17 anni di abbandono. L’ospedale Regina Margherita chiuse nel 1999 e, da allora, si è lasciato che il degrado prendesse il sopravvento. L’idea di riaprirlo come ospedale naufragò ben presto, poi prese largo l’ipotesi di riconvertirlo in una struttura riabilitativa da 182 posti, punto di riferimento per il sud Italia, tanto che nel 2003 l’Asp 5 emanò un avviso di evidenza pubblica, per un importo di 47 milioni, e fu scelta la proposta dell’azienda Tecnis, in associazione temporanea con Sigenco, Hospital Management e Ali. Nel 2006 scattò un contenzioso con la Regione per il project financing poi anche quest’ipotesi fallì ufficialmente col decreto numero 28 del 25 maggio 2010. I motivi non sono chiari, quel che è chiaro è lo stato vergognoso in cui versa il plesso.
Perso l’obiettivo primario di usare la struttura a fini sanitari, sono tornate fuori le ipotesi più disparate, dalla vendita alla destinazione alle forze dell’ordine o alla sede del secondo palagiustizia. Il 30 aprile 2011, invece, l’Ars approva un ordine del giorno per la riconversione in cittadella della cultura, così come proposto dall’attuale presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e dall’ex direttrice della Biblioteca Regionale, Sandra Conti. Tra i fini non sanitari, quello culturale è certamente il migliore perché consente di riunire la sede della Soprintendenza (oggi sotto sfratto in viale Boccetta, per la quale si pagano 700mila euro l’anno di affitto) e quella della Biblioteca Regionale (oggi dislocata in più sedi), proprio accanto al Museo Regionale.
Ci sono voluti altri cinque anni perché si arrivasse, stamani, nell’ex chiesa del Buon Pastore, alla firma sull’atto di passaggio del bene dall’Asp all’Assessorato regionale alla cultura, per effetto della legge regionale numero 24 del 9 ottobre 2015, che ha autorizzato la consegna del complesso per la realizzazione della cittadella della cultura.
L’excursus storico è stato fatto da Ardizzone, felice per aver ottenuto un primo traguardo. “Ho seguito questa triste e strana vicenda sin dall’inizio – ha ricordato -, ci sono stati alcuni punti oscuri, figurarsi che non c’era neanche il vincolo quale bene storico e addirittura l’ex assessore alla sanità Massimo Russo ne aveva proposto la vendita. C’era chi non voleva ci fosse una destinazione pubblica, qualcuno ci aveva messo l’occhio, ma siamo andati avanti con determinazione e, con i miei interventi e l’apporto dell’ex assessore Gaetano Armao, ho stilato un ordine del giorno di ben otto pagine col quale abbiamo superato ogni alibi di interpretazione. Negli ultimi cinque anni è successo tanto, siamo dovuti arrivare a una norma che ho proposto nell’ambito dell’utilizzo dell’ospedale Piemonte, ora si va avanti. L’assessore Vermiglio farà da regia, si deve dare una pronta destinazione, intanto bisogna trasferire il personale dei beni culturali”.
Protagonisti della firma proprio l’assessore regionale ai beni culturali Carlo Vermiglio e il direttore generale dell’Asp, Gaetano Sirna. “Sono contento per due motivi – ha detto Sirna -. Anzitutto perché finora per noi il Margherita ha rappresentato solo un costo, poi anche perché è giusto che una struttura così importante sia fruita dalla cittadinanza. L’unico problema era quello di non alterare il nostro stato patrimoniale, per questo abbiamo scelto la formula del comodato d’uso gratuito”.
Soddisfatto anche Vermiglio, che da messinese riserva un occhio particolare alla sua città: “Stiamo smuovendo le acque – ha affermato -, dalla Zona Falcata alla cittadella della cultura. Sono risultati che non hanno un solo padrone ma frutto di sinergie per il bene della città, perché da soli non si va da nessuna parte. Non voglio abusare del termine ‘storico’ per questo momento ma è sicuramente importante, perché significa che Messina riprende a navigare nella giusta direzione e vuole riconquistare la sua identità”.
Ma quali sono i passaggi successivi alla firma di oggi e quanti soldi serviranno per ristrutturare il bene? “E’ stato costituito un comitato tecnico tra Soprintendenza e Asp – ha spiegato Vermiglio -, che nei primi 15 giorni esaminerà i problemi più concreti. Poi ci saranno altri 60 giorni per definire le questioni tecniche e, infine, avremo la responsabilità su questo plesso così importante per la città. Un padiglione sarà destinato al Museo Archeologico e, con accanto il nuovo Museo Regionale, si creerà un polo culturale di tutto rispetto. I due percorsi sono distinti ma vanno di pari passo. Stiamo lavorando intensamente per inaugurare il nuovo museo entro fine anno. I soldi per il Margherita ci saranno, servono 40 milioni ma abbiamo l’appoggio dell’Ars e del governo, è solo un problema di volontà politica”.
Un aspetto confermato anche da Ardizzone: “Non è un problema di soldi, tutt’altro, è stato dimostrato. Ci sono finanziamenti europei a non finire, con la progettazione interna da parte della Soprintendenza si possono accelerare i tempi, ci sono tutte le condizioni perché il Margherita possa tornare a risplendere, stavolta come polo culturale”.
Se l’ex sovrintendente Rocco Scimone ha avuto un ruolo importante nel percorso che ha portato alla firma di oggi, ora il testimone passa all’attuale, Orazio Micali: “Il procedimento è durato tanto – ha sottolineato – ma si è concluso positivamente con la partecipazione di tutte le forze sociali. Abbiamo obiettivi comuni e appena l’assessore Vermiglio ci darà l’atto di indirizzo noi saremo pronti per il lavoro progettuale. Mi piace ricordare che il termine ‘cittadella’ ricorre due volte, dalla Zona Falcata al Margherita, e partendo dalla cittadella si può fare un salto di qualità”.
(Marco Ipsale)