Da un po’ di tempo mi sento come un esodato, una sorta di “pensionato prima del tempo ma non ancora a tempo”. Anzi, se devo essere precisa mi sento un’elettrice esodata e l’ho capito senza bisogno che la Fornero versasse una sola lacrima per me. L’ho capito quando ho visto i colleghi esodati dell’Emilia Romagna, quel 63% di elettori che hanno deciso di “andare in pensione dall’urna”. Mai avrei pensato dopo un’onorata carriera di 29 anni da elettrice modello, che non si è mai persa la possibilità di votare per il capo condomino, referendum sui quesiti più disparati, sondaggi on line,votazioni per alzata di mano, acclamazioni o primarie che dir si voglia, mai avrei pensato che un giorno avrei provato un tale disgusto verso l’inutilità della mia perversione nell’andare a votare, quanto in questi mesi. In realtà il mio non è un pensionamento volontario. Nessuno si illuda perché esattamente come per gli esodati anche a noi elettori ci stanno mandando in pensione gli eletti, lentamente ma inesorabilmente. Tra non molto ci sarà un ministro che non piangerà come la Fornero, ma dirà staisereno#elettore ti abbiamo tolto l’ultimo pezzo di democrazia rappresentativa. Mi sento come se mi avessero tolto non solo il diritto-dovere ma persino la gioia del votare. Gran parte del pentimento riguarda l’inutilità del mio voto, che con il passare del tempo è stato reso come un pelo superfluo. Noi elettori siamo diventati peli superflui e l’attuale classe dirigente ha costruito un rasoio supergigante e super veloce per raderli tutti. Così come un esodato sento che dopo avermi “usato” per decenni adesso stanno per dirmi “sei stata brava ma adesso non ci servi più quindi intanto ti mettiamo in cantina e tra un paio di anni ti godi la pensione da elettore e te ne vai ai giardinetti a ricordare quanto era bello quando destra e sinistra si scontravano lealmente e la tua idea aveva un valore e persino senso”.
Ma vi ricordate che anno era quando abbiamo eletto per l’ultima volta un Presidente del Consiglio (in base alla legge che prevede appunto l’elezione diretta)?
Bene, era il 2008, ed era Berlusconi. Da allora non hanno abolito le elezioni o cambiato il sistema elettorale. No, semplicemente hanno ignorato la nostra volontà di elettori. Nell’ordine, come presidenti del Consiglio abbiamo avuto Monti, Letta e Renzi, nessuno dei quali è stato VOTATO per quel ruolo, e questo nonostante ci siano state le elezioni, e un intero popolo sia stato chiamato a dire la sua, tranne per Monti che ce lo siamo ritrovato in un colpo solo prima nominato senatore e poi presidente del Consiglio. Ve lo ricordate che nel 2013 abbiamo eletto Bersani come presidente del Consiglio? Ormai persino un anno sembra un’era geologica. Renzi ce lo siamo ritrovati per la proprietà transitiva diretta: ha vinto le primarie e pochi mesi dopo è diventato Presidente del Consiglio, come se io, eletta capoclasse al liceo divento automaticamente presidente della terza circoscrizione tre mesi dopo. E’ stato modificato il nostro sistema elettorale in corsa, e non con una riforma o un referendum, lo hanno semplicemente sabotato nella pratica.
