"Sulla rotta della decima musa". Maps to the stars

“Sulla rotta della decima musa”. Maps to the stars

Tosi Siragusa

“Sulla rotta della decima musa”. Maps to the stars

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sabato 31 Maggio 2014 - 08:39

Attraverso una sorta di lente di ingrandimento e di toni altamente grotteschi, questo lungometraggio corale, tratto da una sceneggiatura molto forte di Bruce Wagner, attraversa la storia, i personaggi e le vite loro e conduce a colpi di scena resi con graffiante ironia

Pellicola con molti punti di forza, questa di David Cronenberg … un’altra storia di rovinosi abissi mentali ed ingannevoli strategie psicologiche, che si muove lungo le direttrici di marcia già prefissate in “Cosmopolis”.

È anche qui di scena un microcosmo, quello hollywoodiano, una monade (quasi), composta da attori falliti e piccole star emergenti, vittime in ogni caso di uno star system … che non perdona.

Attraverso una sorta di lente di ingrandimento e di toni altamente grotteschi, questo lungometraggio corale, tratto da una sceneggiatura molto forte di Bruce Wagner, attraversa la storia, i personaggi e le vite loro e conduce a colpi di scena resi con graffiante ironia.

Il tutto è però condotto senza grande unità di insieme ed i singoli caratteri – che si vogliano rappresentare – risultano un po’ impoveriti da una visione globale non riuscita appieno. All’interno di paesaggi di una Los Angeles arida (ai limiti del tollerabile) sembra di trovarsi in un film di Altman, ma condito da un distacco e da una apatia (voluti), che al fine prendono anche noi spettatori. Il lungometraggio ruota attorno alle storie di Benjamin, piccola star nevrotica di una serie di film comici, del padre psicologo, dai metodi irrituali ed ai confini dell’esoterico, e della madre, consenziente a questo sistema.

Paziente dello psicologo è un’attrice fallita – figlia di una stella del cinema deceduta – che insegue la fantasia di poter interpretare il ruolo e la vita materna sul grande schermo; altra figura clou è quella di una inquietante ragazza, che sembra apparsa dal nulla (in realtà vi è un profondo legame con i protagonisti) per fare da assistente all’attrice e che s’innamora di un autista con velleità di attore. Tutto il film è permeato da deliri e deviazioni mentali, da una percezione distorta del mondo, attraverso falsate interpretazioni della realtà, visioni (alquanto strane) di persone tornate dal mondo dei morti, scandalosi svelamenti e violenze … ma tutto appare alquanto innocuo e poco coinvolgente.

Le prove attoriali di Julian Moore, vincitrice a Cannes quale migliore attrice, e di Mia Wasikowska (perfetta nella resa dell’ambiguità del personaggio) sono eccellenti… John Cusak appare, invece, invecchiato e stanco e Robert Pattinson un po’ troppo sopra le righe. Certo … siamo lontani da “Spider”, da “A dangerous method” e soprattutto da “Inseparabili”, non essendo riuscito, Cronenberg, in questa pellicola a operare una unificante stimolazione visiva, né a esprimere qualcosa di nuovo e di personale sul cinema.

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