“Il Consiglio Comunale, impegnandosi unicamente in una sterile azione volta solo al tentativo di demolire il lavoro dell’amministrazione De Luca, ha approvato alcuni emendamenti privi di fondamento normativo e pertanto illegittimi”.
La vicesindaca Carlotta Previti si riferisce all’atto di messa in liquidazione della Patrimonio SpA.
“L’attività di revisione periodica delle Società partecipate costituisce un preciso obbligo normativo nascente dal processo di razionalizzazione delle società delineato d.lgs. n. 175/2016 ed implica anzitutto l’adozione di un provvedimento necessariamente motivato in ordine alla sussistenza o meno dei presupposti ed ipotesi espressamente previsti dal comma 2 dell’art. 20 del citato decreto”.
“L’emendamento presentato dai consiglieri comunali che determina la messa in liquidazione della Patrimonio Spa è illegittimo perché privo di fondamento giuridico anche alla luce degli autorevoli orientamenti della Corte dei Conti secondo i quali le ipotesi previste dalla citata normativa per la razionalizzazione delle società partecipata sono tassative”.
“Il Consiglio avrebbe determinato la messa in liquidazione della Patrimonio SPA motivando la decisione in quanto la società sarebbe priva di dipendenti e pertanto ricorrerebbero i presupposti indicati dall’art. 20 comma 2 lettera b del Tusp. Circostanza quest’ultima non veritiera. La società in realtà opera con ben 6 dipendenti in posizione di distacco”.
“Tra le diverse pronunce giurisprudenziali è utile ricordare come la Corte dei Conti sezione regionale per l’Emilia Romagna nella deliberazione n. 97 per l’anno 2021 in sede di controllo del provvedimento di ricognizione ordinaria delle partecipazioni societarie del comune di Ferrara rispetto ad una società del comune medesimo che si presentava un numero di dipendenti in distacco (come avviene per la Patrimonio S.P.A.) concludeva ritenendo che “(…) da un punto di vista sostanziale, l’utilizzo effettivo presso la società di risorse umane nella forma di dipendenti distaccati non sembra apparire in contrasto con la finalità del parametro legislativo espresso dalla lettera B dell’articolo 20 del Decreto Legislativo 175/16 (Tusp) inteso ad individuare, nell’assenza di dipendenti o nell’esorbitanza del numero di amministratori rispetto ai dipendenti, un elemento di inefficienza aziendale, determinante la necessità di razionalizzazione”.
“Pertanto l’emendamento non potrà comportare nessuna messa in liquidazione della società. Ennesima dimostrazione delle inutili e defaticanti battaglie condotte dal Consiglio Comunale contro l’amministrazione De Luca in danno della nostra città”, conclude la Previti.
Ma il presidente del Consiglio comunale, Claudio Cardile, va avanti per la strada intrapresa e diffida il presidente della Patrimonio Messina, Roberto Cicala, “a sospendere tutte le procedure volte ad assumere personale all’interno della società e a compiere qualsiasi atto o procedimento che vada nella direzione opposta a quella espressa dal Consiglio comunale. Abbiamo dato mandato al ragioniere generale di predisporre urgentemente una delibera di messa in liquidazione della società”.