Gettonopoli: la Regione conferma le contestazioni, smonta la tesi di Le Donne ed avvisa Accorinti

Dal piano puramente mediatico a quello amministrativo: sul caso gettonopoli in salsa messinese, tornato in primo piano dopo la puntata de L’Arena di Giletti, interviene ancora una volta la Regione. Da Palermo bocciano la tesi difensiva del segretario/direttore generale di Palazzo Zanca, Antonio Le Donne e confermano «la sussistenza delle violazioni dei precetti normativi…consistenti nella irregolare corresponsione dei gettoni di presenza a)nelle ipotesi in cui vengono erogati ai capigruppo, o ai loro sostituti, presenti nelle sedute delle commissioni consiliari….b) nelle ipotesi in cui vengono erogati anche ai consiglieri presenti nelle convocazioni che non si sono potute celebrare per la mancanza del numero legale».

Come si ricorderà, in seguito all’ispezione regionale ad opera del funzionario Angelo Sajeva, lo scorso ottobre la Regione aveva recapitato a Palazzo Zanca una relazione con cui chiedeva la restituzione dei gettoni di presenza irregolarmente corrisposti. Nei trenta giorni successivi, margine di tempo massimo concesso dalla Regione per eventuali controdeduzioni, erano state redatte e protocollate due diverse note: una con in calce la firma della presidente del Consiglio Emilia Barrile e l’altra sottoscritta da Le Donne. Entrambe miravano a dimostrare che al Comune di Messina non è stata compiuta alcuna irregolarità e che non ci sono state elargizioni troppo generose dei gettoni di presenza.

La Regione, tuttavia, ha emanato una nuova nota in cui vene espressamente comunicato al sindaco Renato Accorinti, alla presidente del Consiglio comunale Barrile e al segretario generale Le Donne che «le controdeduzioni formulate non chiariscono, escludendole, le contestazioni contenute» nella precedente lettera.

Entrando nello specifico, la Regione continua a contestare la corresponsione del gettone di presenza ai capigruppo e di conseguenza ai loro sostituti che partecipano alle commissioni delle quali non sono componenti: «il regolamento – si legge testualmente avrebbe dovuto chiarire , specificandole , le prerogative del capogruppo», il quale – secondo prassi- nelle commissioni consiliari a cui prende parte si astiene sistematicamente dal voto. Secondo il responsabile del procedimento Francesco Riela ed il Dirigente del Servizio Filippo Gagliano, in tal modo il suo apporto e quindi la sua partecipazione si riduce «alla mera presenza funzionale a non squilibrare il dibattito». Non si realizza così quella effettiva partecipazione a cui è vincolata l’erogazione del gettone di presenza perché «la prestazione che egli realizza… non è suscettibile di realizzare alcun tangibile beneficio sostanziale per la collettività quantomeno se rapportata a quella degli altri componenti».

La Regione non cambia idea neanche sulla questione relativa alla partecipazione del consigliere alle sedute andate deserte in prima convocazione. Il Comune di Messina- con l’avallo del segretario Le Donne – continua a corrispondere il gettone di presenza a chi firma in prima convocazione e non si ripresenta in seconda convocazione , premiando l’intento partecipativo. Per la Regione, « ritenere dovuto un gettone di presenza per un’attività che non realizza la funzione del consigliere risolvendosi nel nulla, porterebbe in ipotesi alla estrema conseguenza pratica di dover far gravare sulla collettività dei costi che non realizzano alcuna controprestazione e per di più per ipotesi frequentemente ricorrenti»

Come si può ben intuire, sia nel caso dei capigruppo sia nel caso dei consiglieri che firmano in prima convocazione di una commissione ma non si presentano in seconda convocazione se la precedente è andata deserta, le contestazioni ruotano attorno al principio di effettiva partecipazione, che – secondo la Regione – nel Regolamento comunale «non ha trovato adeguata chiarificazione». Ai rilievi mossi da Le Donne circa «una presunta latitanza de legislatore regionale» , da Palermo rispondono infatti che è l’ente ad aver «omesso di provvedere in tal senso rimanendo inadempiente riguardo una precisa indicazione contenuta nella legge regionale 30/2000 …».

Dopo avere precisato che non sono condivisibili neanche le argomentazioni contenute nelle controdeduzioni formulate dalla presidente del Consiglio comunale, la Regione conferma di «ritenere necessario che codesto ente , previa analitica attività di definizione dell’esatto ammontare delle erogazioni non dovute …. provveda al recupero delle stesse…»

Raccomanda infine espressamente al Comune di Messina di «non perseverare nella condotta contestata , conformando la propria attività ai principi di buona e sana gestione della cosa pubblica», sottintendendo che sino ad oggi non lo ha fatto.

Palazzo Zanca avrà 30 giorni di tempo per proporre ricorso gerarchico e 60 giorni per rivolgersi al Tar.

Danila La Torre