Uno dei pilastri sui quali si basa il Piano di riequilbrio, per la giunta Accorinti, è l’assunto secondo il quale verrebbero saldati i creditori immettendo così immediatamente liquidità nel tessuto economico, riattivando il mercato. Si tratta davvero di un’equazione perfetta? I soldi andranno effettivamente e immediatamente in tasca a creditori messinesi? Saranno soldi che riattiveranno davvero il mercato locale? Chi sono i mini ed i maxi creditori? Da oggi ci porremo una serie di domande relativamente “all’equazione” e lo faremo alla luce di alcune considerazioni: la prima è capire come funziona il meccanismo, la seconda è che il Fondo di rotazione non è gratis,ma è un prestito che tutti i messinesi (non solo i creditori) dovranno restituire in 10 anni, la terza è analizzare quanto successo,ad esempio,a Cefalù, dove, dopo l’approvazione del Piano di riequilibrio e l’accesso al Fondo di rotazione, il Comune è stato preso d’assalto da creditori vecchi e nuovi ed il 5 marzo è stato costretto a dichiarare il dissesto.
Torniamo al punto di partenza. Così dichiarava a gennaio il vicesindaco Signorino: “Il piano di riequilibrio tutela l’interesse economico dell’intera città favorendo l’introduzione massiccia di liquidità a supporto della domanda locale e dei singoli creditori. Viene infatti minimizzata l’eventuale decurtazione del credito e anzi assicurata in tempi molto celeri la corresponsione dell’intero dovuto”.
Ad aspettare il Fondo, esattamente come Godot, sono 13.500 tra persone fisiche e giuridiche che vantano crediti a vario titolo. Di questi i maxi creditori sono circa 80. Con l’accesso al Fondo di rotazione previsto dalla Salvacomuni la giunta conta di avere a disposizione circa 60-65 milioni di euro (ipotesi tutta da verificare perché l’importo dipenderà dalle risorse complessive che saranno ripartite tra i Comuni che ne hanno fatto richiesta) da destinare al pagamento dei debiti fuori bilancio. Supponendo che la cifra si aggiri sui 60-65 milioni di euro, supererebbe di poco la metà dei debiti fuori bilancio censiti nel piano di riequilibrio, pari a 109.768.130,12 euro, ed equivarrebbe ad 1/9 dei debiti potenziali dell`ente, che ammontano a circa mezzo miliardo di euro e che, da potenziali, non svanirebbero nel nulla, ma continuerebbero a gravare come “nubi” sul cielo di Palazzo Zanca, diventando prima o poi reali.
Se diamo uno sguardo rapido a debiti accertati e debiti potenziali (vedi articoli allegati) scopriamo che il Comune gran parte dei creditori li ha in “casa”, tra dirigenti, dipendenti, consiglieri di circoscrizione, partecipate e l’attuale assessore De Cola, attraverso lo Studio De Cola.
L’obiettivo della giunta è pagare entro 120 giorni dall’approvazione del Piano di riequilibrio il totale delle somme ai mini- creditori, quanti cioè vantano un credito inferiore ai 50 mila euro. Per gli altri, i cosiddetti maxi-creditori, sono previsti due percorsi: 1) se accettano la transazione con decurtazione del credito del 34% saranno saldati interamente entro 120 giorni dall’accreditamento del Fondo di rotazione 2) in caso contrario saranno saldati attraverso un piano di rateizzazione (senza decurtazione) nell’arco dei 10 anni del Piano di riequilibrio. In tutti questi casi non vengono più calcolati gli interessi.
Prima di andare a vedere cosa è successo a Cefalù sia per i creditori che hanno firmato le transazioni che per quanti non le hanno firmate, cerchiamo di capire se davvero il Riequilibrio comporta ipso facto l’immissione immediata di liquidità ed immissione di liquidità nel mercato cittadino. In parole povere,vediamo a chi arrivano i soldi.
