Il piano d’azione per l’energia sostenibile, la valutazione ambientale sull’attuale Piano regolatore generale, la variante di salvaguardia, la demolizione delle palazzine di “Casa Nostra” per la realizzazione di un parco urbano, la pavimentazione drenante in alcune zone della città. Sono i punti focali trattati dall’assessore all’Urbanistica, Sergio De Cola, nel corso del convegno “Città metropolitane e resilienti – Messina progetta il futuro”, che si è svolto oggi a palazzo Zanca. La resilienza è la capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, con particolare riferimento agli eventi naturali estremi e ai disastri ambientali che, in una città come Messina che da sempre combatte contro il rischio sismico ed idrogeologico, sono stati amplificati da scelte urbanistiche non sempre assennate.
Il tema è stato affrontato in generale dall’assessore all’Urbanistica di Bologna, Patrizia Gabellini, dal presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica, Silvia Viviani, e dal coordinatore dell’associazione Landscapefor, Paolo Castelnovi.
Focus, poi, su Giampilieri, per rimarcare l’importanza della prevenzione. “Quel maledetto 1. ottobre 2009 iniziò a piovere fortissimo intorno alle 17 fino alle 20.15, per poi continuare in misura minore per tutta la notte. Le frane assassine si sono innescate intorno alle 19. Il torrente Puntale ha un bacino di circa 60mila metri quadri e il rimboschimento ha un costo di circa 10 euro al metro quadro. In presenza di boschi, i tempi di arrivo della pioggia nell’alveo del torrente si allungano di un’ora. Dunque se si fossero spesi 600mila euro in prevenzione la frana si sarebbe innescata alle 20 e ci sarebbe stato un bonus di tempo in più per agire. Non so cosa sarebbe cambiato ma, dopo la tragedia, sono stati spesi oltre 100 milioni per la messa in sicurezza di un territorio che ha perso la sua identità ed è stato abbandonato da alcuni abitanti. Sarebbe sicuramente stato più utile spendere un centesimo di quella cifra in opere preventive”.
Gasparrini ha analizzato la città sotto diversi punti di vista: “Capo Peloro è un luogo di eccellenza ambientale, da curare e far diventare attrattore turistico ma è stato fortemente devastato dal consumo del suolo. L’offerta alberghiera è molto debole, crescono solo i b & b, così com’è debole il settore della cultura, che rappresenta solo il 4 % dell’occupazione. C’è poi il problema del passaggio dei tir e in questo senso la scelta di realizzare una piastra logistica a Tremestieri, anche per intercettare il flusso delle merci, è fondamentale. E’ importante il potenziamento della metroferrovia e il prolungamento della pista ciclabile fino a Capo Peloro, così come sarebbe interessante realizzare una pista ciclopedonale sulla vecchia linea ferroviaria dismessa fino a Villafranca. Messina è il primo Comune italiano per traffico portuale di passeggeri e per aree naturalistiche vincolate. I Peloritani devono rappresentare il più grande parco cittadino, com’è nel nuovo piano di Barcelona il parco di Collserola. Il nuovo Piano regolatore di Messina non è solo un insieme di regole, che ci saranno, ma anche una visione di città futura in grado di guidare nuovi progetti nell’interesse collettivo”.
La chiosa, affidata al dirigente generale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che è anche ex ministro alla Coesione Territoriale, Fabrizio Barca: “Cambiare il sud è possibile e alcune città hanno conosciuto stagioni felici, pur se adesso c’è una fase di stallo. C’è stato un intero secolo di cambiamenti significativi a cui il sud ha reagito in modo molto limitato, con un’impennata nel dopoguerra e poi basta. Ho apprezzato la volontà di ripensare la città di Messina con il nuovo Piano Regolatore, vedo che c’è una buona combinazione di concetti e operatività. Serve, chiaramente, anche l’intervento statale, in rispetto dell’articolo 3 della Costituzione, che dice che è dovere dello Stato rimuovere gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo”.
(Marco Ipsale)