MESSINA – Ancora in bilico. Ancora con il fiato sospeso: il Piano di riequilibrio del Comune di Messina continua a non essere al riparo dall’ipotesi dissesto. Da una parte le “rilevanti criticità” espresse dalla Corte dei Conti siciliana. Dall’altra, la possibilità per il sindaco (“La città merita una risposta definitiva”) di presentare l’ennesima risposta, entro il prossimo 7 luglio, alle richieste di chiarimenti della magistratura contabile. E poi, il 18 luglio, Federico Basile sarà in audizione, alle 11, a Palermo per il contraddittorio finale. Per chiudere una partita iniziata nel lontano 2012.
La Sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana, con presidente Salvatore Pilato, ha convocato primo cittadino, segretaria generale, responsabile del servizio finanziario e collegio dei revisori, dopo aver approvato la deliberazione del magistrato istruttore Massimo Giuseppe Urso. Si legge nel documento: “Il Comune ha facoltà di trasmettere relazioni, memorie, atti e documenti di chiarimento e/o di replica entro il termine del 7 luglio, ore 13.00, salva l’eventuale produzione di ulteriori atti e documenti in relazione allo svolgimento del contraddittorio”.
Ma quali sono i rilievi del magistrato istuttore? Dopo aver fatto una ricostruzione storica, sin dalla prima edizione del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale del 13 dicembre 2012, la relazione si sofferma su quello rimodulato e arriva alle seguenti conclusioni e “richieste di chiarimenti”: “Non è univocamente individuabile l’effettiva diminuzione dei debiti fuori bilancio derivanti dalla precedente rimodulazione. Conseguentemente non è identificabile con certezza la consistenza dei debiti fuori bilancio da ripianare tramite la procedura di riequilibrio finanziario. Sussistono perplessità sull’attendibilità degli accordi di ripiano sottoscritti con i creditori espressi nel Piano di riequilibrio”.
Il magistrato Urso riscontra “incoerenze nel programma di ripiano” e “carenze informative sull’esatta quantificazione delle posizioni debitorie”. Sono tanti i chiarimenti richiesti riguardo agli accordi di rateizzazioni per i debiti e ai “rilevanti debiti fuori bilancio derivanti da sentenze definitive”.
Nel capitolo “Passività potenziali derivanti da controversie giudiziarie”, il relatore registra “diverse discordanze tra le informazioni trasmesse”. In merito a un contenzioso, in particolare, si parla di un dato “poco attendibile”. In conclusione, “si giunge ad una potenziale sottostima del fondo contenzioso nel rendiconto 2021 di euro 19.230.362,16”. Scrive il relatore: “Nella relazione di risposta all’ordinanza istruttoria l’Ente ha riferito che la copertura dei residui rischi finanziari è demandata al fondo rischi straordinari; tuttavia, tale fondo rientra nella procedura di riequilibrio e non ne risulta condivisibile l’utilizzo del medesimo per finalità extra Piano”.
In merito alla situazione debitoria del Comune con la partecipata Ato3 in liquidazione, per il magistrato istruttore, “manca una congrua e ragionevole previsione del rischio di soccombenza, con il relativo accantonamento nel fondo contenzioso del rendiconto 2021”.
E ancora: “Rimangono dubbi sull’effettiva consistenza e movimentazione del fondo di rotazione, a causa
dell’incongruenza tra i documenti del Piano, le informazioni trasmesse e i dati del rendiconto”. E vengono esposte una serie di “criticità rilevate e richieste d’integrazione alle informazioni disponibili”. Tra queste, “è necessario comunicare se sono state adottate le misure di riduzione delle spese di personale, specificando se è stata verificata la compatibilità finanziaria dei provvedimenti adottati su dotazioni organiche e assunzione di personale rispetto agli obiettivi di risanamento finanziario prefissati con il Piano di riequilibrio”. Tema centrale, dati gli obiettivi di rilancio della macchina amministrativa da parte del sindaco.
Nella deliberazione del magistrato istruttore, si legge: “L’evoluzione della situazione di cassa mostra un peggioramento nell’esercizio 2021 connesso all’utilizzo, per esigenze di cassa, di risorse vincolate poi non reintegrate”. E, inoltre, “le criticità più elevate nella riscossione dei residui si registrano nelle altre entrate, diverse da quelle indicate come attinenti al recupero dell’evasione tributaria. Si osservano diversi casi in cui le riscossioni in conto residui nel 2021 sono sensibilmente inferiore all’ammontare rimasto da riscuotere al 31.12.2021. E si rileva il peggioramento dei flussi di cassa della gestione di parte corrente (residui e competenza), riconducibile a difficoltà di riscossione delle entrate aleatorie e ricorrenti”.
Il magistrato informa pure che “in Sezione sono pervenute alcune note di presunti creditori del Comune di Messina, i quali, richiamando le decisioni rese da questa Sezione nel corso degli anni, nonché alcune decisioni rese dal giudice ordinario in sede penale, hanno trasmesso note e richieste, inserendosi nel procedimento in esame, espressione della funzione di legittimità-regolarità”. Di particolare importanza gli eventuali accordi di rateizzazione con i creditori stessi.
Per il relatore, permangono le “criticità che caratterizzano la situazione finanziaria del Comune di
Messina, con particolare riferimento alla situazione dei debiti fuori bilancio e delle passività potenziali, anche nei confronti degli organismi partecipati dall’Ente”. In sostanza, “debiti fuori bilancio, situazione del contenzioso, ripiano della massa passiva, sottostima dei fondi accantonati, scarsa capacità di riscossione dei residui attivi e di pagamento dei passivi, permanenza di residui attivi e passivi di elevata anzianità” risultano tra i punti dolenti.
“Tutti gli aspetti critici rappresentati nella presente relazione saranno sottoposti al contraddittorio con il Comune di Messina, al fine di consentire allo stesso di fornire i chiarimenti richiesti”, conclude la Corte dei Conti. La partita, per Palazzo Zanca, non è ancora finita e il dissesto non è scongiurato.