La frana di Calatabiano ha smosso… le acque. Tre settimane di crisi idrica hanno fatto suonare un campanello di allarme all’Amam. Superata la fase critica, pur se ancora solo in modo provvisorio, l’azienda di viale Giostra si è messa al lavoro per evitare che problemi simili si ripetano in futuro e per gestire al meglio il servizio idrico, sia dal punto di vista infrastrutturale sia da quello economico.
Stamane l’Amam ha presentato a Palazzo Zanca la programmazione del prossimo triennio che si basa su tre punti cardine: il progetto preliminare relativo alla mitigazione della vulnerabilità dell'acquedotto di Fiumefreddo; lo studio sullo stato delle reti idriche interne e le modalità d'intervento dirette ad ottimizzare il servizio idrico; le attività volte all'individuazione delle risorse idriche alternative, allo sfruttamento idroelettrico delle infrastrutture ed al recupero energetico.
Un incontro chiesto e organizzato dall’assessore Sergio De Cola: “L’azienda ha dovuto affrontare una serie di problemi – ha detto -, il più grave quello di Calatabiano, di rilevanza nazionale, tanto che è dovuta intervenire la Protezione civile. L’Amam ha risposto abbastanza bene, è stata vittima della situazione. Il problema era il territorio fragile, il dissesto idrogeologico che è sempre in agguato. Per il futuro è stato avviato un percorso di conoscenza e di progettazione, concordando le linee guida per migliorare il servizio e l’efficienza dell’azienda. La prima fase di studi e di progettazione è già stata fatta e abbiamo richiesto al governo i necessari finanziamenti”.
Il presidente dell’Amam, Leonardo Termini, si è soffermato anzitutto sugli aspetti economici. “L’azienda ha crediti per circa 80 milioni. Si tratta soprattutto di grossi condomìni o enti, con i quali nel tempo sono state fatte rateazioni quasi mai rispettate a cui si sommavano nuove forniture idriche. Ora il settore è stato disciplinato con maggiore attenzione per recuperare questa forza finanziaria. I debiti principali, invece, sono quelli contratti con Enel, Eni ed Eas, con i quali sono in corso piani di rientro sostenibili. Poi c’è il problema dei furti d’acqua, che abbiamo anche denunciato in Procura”.
C’è finalmente uno studio sul tracciato del Fiumefreddo. “Non possiamo restare passivi in attesa degli eventi – prosegue Termini -, serve più attenzione. Le criticità di Calatabiano e Forza d’Agrò sono sempre quelle che preoccupano di più, martedì prossimo avremo un incontro a Palermo con la Protezione civile nazionale, alla quale chiederemo di conoscere tempi precisi. Nel frattempo stiamo cercando nuove fonti d’acqua e vogliamo organizzare meglio la rete idrica. Le perdite arrivano al 50 %. Il 25-30 % è fisiologico, il restante 20-25 % è dovuto all’utilizzo improprio con un duplice danno: circa 1 milione e mezzo per portare quest’acqua erogata e circa 10 milioni di mancata fatturazione”.
Si avvicina la stagione estiva e, inevitabilmente, diminuirà l’acqua in arrivo in città. Per un breve periodo potrebbe essere utile aggiungere quella dell’Alcantara, pur se i costi sono elevati. Prima, però, è necessario che la condotta sia riparata tra Alì e Scaletta, lì dov’è interrotta. “Abbiamo preteso quest’intervento – conclude Termini -, anche perché quest’acqua va a finire nel serbatoio di Tremonti e dunque può servire le zone alte che soffrono maggiormente. Ho parlato la settimana scorsa con Siciliacque, mi è stato detto che i progetti sono pronti, la ditta esecutrice è stata individuata e sono in attesa dei tubi da montare. Tra aprile e maggio potrebbero finire i lavori”.
Che la portata del Fiumefreddo sia inferiore nel periodo estivo lo ha confermato il direttore generale dell’Amam, Luigi La Rosa. “E’ di circa 840 litri al secondo rispetto ai 974 del periodo invernale. Le acque provengono dallo scioglimento delle nevi a monte di Fiumefreddo ed hanno una composizione organolettica eccezionale. Poi vengono sollevate in superficie con quattro pompe da 550 kw per una portata ciascuna di 300 litri e convogliate al serbatoio di Piedimonte Etneo, che è in ottimo stato di conservazione e non può essere la causa dei dissesti di Calatabiano. Nei 60 chilometri di tracciato fino a Messina si attraversano 88 corsi d’acqua, 310 pozzetti e diverse gallerie, le più lunghe delle quali sono quelle di Taormina, 1450 metri, e Forza d’Agrò, 951 metri. L’acquedotto è stato realizzato bene e non ci sono mai state grosse criticità, i problemi sono sempre derivati da piccole frane del territorio circostante. Ne ricordo un’altra a Calatabiano, poi a Itala, Santa Margherita e l’ultima, nel 2012, a Trappitello, ma è sempre stato possibile il ripristino in tempi rapidi. Ora abbiamo fatto uno studio più completo rispetto al Piano per l’assetto idrogeologico e sono stati individuati 45 siti a rischio, dei quali 14 a rischio basso, 22 a rischio medio e 9 a rischio alto. Tra i 9 c’è anche Forza d’Agrò, dove nei prossimi mesi verrà realizzata una nuova palificata per evitare che la condotta possa subire danni. Per ognuno dei 45 siti c’è un progetto preliminare, con interventi naturalistici e protezione della condotta, la cui spesa totale prevista è di circa 6 milioni, che il Comune ha già chiesto al governo”.
Una voce che incide sul bilancio è quella relativa alle spese correnti per l’energia elettrica. “Circa 8,5 milioni all’anno – spiega La Rosa -, è opportuno realizzare opere per ridurre questa spesa. Ad esempio si possono inserire turbine che trasformano l’energia idrica in elettrica e consentirebbero una produzione di circa 9 milioni di kwh con una spesa di 5 milioni e 700mila euro ma un risparmio annuo di 1 milione e 900mila euro, quindi ammortizzabile in tre anni. Infine abbiamo presentato la documentazione al Genio Civile per fare nuovi sondaggi sul territorio alla ricerca di nuove fonti. Nel torrente Briga siamo già scesi a 40 metri, prevediamo di scendere fino a 70 e trovare un quantitativo di acqua consistente”.
Focus sulla rete idrica, infine, da parte del prof. Giuseppe Aronica, docente dell’Università di Messina che ha presentato il progetto redatto proprio per fare luce sullo stato attuale. “La rete – afferma – è nata in tempi diversi, con parti non congruenti fra loro. Inizialmente è stata pensata per servire la parte centrale e bassa del territorio, con i cinque anelli principali di Mangialupi, Noviziato, Torre Vittoria, Trapani e San Licandro, poi la città si è sviluppata verso l’alto e dunque la struttura non ha più risposto alle esigenze in modo efficiente. Ogni anno in rete vengono immessi circa 35 milioni di metri cubi di acqua, ma l’Amam ne fattura solo 16 milioni di metri cubi. C’è una perdita fisiologica ma poi ci sono buchi in condotta e furti ed è su questo che bisogna lavorare. In condizioni ideali, senza perdite, basterebbero 800 litri al secondo per fornire tutta la città ma perché accada davvero servono nuovi serbatoi e nuovi tratti di rete. L’obiettivo è quello di arrivare ad una perdita totale del 20 % e quindi di garantire acqua a tutti con l’arrivo di 1000 litri al secondo”.
(Marco Ipsale)