E il popolo dei disgustati? Quelli che hanno avuto la rabbia e la forza di andare lo stesso a votare e gridare il loro sdegno optando per il M5S? Un’occasione persa, perché è rimasta protesta e basta e le grida non cambiano un Paese perché poi arriva il più furbo di tutti, il figlio naturale di Re Silvio e ce lo ritroveremo per i prossimi 20 anni, con la differenza che poiché non ha un impero economico televisivo né debolezze maschili, ci appare persino diverso. Ma questo è niente perché poi venne il Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi e iniziò l’era degli inciuci. Vederli tutti insieme appassionatamente, sin dal governo Letta, dopo che ci hanno chiamato alle urne nel ‘91 per il referendum sul proporzionale e poi hanno detto che il bipolarismo era il migliore dei sistemi elettorali e che il porcellum è il paradiso degli elettori e ora si fanno il cenone di Natale come le famiglie allargata fa rabbia. Ditemi perché avete messo in soffitta il pentapartito che almeno un partito all’opposizione lo lasciava. Nel pentapartito non si sono mai visti destra e sinistra che filano d’amore e d’accordo come Albano e Romina ai bei tempi. Ora abbiamo Alfano, che è stato il vice di Berlusconi sin da quando ha detto la parola “mamma” che governa con il Pd. Come direbbe Bersani “uè, ragassi, ma siam matti???”. E fanno di tutto per non tornare alle urne, anzi stanno facendo in modo che le prossime votazioni siano una RATIFICA. Un sì e un no. Come in dittatura. Il solo fatto che Renzi abbia ipotizzato il Partito della Nazione mette paura, evoca altre epoche storiche per niente allegre. Non parliamo poi delle leggi che stanno facendo. Il recente decreto sulle case popolari all’asta sembra uscito dal cilindro di un ministro della Forza Italia degli anni d’oro scritto a più mani con i grandi gruppi della speculazione imprenditoriale. Chi mette in strada gli abitanti delle case popolari ? Il Pd-Ncd. Chi toglie l’art. 18? Il Pd-Ncd. Chi fa l’Italicum studiando il modo di mettere i signor sì con le caselle bloccate da destinare a fedeli, amici e parenti? Il Pd-Ncd-F.I-Udc. Che le fate a fare le campagne elettorali? Che fate a fare i programmi se sono carta straccia? Chi sta abolendo l’elezione del Senato? Il Pd-Ndc-Udc-Forza Italia. Quanto prima aboliranno pure le Regioni, si avvertono i primo squilli di tromba. Io non sono affezionata al Senato, basti pensare che c’è Razzi, ma mi terrorizza il pensiero di mandare in Senato chi abbiamo già eletto Consigliere regionale (o meglio, chi ha vinto le regionali che è cosa ben diversa, perché così facendo l’opposizione razza già in via d’estinzione, sparirà come i Mammuth). A proposito di regionali, il caso Crocetta e la sua rivoluzione degli annunci è emblematico. E’ stato eletto dal 30% dei siciliani e in due anni non ha fatto assolutamente NULLA se non parlare. Tra la denuncia di un complotto e un monologo antimafia, tra trasmissione tv e una lite col Pd, non ha fatto un solo provvedimento in grado di risollevare la Sicilia dall’abisso in cui ci troviamo. L’unico provvedimento reale che ha fatto è stato abolire la democrazia rappresentativa delle Province, annunciando una riforma che non farà mai e piazzand al vertice degli ex enti intermedi di comune accordo con Pd e Udc quasi fossero potestà, commissari straordinari trasformati in fedelissimi a vita a lui e ai suoi alleati. Di proroga in proroga in 7 province i commissari sono rimasti oltre un anno e mezzo, mentre nelle restanti due, Catania e Messina (in riva allo Stretto il commissario straordinario Filippo Romano il governatore lo ha designato su indicazione Udc) i commissari resteranno due anni e forse più, arrivando persino a restare più del mandato dell’ultimo Cuffaro o di una sindacatura Buzzanca o Genovese. Con la differenza che ai presidenti l’opposizione la facevano i consiglieri di minoranza ai commissari non la fa nessuno. La riforma prevede un analogo colpo di gomma anche per i Liberi consorzi (a presiederli saranno organismi di secondo livello quindi non elettivi aprendo la strada a cordate che puzzano di vecchio) e per la Città Metropolitana dove il super sindaco non sarà eletto.
Ci stanno mandando in pensione come elettori. Sto arrivando a riporre le mie speranze in Francesca Pascale che pare abbia convinto Berlusconi della bontà delle preferenze. Pensate come siamo ridotti in Italia se le nostre speranze sono rivolte nella protagonista di uno spot sul calippo. Tutto questo mentre non passa settimana che non scattino raffiche di arresti per scandali che travolgono politici e mafiosi, politici e delinquenti, politici e imprenditori corrotti e via dicendo. Ecco perché quando il governo Renzi, con le sue ministre simil copia delle Gelmini- Garfagna, annuncia che farà la riforma elettorale io ho paura e mi sento esodata. Aspetto il momento in cui il postino suonerà alla porta per darmi la notizia e arriverò a rimpiangere persino il libriccino elettorale di Berlusconi con la sua vita e le foto con mamma Rosa, perché almeno faceva sorridere. Adesso, temo non ci resta che piangere insieme alla Fornero.
Rosaria Brancato