Il dissesto è più di un’ombra ormai, ma il movimento Reset è tra quanti vogliono scongiurarlo, se non altro per il semplice fatto che, in caso di default a pagare saranno sempre i cittadini e non chi lo ha causato. Così gli esponenti di Reset hanno ascoltato a lungo, nella sede del Movimento, Salvatore Vernaci (esperto di tecnica amministrativa degli Enti Locali), Pierluigi D’Apice (responsabile del servizio controllo di gestione del Comune di Reggio Calabria) e Giuseppe Melazzo (Presidente della Commissione bilancio di Palazzo Zanca) cercando di capire il reale stato dei fatti e le possibili soluzioni. Le cifre sono ballerine, ma quel buco da 250 milioni (se si considerano anche le voragini delle partecipate) del quale ha parlato il presidente della Regione Crocetta , prima dell’elezione, dopo l’incontro con il commissario Croce, si fa sempre più reale e meno fantasioso. Dall’analisi di ieri, alla presenza degli esperti, il Movimento ha predisposto un documento che è stato presentato oggi a Croce. (vedi allegato) E’ un piano industriale, una sorta di “patto per salvare Messina”, una ricetta che nasce da chi non vuol limitarsi a criticare il passato ma a costruire il futuro senza cancellare le responsabilità di chi ha provocato questo presente. Il documento presenta due schemi, uno con le conseguenze del dissesto dichiarato ed uno, affiancato, con le possibili soluzioni alternative, settore per settore. Alessandro Tinaglia, Davide Savasta e Adriana Russo hanno illustrato alla stampa i presupposti e i dettagli della proposta.
“Con il dissesto, esattamente come con il fallimento, è nominato un organismo curatore che gestisce il patrimonio per pagare i debiti, mentre la Giunta ed il Consiglio comunale potranno solo gestire l’ordinaria amministrazione con risorse ridotte all’osso”. In sintesi questo significa, per le tasche dei cittadini messinesi, che ad esempio, in caso di dissesto dichiarato, le imposte locali (Imu e Tarsu) lieviteranno alle soglie massime e contemporaneamente i servizi essenziali scenderanno alla soglia minima garantita. I creditori incasseranno solo una parte minima delle somme dovute e non ci sarà, ovviamente, alcuno spazio né risorsa per gli investimenti e lo sviluppo.
“Certo-proseguono gli esponenti di Reset- tra 5-10 anni si potrà ripartire con i conti in ordine, ma al prezzo d’aver perso il treno della ripresa”.
Russo, Tinaglia e Savasta sono consapevoli che dietro il baratro ci sono responsabilità politiche che non riguardano solo l’ultima amministrazione, quella Buzzanca, ma anche quella che l’ha preceduta, la giunta Genovese, nonché un sistema di far politica che ha comportato la situazione attuale.
“Per quelle responsabilità politiche-spiega Tinaglia- ci auguriamo che siano gli elettori al momento del voto a comprendere che occorre cambiare pagina e affidarsi ad amministratori che sappiano gestire bene le risorse e non far clientelismo”.
Il presidente di Reset, Davide Savasta ha escluso l’ipotesi di un fondo ad hoc per salvare Messina “somme a fondo perduto-ha detto- non risolvono il problema. E’ come metter benzina su un’auto che va a fuoco. Pensiamo invece ad una transazione con i creditori, negoziabile nel tempo, ad una rimodulazione delle tariffe in base al reddito, ad una gestione attiva del patrimonio comunale, alla riduzione dell’Imu sulla prima casa, alla riorganizzazione delle municipalizzate,alla revisione dei contratti di fornitura, come energia elettrica o telefonia”.
Reset presenterà nelle prossime settimane un piano industriale per l’Atm, una proposta per una diversa gestione dei rifiuti, la revisione dei costi di gestione dell’illuminazione e delle utenze, il patto per la città con la negoziazione delle transazioni con i creditori, la pubblicazione on line del bilancio del Comune, la richiesta di verifica delle responsabilità per lo sforamento del patto di stabilità nel 2010 e 2011, la retroattività delle decurtazioni del 30% degli emolumenti per gli amministratori comunali e delle aziende partecipate, prevista per legge.
Ricette semplici, ancora applicabili, secondo il Movimento, perché l’iter può essere fermato o tamponato in tempo.
“Salta agli occhi di tutti che lo Stato non ci darà un euro e che il dissesto lo paghiamo come cittadini, come utenti e come creditori. Un colpo mortale al sistema economico cittadino”, concludono gli esponenti del Movimento.
La faccia, le idee, le proposte, le hanno messe e consegnate nero su bianco al commissario Croce. In scaletta c’è la partecipazione e l’adesione di Reset alla manifestazione di sabato 10 con i sindacati e l’apertura della campagna elettorale per le amministrative “Ora pedaliamo”, sabato 17 novembre alle 10.30.
Rosaria Brancato