa sì che si continui a produrre, oltre a grave danno erariale, per il mero maturare degli interessi sui crediti vantati da terzi, anche la concreta possibilità di sanzioni in sede comunitaria .