“Non si possono semplicemente comprare e piazzare delle tribune in un impianto sportivo: esistono delle regole da seguire”. Così Mario Foti, sindaco di Furnari, ha replicato al manifesto pubblicato dal gruppo di opposizione “Giovani per Furnari”. Nel manifesto si chiede la realizzazione delle gradinate negli impianti utilizzati dall’ASD Furnari Portorosa e dall’ASD Tonnarella, entrambe militanti nel campionato di prima categoria.
“È da quattro anni” – si legge nel manifesto – “che la minoranza si vede bocciato l’emendamento in bilancio per la costruzione delle gradinate, mentre si assiste ad affidamenti diretti che ormai hanno superato i due miliardi e mezzo di vecchie lire. Questa classe dirigente, molto attiva a trovare risorse per illuminare strade secondarie ed interrotte, a sistemare canaloni di fogna ed asfalti vicino a determinate abitazioni, faccia qualcosa anche per gli sportivi. Dopo aver assistito in questi quattro anni alla privazione dell’unico campetto pubblico, vergognosamente trasformato in deposito, codesto gruppo grida ad alta voce: basta con le solite litanie. É giunto il momento di dare ai nostri ragazzi servizi seri e fruibili per le loro attività sportive”.
La replica del sindaco non si è fatta attendere: “Siamo alle solite. Ancora una volta si fa demagogia spicciola: per realizzare gli spalti bisogna che essi siano omologati, e l’omologazione si ottiene presentando un progetto, che dovrà poi essere autorizzato dal CONI. Abbiamo provato a presentare un progetto per ottenere un mutuo, ma sono state cambiate le carte in tavola; troveremo altre strade. Certo è che non basta prendere fondi comunali e piazzare delle gradinate, come se le leggi non esistessero. Inoltre, un progetto del genere richiede un investimento minimo di 150.000 euro. Insomma, siamo ai livelli delle polemiche sui canaloni adiacenti l’Arena, che secondo la minoranza rischiavano di esondare in pieno agosto. Quando i “giovani per Furnari” smetteranno di farsi dettare la linea politica dai personaggi che hanno rovinato la dignità della città, allora forse potremo iniziare a dialogare”.
Giovanni Passalacqua