La mozione di sfiducia è tornata ad essere l’argomento principe della cronaca politica cittadina. Tutti ne parlano, ma sono pochi quelli che vogliono davvero passare dalle chiacchiere ai fatti, almeno in questo preciso momento storico . I ragionamenti che si fanno “dietro le quinte” dei partiti, però, non hanno nulla a che vedere con il bene e l’interesse della città.
La maggioranza dei consiglieri comunali e soprattutto i loro leader – che tengono in mano le redini del gioco – stanno, infatti, cercando di capire come muoversi per curare il proprio orticello, dove a tempo debito buttare il seme e far crescere il frutto, che in termini spiccioli possiamo tradurre in rielezione per chi vuole continuare ad occupare poltrone a Palazzo Zanca e conquista di fette di potere, con ruolo da protagonisti nel prossimo governo della città.
In questa fase in cui la parola sfiducia è tornata prepotentemente alla ribalta – grazie o per colpa della conferenza stampa del partito democratico, che ha lanciato una pietra nello stagno agitando le acque chete (vedi qui) – immaginiamo i leader locali dei partiti davanti ad una scacchiera a studiare le mosse giuste per attaccare l’avversario senza dargli la possibilità di sfuggire, con l’unico obiettivo di fare scacco matto alle prossime elezioni amministrative e portare alla propria causa più voti possibili . Ed anche se il governo della città non è esattamente un gioco da tavolo, la strategia è l’arma che accomuna i giocatori di scacchi ai politici locali, oggi più che mai in cerca di garanzie, nuovi posizionamenti e cavalli vincenti da buttare nella mischia elettorale.
L’amministrazione Accorinti difficilmente arriverà al quinto anno di vita, perché tutti sono d’accordo che bisogna staccare la spina prima della fine del mandato elettorale, la cui scadenza naturale è a giugno 2018. E’ sui tempi, però, che i vari i leader dei vari partiti hanno posizioni differenti.
CHI VUOLE LA SFIDUCIA SUBITO
A voler subito mettere fine all’esperienza amministrativa del sindaco Accorinti e della sua giunta è il Pd o meglio una parte del Pd. Dopo la conferenza stampa della scorsa settimana con protagonisti i consiglieri comunali Antonella Russo e Claudio Cardile, oltre all’ex candidato sindaco del centro-sinistra Felice Calabrò , i malumori all’interno del partito non hanno tardato a farsi sentire e c’è chi non ha gradito l’accelerazione sulla sfiducia, che tuttavia è “sponsorizzata” da Renzi e da tutti vertici nazionali del pd: il premier, che è anche segretario nazionale del partito democratico, punta infatti a conquistare Messina. E dopo il vuoto lasciato (in termini di voti) da Genovese, al pd locale non resta che sperare nell’ “effetto Renzi”, l’unico in grado da aggregare le tante, e spesso tra loro confliggenti, anime piddine.
Vuole subito la sfiducia anche il leader di Sicilia Futura Beppe Picciolo. E la vuole per due motivi: primo perché pensa, che in virtù del suo rapporto privilegiato con il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, possa giocare un ruolo decisivo nella scelta del commissario che dovrebbe traghettare il Comune sino alle prossime elezioni amministrative. Negli ambienti politici circola già il nome di Gaetano Sciacca, ex ingegnere capo del Genio Civile ed attuale dirigente dell’Ufficio Provinciale del lavoro. In secondo luogo, la vuole perché- con l’uscita di Genovese dal partito democratico – Picciolo mira ad assumere lui il ruolo di leader del centro-sinistra e a scegliere il prossimo candidato sindaco. Il leader di Sicilia democratica è conscio del fatto che prima si va ad elezioni meno tempo hanno gli altri, alleati ed avversari, per organizzarsi e imporre le proprie scelte.
CHI NON VUOLE LA SFIDUCIA ADESSO
Non vuole la sfiducia adesso Francantonio Genovese e non perché la sua vicenda giudiziaria abbia provocato in lui complessi di inferiorità elettorale, ma perché in questo momento non vuole mettere la città in mano ad un commissario che verrebbe scelto dalla Regione e, quindi, da uno dei suoi peggiori nemici politici, vale a dire Crocetta. Dopo il ritorno in casa azzurra di Gianfranco Micciché e l’avvento di Genovese , inoltre, Forza Italia vive una fase di ricostruzione e riorganizzazione interna e nessuno ha fretta di cimentarsi subito in una competizione elettorale importante come sarebbe quella delle amministrative nella terza città della Sicilia. Per il momento, il partito azzurro pensa soprattutto a trovare gli alleati giusti per costruire una solida e vincente coalizione da schierare in campo, tanto alle prossime amministrative quanto alle prossime regionali. Nel 2017 scade il mandato di Crocetta e sono già iniziate le grandi manovre, visto che anche in questo caso non è affatto esclusa una fine anticipata della legislatura.
Non vuole adesso la sfiducia Gianpiero D’Alia, che ha chiesto tempo, ufficialmente perché non ha gradito la fuga in avanti del partito democratico ma in realtà perché deve ancora sancire sposalizi politici e definire progetti futuri, che non riguarderanno solo il suo partito ma anche la sua persona. Il leader centrista, infatti, non ha ancora deciso se l’Udc, in Sicilia e a Messina, correrà con il centro-sinistra o il centro-destra e sta ponderando ogni mossa, per capire come raggiungere il massimo risultato elettorale e giocarsi posizionamenti anche personali. D’Alia, dopo essere stato Ministro della Pubblica Amministrazione, non disdegnerebbe affatto di scendere in campo per la poltrona di Presidente della Regione, ma solo a condizione che la sua candidatura venisse supportata da un’alleanza vincente. In tal caso, sarebbe disposto a “sacrificare”, ma non certo a scaricare, anche Giovanni Ardizzone, da mesi indicato come papabile candidato sindaco della Città Metropolitana. Per l’attuale presidente dell’Assemblea regionale si potrebbero aprire le porte di istituzioni prestigiose ma non prettamente politiche.
All’Udc andrebbe affiancato anche il Nuovo Centro Destra, con cui forma Area Popolare. Tuttavia , in questi giorni è emersa una doppia linea di pensiero all’interno della formazione che in città ha come leader Nino Germanà e Vincenzo Garofalo. Il primo, infatti, si è pubblicamente esposto a favore della sfiducia, sposando la linea del partito di Picciolo e del Pd; Garofalo, invece, con il suo silenzio sembra propendere per le posizioni attendiste di D’Alia.
Non vuole la sfiducia la giunta Accorinti. La chiamata alle armi da parte dell’assessore Ialacqua è la chiara e palese dimostrazione che l’attuale amministrazione vuole andare avanti sino alla fine. Stando alle dichiarazioni di Ialacqua per raccogliere i frutti dei semi piantati in questi 32 mesi; stando ai commenti dei più critici osservatori delle dinamiche di palazzo Zanca solo per un evidente attaccamento alla poltrona, cioè per quel morbo di attack che avrebbe contagiato non solo quellicheceranoprima ma anche quellichecisonoora.
COSA VUOLE LA CITTA’
La città vuole decisioni e non più solo annunci che puntualmente cadono nel vuoto. La città vuole soluzioni e non più rimpallo di responsabilità. La città vuole una politica che si occupi del bene della polis e non pensi esclusivamente a tutelare l’interesse di questo o quel personaggio politico, di questo o quel partito. La città vuole riprendersi la sua dignità. Persa in quarant’anni di mala politica.
Danila La Torre