Finisce più o meno in parità il braccio di ferro tra la Provincia di Messina e il gruppo Russotti, dopo quasi 20 anni di contenziosi. La Corte di Cassazione ha infatti scritto l'ultimo capitolo giudiziario, dicendo definitivamente no alla richiesta di risarcimento avanzato dalla Russottfinance per la vicenda ex Hotel Riviera. La causa principale fu peró vinta a suo tempo dalla holding dei Russotti, e Palazzo dei Leoni ha già versato per intero il dovuto.
La Suprema Corte ieri non ha accolto il ricorso proposto dalla Russottfinance s.p.a. contro la sentenza n.27/2010 della Corte d’Appello di Messina, che aveva rigettato la richiesta di risarcimento danni avanzata dal gruppo per la mancata vendita dello stabile di viale della Libertà. "Si tratta di un esito rilevante per la Città Metropolitana di Messina perché dal rigetto definitivo deriva l’inammissibilità della relativa richiesta di risarcimento dei presunti danni legati alla nota vicenda dell’ex Hotel Riviera, valutati dalla controparte in circa 75 milioni di euro", spiega soddisfatto il Commissario Filippo Romano in una nota ufficiale dell'ente.
La Provincia ha peró già pagato alla Russotti poco meno di 25 milioni di euro, dopo aver perso il contenzioso principale scaturito dal mancato saldo della vendita. Lo stabile era stato acquistato nel '91 da Palazzo dei Leoni per circa 29 miliardi. La prima trance da 11 miliardi venne regolarmente versata, poi, in meno di un anno, scoppió la prima causa giudiziaria tra il gruppo e la Provincia, i lavori al palazzo si fermarono e lo stabile si trasformó in una macchina mangia soldi per l'ente pubblico.
Intanto l'ennesimo bando per la vendita ha subito l'ennesimo stop. La prima fase non ha portato alla conclusione della vendita, visto che l'offerta giudicata migliore – quella dalla Nuova Parnaso di Nino Giordano – non ha raggiunto il minimo richiesto. Adesso la Provincia dovrà quindi scegliere la strada migliore per passare alla fase successiva. A questo punto, infatti, la legge sugli appalti consente all'ente di tentare una sorta di nuova negoziazione, diversa dall'asta e consentita nei casi in cui l'offerta pubblica non approda a buon fine.
Il bando per la verità sembró sin da subito prospettare una strada tutta in salita. L'ente guidato da Romano ha pagato un'agenzia immobiliare, poi finita sotto inchiesta per altre vicende – non per vendere ma per stimolare le offerte. Ha poi varato un nuovo bando che, in due tempi, ha portato ad una graduatoria. Anche così la vendita non è stata realizzabile e a molti mesi di distanza la procedura é di nuovo bloccata. Eppure le criticità del bando erano emerse immediatamente.
Adesso la patata bollente resterà nelle mani dell'architetto Vincenzo Gitto, il responsabile del procedimento il quale dovrà tentare di uscire dalle nuove secche. E "scantonare" il ricorso che, come preannunciato, il gruppo La Cava ha presentato. E' un ricorso stra giudiziale, ma è pur sempre una ulteriore grana.
Alessandra Serio
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