MESSINA – La sanità pubblica a Messina: continuiamo a fare luce sulle emergenze, passando dalI’Ircss Centro Neurolesi al Policlinico universitario “Gaetano Martino”. L’Unione sindacale di base solleva una serie di problemi in una nota sul Policlinico: “Soprannumeri di ricoveri, pazienti ricoverati in barella nei corridoi, reparti Covid aperti con personale prestato da altre Unità che restano così sguarniti, personale di supporto insufficiente, ordini di servizio e ferie bloccate”. Rileva l’Usb: “Nonostante un protocollo igienista aziendale predisponga il distanziamento fra un letto e un altro di due metri, e quindi non più di due ricoveri a stanza, succede che ci siano quattro pazienti in una stanza, e quattro pazienti in barella, e che a gestire 35 pazienti in soprannumero ci siano solo 2 infermieri. Succede che il personale non possa smontare e arrivi a fare anche 12 ore senza interruzione. Succede che in Oncologia un infermiere debba gestire da solo 12 pazienti oncologici”.
Secondo l’Unione sindacale di base, sono frequenti “i turni massacranti al pronto soccorso e in tutti i reparti. Abbiamo segnalazioni di soprannumero al Padiglione Ni delle pediatrie e in chirurgia pediatrica, ad esempio, ma non solo. Il personale, che finora con grandi sacrifici e a rischio della propria salute fisica e psicologica, ha evitato che tanti eventi avversi potessero avverarsi ora dice basta. Non si può più garantire non la qualità, ma l’assistenza stessa. C’è bisogno di assunzioni. Registriamo troppi ricoveri e non si risolve la situazione spremendo il personale come un limone, perché non ha più succo da dare. Il personale è stanco e così si mette a rischio anche l’utenza”.
Raggiunto da Tempostretto, il direttore sanitario del Policlinico, Giuseppe Murolo, ha precisato di “essere vicino ai problemi di medici e infermieri e che le carenze e il sovraccarico di lavoro non dipendono dall’azienda. Tutti sanno che esiste una carenza di medici, specie di urgenza e rianimazione, ma il vero problema è legato alla necessità di rafforzare la sanità territoriale. Troppe persone intasano i pronti soccorso quando potrebbero essere curate prima, dall’ipertensione al diabete, senza recarsi in ospedale. Ora nuovi provvedimenti sono diretti a invertire la tendenza ma ci vorrà del tempo. Il problema non è il distanziamento dei letti, né il Covid, siamo attrezzati e abbiamo imparato a fronteggiarlo, ma medici e infermieri sono costretti a un lavoro estenuante a causa di situazioni oggettive di difficoltà”.
Torneremo su questi punti con lo stesso direttore sanitario e con i sindacati.