Non si è ancora conclusa la resa dei conti all’interno del Mpa tra la base e l’ala ormai scissa dei “lomontiani”. Il pretesto dello scontro frontale sull’Ente Fiera, sfruttato da entrambe le parti, non ha fatto altro che accelerare un processo che prima o poi si sarebbe concretizzato. Tutti ne erano coscienti. Così i primi due a “pagare” sono stati i consiglieri provinciali Roberto Gulotta e Nino Previti: autosospesisi volontariamente dal partito con il vincolo dell’esclusione dell’assessore Marco Venturi dalla giunta regionale, sono stati per questo cacciati dal Movimento per decisione dalla direzione palermitana con l’accusa di “ricattatori”. Praticamente immediata la scelta successiva: l’addio al Mpa del presidente del consiglio comunale di Messina, Pippo Previti.
«Se porre il problema di “sopravvivenza” di alcuni lavoratori trattati in maniera diversa dai colleghi dell’Ente Fiera di Palermo è definito “ricattismo” come alibi per espellere i consiglieri provinciali, vuol dire che si tenta di mettere a tacere anche voci di dissenso che non accettano supinamente di essere sopraffatti da una politica regionale che usa due pesi e due misure – ha scritto Previti -. Ciò posto e in considerazione che la tessera dell’Mpa non è stata rinnovata, né dai consiglieri provinciali autosospesi (espulsi quindi dal nulla), né dallo scrivente, si manifesta ferma e convinta solidarietà agli stessi e ai lavoratori della Fiera di Messina, e nel contempo si comunica la fuoriuscita dal gruppo Mpa ed il passaggio al gruppo misto».
La risposta del partito è stata affidata dapprima al commissario provinciale, Antonio Andò: «Pippo Previti mi ha sollecitato la sua espulsione dichiarandosi “da tempo fuori dal Movimento”. Accolgo l’invito, coerentemente alla linea di allontanare dal Mpa tutti “i parenti e affini” (nel caso, non solo in senso politico) che cercano nuovi lidi, inaugurata con l’espulsione dei consiglieri Gulotta e Nino Previti. Ricordo a tutti coloro che si trovano nella stessa condizione che la porta del Mpa è per loro aperta, ma solo in uscita». Al quale si è aggiunta poi la direzione regionale, che ha parlato di un Previti troppo vicino alle posizioni sindaco Giuseppe Buzzanca. La risposta del presidente del consiglio comunale non si è lasciata attendere: «Come tutti i messinesi sanno gli interessi del territorio e della città non sono mai stati nei pensieri della direzione regionale del Mpa. Spero che facendo uno sforzo di buona politica riescano a capire che qualsiasi atto giusto può essere votato favorevolmente anche da coloro che politicamente sono contro e non solo per una mera presa di posizione, in quanto avversari. Nel loro modo di pensare gli ordini sono espressione del “regime” da loro stessi creato e subito. Per quanto mi riguarda li prendo solo dal Padreterno e la mia fedeltà è ai valori del Vangelo. A Messina, per causa vostra, ma per fortuna nostra, siamo stati esclusi dalle rispettive giunte, mentre a Catania, guarda un pò, il Mpa governa con il PdL. I soliti due pesi e due misure».
Gulotta e i Previti, seguendo ancora il deputato Carmelo Lo Monte, starebbero valutando un passaggio nel costituendo Partito dei cattolici. Della “squadra” due soggetti restano ancora in bilico tra l’addio e la riconferma. Il primo è Fortunato Romano, che insieme al siracusano Giuseppe Gennuso, sarebbe pronto a lasciare il gruppo all’Ars di fatto sfaldandolo. La direzione regionale anche in questo caso non ha ritardato ad intervenire, piuttosto a gamba tesa: «Alla vigilia delle prossime fondamentali scadenze politiche e elettorali – si legge – non sono tollerabili né ambiguità né furbizie. Eletti, dirigenti e esterni, dovranno aderire o confermare la loro adesione. Il diritto alla chiarezza è garantito anche all’onorevole Fortunato Romano, che se non prenderà una posizione definita, sarà ritenuto escluso dal movimento e dal gruppo parlamentare». L’ultimatum scadeva ieri, ma al momento non è stata comunicata una decisione ufficiale. E’ chiaro che la situazione dovrà risolversi prima del prossimo 24 giugno, quando l’Mpa si riunirà a Palermo per l’assemblea congressuale regionale.
In attesa di definizione anche la posizione del capogruppo a palazzo dei Leoni, Roberto Cerreti, che aveva inizialmente assunto la stessa posizione di Gulotta e Nino Previti correggendo però successivamente il tiro e i toni del messaggio pro Fiera e anti Venturi (in realtà a nome dei tre, seppur ad unica firma). Cerreti, pur difendendo gli ex colleghi di partito, non ha ancora abbandonato il Mpa. A quanto pare in ballo ci sarebbe una candidatura alla prossime regionali. L’unico passaggio chiarito riguarda invece la costituzione del gruppo autonomista alla Provincia: secondo la segreteria provinciale Mpa formato dallo stesso Cerreti, da Rosy Danzino, da Tonino Calabrò e da Simone Magistri, per l’ufficio stampa di palazzo dei Leoni da Cerreti, Danzino e Magistri (T. Calabrò in effetti dovrebbe rimanere in “Democratici Autonomisti”), mentre proprio Cerreti precisa: «Alcuna comunicazione ufficiale è mai stata resa né in consiglio provinciale né tantomeno al sottoscritto che, ancora capogruppo consiliare del Mpa, è l’unico soggetto istituzionalmente previsto da statuto provinciale e regolamento, a poter accettare eventuali nuove adesioni o dimissioni dal gruppo politico provinciale». Si finirà al muro contro muro?
Infine, tornando alla chiave della rottura impersonificata (forse maldestramente) nella figura dell’assessore Venturi, un’altra porta in faccia (in questo caso evidentemente non legata al partito) potrebbe arrivare da Fabio D’Amore. La sua nuova nomina come commissario dell’Ente Fiera, fino al prossimo 20 luglio, è suonata ai più come molto strana nei tempi e nei modi. Oggi dovrebbe esserci un confronto a Palermo a seguito del quale D’Amore, dopo aver chiesto certezze sugli stipendi dei lavoratori e sulla prosecuzione dell’attività fieristica, scioglierà il nodo. (E. Rig.)