A Milano quelli precipitati improvvisamente nel buco nero della povertà, quelli che lo spread se lo son trovati conficcato sulla pelle, lo chiamano “l’angelo”, anche se nella fantasia dei bambini può benissimo essere Batman.
Arriva nel buio della disperazione, la illumina con gesti di semplice umanità e poi scompare nel nulla perché non vuole si conosca neanche il suo nome. L’ultimo che lo ha incontrato ha 54 anni, si chiama Gaspare Tumminiello e fino a poco tempo fa gestiva un bar, poi la crisi, i debiti, i prestiti, la disoccupazione e infine un cancro. Da 2 anni viveva in un’auto parcheggiata in un vicolo del quartiere Stadera senza poter combattere quel male che gli devastava il corpo mentre la ferocia di un’Italia per soli ricchi gli devastava l’anima. L’angelo ha messo l’auto in un garage, ha affittato una casa, gli ha dato un assegno e una parola: “mi raccomando, non si arrenda”.
Aveva già aiutato Noemi, pensionata che si era indebitata con la banca “sono a un passo dal chiedere l’elemosina”, lui le ha rimesso su il conto, regalato un frigo e un paio di occhiali da vista. O Salvatore Jacono, ferroviere e portiere di notte per far studiare i suoi figli ma non bastava. Ci ha pensato lui. O il papà del piccolo Mohamed, che necessitava di un trapianto di midollo osseo e lui, docente universitario in Tunisia era costretto a far raccolta differenziata in un ospedale di Milano pur di dargli cure adeguate.
Nella Milano da bere è arrivato questo Batman della solidarietà silenziosa che non cerca pubblicità né nomi sui giornali ma riporta sprazzi di umanità in una società che ha polverizzato i valori.
L’angelo ha lavorato a lungo nel mondo dell’alta finanza: “ ci sono centinaia di manager milionari che possono fare quel che faccio io, ma forse non leggono le pagine della cronaca, leggono solo quella degli spettacoli- ha detto- L’anomalia non sono io, ma chi volta le spalle a chi è stato sconfitto dalla vita”.
In questa storia che scalda il cuore l’aspetto ancora più bello è un altro, perché un giorno l’angelo ha incontrato un altro angelo: è Aldo, pensionato da 450 euro al mese. L’anziano ogni giorno accudisce i bambini di una coppia che da 10 anni è in lista per un alloggio popolare ma nell’attesa vive in dormitori. Aldo porta a scuola i bambini e li riprende, li accudisce come in un nonno. Ma ha un’auto vecchia, quindi deve pagare il pedaggio per l’Ecopass. Ed ecco che l’uomo della speranza paga auto nuova, bollo, assicurazione: “L’ho spiegato ai miei figli: chi ha deve aiutare chi non ha. Il valore dei nostri gesti è proporzionale a quello di cui ci priviamo per aiutare gli altri. Ha più peso il gesto del pensionato che rinuncia ai 20 euro che non quelli come me che non devo rinunciare a nulla, nemmeno al superfluo”.
Ho scelto questa storia di angeli che si danno la mano perché avevo voglia di “bellezza”, mi fa schifo l’Italia degli evasori che poi rubano dallo stato sociale i soldi per la mensa dei propri figli, dichiarano zero euro di reddito e hanno il barcone, hanno il conto in svizzera ma incassano il denaro dal nostro sudore. Ormai c’è solo l’elite del denaro e poi la massa (scusate il termine marxista ma rende meglio l’idea).
Servono i sogni in questo squallore quotidiano. Mi piacciono questi angeli senza ali, fatti di carne, che regalano stelle.
Questa storia rende un po’ meno amaro sentir l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne che di fronte ad una sentenza del tribunale che impone l’assunzione di 146 operai allo stabilimento di Pomigliano, dichiara: “è un evento accaduto in una regione che ha folkloristiche regole locali”. Il tribunale di Roma ha emesso una sentenza nei confronti di un’azienda che su 2.100 nuove assunzioni ha escluso gli iscritti alla Fiom Cgil. Definire folkloristica la giustizia è non solo offensivo ma anche irriconoscente da parte di un dirigente strapagato della Fiat, azienda che dall’Italia (e dagli Italiani) ha avuto più di quanto ha dato.
In quegli stessi giorni il ministro del lavoro Elsa Fornero, intervistata dal Wall Street Journal ha sentenziato: “il lavoro non è un diritto, va guadagnato anche col sacrificio”, cancellando con poche parole l’art.4 della Costituzione e secoli di battaglie. Travolta dalle polemiche, ha corretto il tiro: “intendevo il posto fisso”.
A Milano nei giorni scorsi la giunta Pisapia ha deliberato una norma che ripristina il diritto dei bambini a giocare nei cortili. Fa tristezza un Paese dove devi imporre una legge per far giocare i bambini piuttosto che lasciarli lobotomizzati davanti alla play station, è una società di ghiaccio.
Un anno fa rientrando a casa con mio figlio e mio marito abbiamo visto una famigliola di tre persone davanti al cassonetto. Il padre stava aiutando il bambinetto a entrare per rovistare meglio. Erano una famiglia come la mia, probabilmente è solo per caso che noi siamo stati più fortunati di loro.
Perché la disperazione involontaria è quel che può accadere oggi in qualsiasi casa, entra senza bussare all’improvviso come gli angeli neri nell’Egitto della Bibbia e lascia solo devastazione.
Non so quando è successo che oltre allo stipendio abbiamo perso anche il senso dell’umanità che non ci fa più vedere l’altro negli occhi. Nel Piccolo Principe si legge: “non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Infatti l’angelo di Milano si muove benissimo di notte, non ha bisogno di luce perché vede col cuore. Sarebbe bello non aver bisogno di lui, sarebbe bello se questa piccola storia non facesse notizia. Invece no, nella società dove il diritto al lavoro è folklore quando qualcuno accende una candela di umanità fa notizia.
Rosaria Brancato