Cinquecento mila euro l’anno. E’ questa la cifra che l’amministrazione comunale prevede di incassare dall’introduzione della tassa di soggiorno, espressamente prevista dall’art. 4 del Decreto Legislativo 14 marzo 2011, n. 23, che consente ai Comuni capoluogo di provincia di istituire l’imposta a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive ricadenti sul proprio territorio da applicare secondo criteri di opportuna gradualità in proporzione al prezzo che può arrivare sino a 5 euro per notte di soggiorno.
La tassa di soggiorno – già applicata in altre città della penisola ed anche della Sicilia, ad esempio Palermo, Catania, Ragusa – rientra tra le misure previste per arginare gli effetti del “federalismo fiscale municipale”, che ha già determinato per l’esercizio 2011 una riduzione dei trasferimenti statali e regionali quantificabili in quasi 17 milioni di euro. Ma per il Comune di Messina , che rischia di annegare in un mare di debiti rappresenta , almeno nelle intenzioni della giunta Buzzanca, un vero e proprio salvagente, oltre che un discreto biglietto da visita da esibire alla Corte dei conti, alla quale il Comune dovrà dare conto, sui propri conti in rosso, entro il 28 febbraio. Tuttavia, va sottolineato che l’iter per l’approvazione dell’imposta di soggiorno è ancora al punto di partenza perché, dopo l’atto di indirizzo esitato in giunta venerdì scorso , adesso spetta al Dipartimento Tributi di Palazzo Zanca dover istruire la delibera , che poi dovrà obbligatoriamente passare dal Consiglio comunale. E lì i tempi di discussione sono imprevedibili e generalmente lunghi, troppo lunghi . Come si esprimerà il Civico consesso ? Per avere una risposta bisognerà attendere; non si fa invece attendere, la bocciatura “preventiva” del provvedimento ancora in embrione, da parte delle associazioni di categoria, che ieri pomeriggio si sono riunite in un noto locale del centro.
Gli albergatori messinesi si oppongono fermamente alla introduzione della tassa di soggiorno perché convinti che l’applicazione dell’imposta, seppur prevista dalla legge, causerebbe la perdita di competitività delle strutture alberghiere ricadenti nel Comune di Messina, finendo per favorire quelle dei Comuni limitrofi, liberi da tasse che vanno ad incidere sulle tasche dei turisti e per questo più appetibili. Tra l’amministrazione comunale e le associazioni di categoria non c’è stato ancora alcun incontro ufficiale, ma le premesse non lasciano pensare a facili intese. (Danila La Torre)