Ben 30 mila richieste di condono edilizio presentate a Messina nelle 3 occasioni previste dalla legge: 1985 (11 mila istanze), 1994 (6 mila domande), 2003 (alter 3 mila richieste). A distanza di 35 anni dal primo condono, 26 anni dal secondo e 17 dal terzo, risultano inevase migliaia di pratiche.
La normativa prevede che, se si vuol avvalere del silenzio-assenso per avere la concessione edizilia, procedura che scatta dopo 30 giorno dalla presentazione dell’istanza, la stessa deve essere corredata da perizia giurata. Poichè per avere la perizia occorre pagare un professionista, finora sono stati in pochi a scegliere l’iter più rapido del silenzio-assenso. La conseguenza è che in tantissimi attendono ancora risposta dal commune di Messina.
Ad accendere I riflettori sulla situazione di stallo è il consigliere comunale Nello Pergolizzi che ricorda come gli oneri concessori pagati dai richiedenti per la concessione edilizia dovevano servire per l’esecuzione delle opere di urbanizzazione. A causa del mancato introito degli oneri concessori l’urbanizzazione della città ricade sulla collettività .
“La mancata richiesta dei versamenti entro i dieci anni dalla presentazione dell’istanza- prosegue Pergolizzi- consente ai beneficiari del condono, la prescrizione del debito. Le Amministrazioni che si sono alternate alla guida della città non sono riuscite a definire i Condoni Edilizi. Nel frattempo l’inottemperanza dei termini imposti dalle normative, dà la facoltà ai richiedenti di agire in via amministrativa o giudiziaria, richiedendo al Giudice competente l’emissione di apposita ordinanza di rilascio del provvedimento da parte della Pubblica Amministrazione”.
Alla luce di questa situazione Pergolizzi ritiene importante censire definitivamente le opere abusive sanate e le istanze rigettate, per definire la stima della consistenza volumetrica e dei vani, propedeutica alla redazione di un nuovo strumento urbanistico.
Il consigliere rileva come i costi per le opere di urbanizzazione per il mancato introito degli oneri concessori e dell’oblazione abusivismo edilizio, ricadono sulla collettività. La soluzione potrebbe essere proprio quella di rivalutare le istanze di condono ferme da 35 anni consentendo al Comune l’incasso delle rimanenti somme dovute, nonché la regolarizzazione delle posizioni ai fini della riscossione delle imposte comunali.
Se la mole di pratiche inevase dovesse essere eccessiva il Comune potrebbe integrare il personale. Pergolizzi chiede quindi di sapere quante concessioni Edilizie sono state rilasciate finora e, quante negli ultimi due anni, periodo in cui deve rispondere l’amministrazione attuale, nonchè quante sono le istanze non definite dei tre Condoni Edilizi.