MESSINA – Il consiglio comunale ha confermato la liquidazione della Patrimonio Messina Spa lo scorso 8 febbraio. Scontato l’attacco in risposta da parte del sindaco Cateno De Luca, accompagnato dal presidente Roberto Cicala.
“Il piano di valorizzazione degli immobili della città di Messina inizia con un inventario che viene aggiornato dopo sopralluoghi. Un patrimonio che era stato gestito male, abbiamo dovuto togliere immobili duplicati o immobili che erano inseriti erroneamente”.
Svolta questa azione preliminare la società ha pubblicato i bandi per l’assegnazione degli immobili. Poi “attività che velocizzano le operazioni a vantaggio dei cittadini, ad esempio un servizio riguardo la trasformazione degli immobili da diritto di superficie a diritto di proprietà”.
Nella versione della partecipata, si arriva all’argomento della vendita o riscatto delle case popolari. “Sono 1450 gli alloggi costruiti dal Comune e dati a canone sociale. Questi possono essere riscattati e nel 2021 da quest’attività il Comune, con 50 abitazioni, ha ricevuto 429mila euro di attività diretta”.
C’è poi un bando di gara per assegnare 19 beni confiscati alla mafia. Tra questi vi erano beni assegnati dalla Regione Siciliana sin dal 2011, ma che non erano stati ancora messi in un bando pubblico.
Quasi tutte le attività fanno riferimento al 2021, perché quando l’azienda comincia ad operare, fine 2019, arriva contestualmente il covid e inizia la pandemia. La Patrimonio Messina in costituzione si blocca nei mesi del confinamento e la partecipata inizia a pieno regime solo nell’anno successivo.
Nella ricostruzione fatta dal sindaco De Luca i rapporti tra la partecipata e il consiglio comunale si incrinano quando la Patrimonio Messina, ad inizio dicembre 2021, in un bando seleziona tecnici da aggiungere ai nove dipendenti già in servizio. Specificando che erano le prime assunzioni perché i nove dipendenti non rappresentavano un nuovo costo poiché era personale già pagato dal Comune di Messina che era stato distaccato.
De Luca legge testualmente un passaggio della lettera inviata dal presidente del consiglio comunale Cardile al presidente Cicala, in questa lettera a Cicala veniva annunciato che era stato dato mandato al dirigente generale per mettere in liquidazione la società. Cardile spiegava che nell’emendamento, sottolinea il sindaco, si diffidava la partecipata nel portare avanti “procedure volte ad assumere personale all’interno della società”. Questo, per De Luca, il motivo per cui il consiglio richiede la liquidazione.
Ripercorrendo la storia della costituzione della partecipata, De Luca fa notare che la Patrimonio Messina Spa era prevista quale attività di supporto nel Salva Messina votato dal consiglio comunale nel novembre 2018. Tra le 35 delibere approvate dal consiglio una riguardava la partecipata, a cui nel luglio 2019 veniva dato, dopo un altro passaggio in consiglio comunale, il mandato di costituirla.
Il sindaco senza mezzi termini ha accusato i consiglieri comunali di incoerenza, specificando come tutelerà l’attività della partecipata.