"Non archiviate l’inchiesta sulla morte di Attilio Manca!". L'appello della famiglia del giovane urologo trovato morto a Viterbo il 12 febbraio 2004 in circostanze ancora tutte da valutare, arriva nel web con una raccolta firme che la famiglia della giovane vittima, orignaria di Barcellona Pozzo di Gotto, ha indirizzato al Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, al Procuratore aggiunto Michele Prestipino e al sostituto procuratore Maria Cristina Palaia.
Attilio Manca è stato ritrovato con due segni di iniezioni nel braccio sinistro, la sua morte è avvenuta per una overdose di eroina, alcool e tranquillanti. Ma l'urologo, così come sempre sostenuto dalla famiglia e dagli amici a lui più vicino, era un mancino puro, incapace di utilizzare la mano destra – così come confermato dai suoi colleghi dell’ospedale Belcolle di Viterbo – e soprattutto non era un tossicodipendente con istinti suicidi.
Lo scorso 29 marzo il Tribunale di Viterbo ha emesso la sentenza di condanna a 5 anni e 4 mesi nei confronti di
Monica Mileti, figura accusata di avere ceduto la droga al giovane urologo siciliano. Per gli uffici giudiziari di Viterbo il caso Manca è quindi chiuso, non invece per la procura capitolina, che da un anno a questa parte ha aperto un fascicolo contro ignoti e che riporta la scritta "omicidio volontario" dove al suo iontorno vi sono testimonianze di quattro collaboratori di giustizia.
L’inchiesta della procura romana inoltre, è basata sull’esposto dei legali della famiglia Manca in cui, al di là delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, vengono evidenziati determinati dati oggettivi che portano ad escludere definitivamente la tesi del suicidio a base di droga.
Alla luce di questi dati, che mritano approfondimenti e giustizia, sul sito change.org è aperta la raccolta firma dove si chiede la inon archiviazione del caso. Tra i primi firmatari compaiono nomi di spicco del calibro di Don Luigi Ciottii, Presidente di “Libera”, Salvatore Borsellino, fondatore del movimento "Agende Rosse", l'attrice e regista Sabina Guzzanti, Francesco D’Uva, componente Commissione parlamentare antimafia, Vincenzo Agostino e Augusta Schiera, genitori del poliziotto ucciso dalla mafia Nino Agostino, Luciano Traina, fratello del poliziotto Claudio Traina ucciso nella strage di via D’Amelio e Jole Garuti, direttrice del Centro studi Saveria Antiochia Osservatorio antimafia.