A sollevare alcune legittime perplessità è stato subito il consigliere comunale del Gruppo misto Gino Sturniolo: “ Secondo l’amministrazione l’accesso al Fondo comporterebbe l’immissione nell’economia messinese liquidità per 60-100 milioni che, attraverso effetti moltiplicatori (?), diventerebbero 300, generando un’impennata del pil cittadino del 2,5%. Purtroppo il Fondo di Rotazione, è un prestito e saranno i cittadini a doverlo restituire in rate semestrali. E’ giusto che questa generazione e la successiva paghino il debito frutto di generazioni politiche, amministrative, imprenditoriali del passato? E’ corretto dire che il pagamento del debito genererebbe il rilancio economico? Come può accadere questo se dei 65 milioni di debiti certi ed esigibili 55 vanno a circa 80 grandi creditori, pochi di questi operatori economici messinesi?”. Quindi ai “mini-creditori” che numericamente sono la stragrande maggioranza, andrebbero 10 milioni di euro, mentre 80 “maxi” si dividerebbero la torta maggiore, 55 milioni di euro. Sturniolo poi fa alcuni esempi: “ 27 milioni circa hanno a che fare con il contenzioso legale (parcelle, spese giudiziali, risarcimento sinistri …) e di questi in tre casi dei singoli hanno crediti per oltre 500.000 euro,mentre 920.000 euro andranno ad ingeneri. Per non parlare delle somme destinate a Tirrenoambiente,poi 500.000 circa a testa per ENEL e ACEA, 378.000 per la Lega Nazionale Difesa del Cane, 392.000 per Ecodeco Cavaglià (BI), 892.000 per Cosedil di Santa Venerina, 366.000 per Galva (MI). Sono degli esempi per dire che non sembra esattamente una composizione da rilancio dell’economia cittadina”.
Le domande che solleva Sturniolo sono legittime. L’amministrazione parla d’immissione immediata di liquidità nel mercato messinese. Andiamo quindi a vedere tra i maxi creditori chi c’è. Enel e Acea, ad esempio, mezzo milione a testa,la Cosedil di Santa Venerina, Catania (parcheggio Zaera) 892 mila euro, la Maggioli Tributi Sant’Arcangelo di Romagna, 52.937, Edilsud (oggi Ecodil) 3 milioni 655 euro (palestra Gravitelli), Lega nazionale difesa del cane con due distinti debiti per un totale di 380 mila euro, Agenzia regionale rifiuti acque, 167 mila, Demanio Marittimo Regione Sicilia, 54 mila. Ci sono poi i crediti legati al ciclo dei rifiuti: Ato 3 17 milioni, Messinambiente 2 milioni e mezzo, quindi Tirrenoambiente Tripi 696 mila euro, Ecodeco Cavaglià (Biella) Tirrenoambiente 392 mila euro, Galva (Milano) 366 mila euro. Da questa lettura appare assai improbabile che le somme vengano reimmesse nel mercato locale. Passiamo poi ad altri maxi creditori, tra i quali spiccano studi legali, ingegneri, grandi imprese, tutti in attesa di cifre e parcelle lievitate nel tempo, accertate ed esigibili.
Come citava Sturniolo 27 milioni e 467 mila euro sono destinati al contenzioso (parcelle,spese legali e risarcimenti sinistri). Il lodo Torno, per fare un esempio, ha causato crediti per parcelle agli avvocati Aldo Tigano (531.627), Candido Bonaventura (344.000) e Gregorio Falzea (651 mila euro). Sono le parcelle peraltro la parte più ingente dei 27 milioni. Tra i liberi professionisti ci sono i crediti di un ristretto numero di ingegneri che in totale vantano 918 mila euro (tra questi lo Studio De Cola con un credito di 300 mila euro). L’impresa Schipani vanta 309 mila euro mentre la Sitel spa Penta Immobiliare dei Cuzzocrea ne vanta 359 mila e la Framon (Gruppo Franza) 140 mila per risarcimento danni. Ci sono poi una lunga serie di espropri, alcuni dei quali di oltre 700 mila euro ciascuno (vedi Flavia Marullo e Serafina Macaione più eredi Navarra). Infine 200 mila euro sono destinati a pagare i debiti con il Policlinico,106 per la Polisportiva città di Messina (che si è rivelato un carrozzone) , mentre quasi un milione alle strutture residenziali ex Istituzione, 383 mila euro alla coop Nuova Presenza e 241 mila alla coop Azione sociale. L’elenco non prende in considerazione i debiti potenziali,alcuni dei quali con rischio fino al 100% e che inevitabilmente finiranno con il gravare e per i quali,tra l’altro si rischia di veder ampliata la forbice tra i maxi creditori ed i mini.
Alla luce di questi dati è opportuno chiedersi se ci sia davvero l’immissione immediata di liquidità nel mercato locale, e se sì, tra l’altro,che tipo di “mercato” si considera, ovvero che fasce di messinesi. C’è poi da chiarire il termine immediata immissione. Su questo punto c’è già stato a gennaio uno scambio di opinioni tra la consigliera comunale Antonella Russo ed il vicesindaco Signorino. Tema del contendere gli schemi di transazione che l’amministrazione ha inviato a gennaio a circa 80 creditori. La Russo chiedeva lumi sul fatto che le lettere trasmesse ai maxi creditori,quelli quindi con credito maggiore di 50 mila euro, non indicassero, come richiesto dal Ministero, i termini della transazione (quindi le due possibilità di pagamento),né gli importi,né il fatto che gli interessi non sono più calcolati. Il vicesindaco rispose alla consigliera sottolineando come la lettera fosse soltanto un invito ai creditori e solo quanti si sarebbero successivamente presentati al Comune (sembra finora una ventina) avrebbero potuto conoscere i termini dell’accordo. In realtà il Piano è stato trasmesso al Ministero senza che a tutt’oggi si sappia con certezza né quanti sono i creditori disposti ad accettare la rateizzazione,né quanti disposti alla decurtazione né in genere quanti disposti a firmare la transazione stessa. E non è un dettaglio di poco conto. Nel frattempo, tornando al termine “immediata” liquidità è chiaro che un debito saldato in 10 anni difficilmente potrà consentire l’immediata liquidità. La transazione non obbliga comunque le parti qualora nessuna delle condizioni dovesse verificarsi,e lo stesso vale per quanti, tra gli 80 destinatari della lettera d’invito che non si sono presentati al Comune decidessero comunque di non farlo nei prossimi mesi. Il fatto di avere ricevuto la lettera non equivale infatti all’aver accettato alcun tipo di accordo e, come vedremo, c’è anche chi ci ha ripensato dopo averlo fatto.
Passiamo al caso di Cefalù ben sapendo che è un Comune più piccolo rispetto a Messina,ma diventa interessante comprendere cosa è avvenuto proprio per il pagamento dei creditori e per i debiti potenziali.
La dichiarazione di dissesto comporta il divieto di pignoramenti e dell’avvio di nuove azioni esecutive, nonché il blocco di tutti gli interessi e le spese legali. Il Piano di riequilibrio comporta lo stop agli interessi ma non ha un uguale muro per i pignoramenti e per le nuove azioni esecutive.
Ecco cosa è successo a Cefalù. Nel 2012 Il Comune è sull’orlo del dissesto, ma la nuova amministrazione decide di utilizzare il salvagente lanciato dal Salvacomuni e nel 2013 presenta un piano di riequilibrio per far fronte ad oltre 12 milioni di debiti fuori bilancio. Il Piano viene approvato dal Ministero e dalla Corte dei Conti nella prima metà del 2014 e Cefalù accede al Fondo di rotazione. Sei mesi dopo il Comune è costretto a dichiarare dissesto, su disposizione della Corte dei conti che nel dicembre 2014 ha valutato il piano di rientro non sufficiente. Il 5 marzo 2015 il Consiglio comunale ha approvato la dichiarazione di dissesto.
Cosa è successo? E’ lo stesso sindaco Rosario Lapunzina a spiegarlo a dicembre: “. Ho partecipato oggi all'udienza convocata dalla Corte dei Conti. Dopo avere relazionato sul piano di riequilibrio, che ha visto nel primo anno il raggiungimento degli obbiettivi prefissati ,considerato con rammarico che le numerose azioni esecutive intentate dai creditori nonchè la revoca di alcune rateizzazioni non consentono di proseguire nell'attuazione del piano, ha depositato la delibera di Giunta del 17 dicembre con la quale l'organo esecutivo ha preso atto dell'esistenza dei presupposti per la dichiarazione del dissesto finanziario avviando la relativa procedura. Abbiamo fatto il possibile, ma la legittima pretesa dei creditori a riscuotere subito quanto spettante ha fatto saltare il banco. Alcuni tra i maggiori creditori hanno prima dato il consenso alla rateizzazione e poi l'hanno ritirato”.
In sostanza alcuni creditori, stanchi di attendere i tempi legati all’approvazione del Piano e poi il riequilibrio hanno cambiato idea. Ci sono state anche revoche delle rateizzazioni e nel frattempo la mole di quelli che erano potenziali creditori è diventata reale ed è scattato l’assalto al Palazzo. I vecchi creditori hanno fatto saltare il banco e nel frattempo a loro si sono aggiunti i nuovi.
Escludiamo che ciò accada a Messina,anche se a volte la matematica gioca brutti scherzi e ciò che è dato per scontato oggi non lo sarà domani. Ma saranno queste le tematiche che cercheremo di affrontare nei prossimi giorni.
Rosaria Brancato
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