MESSINA – “Oggi in Sicilia i pazienti non possono che scegliere due strade: quella di andare fuori regione e quella delle cure private. Possiamo dire che in Sicilia la salute è un terno a lotto”. Lo sostiene la federazione di Messina dell’Unione sindacale di base (Usb), secondo cui la pandemia ha contribuito “a far emergere una carenza strutturale con una gestione improvvisata che anche cambiando governi e assessori rimane invariata e tragica”.
L’Usb ribadisce che la sanità deve essere pubblica, universale, nazionale, equa, gratuita e non deve essere oggetto di profitto per nessuno e deve garantire il diritto alla persona a vedere riconosciuta la propria dignità nei momenti di difficoltàe sofferenza. Ma per il sindacato “stiamo arrivando al punto di non ritorno”. Oltre ai tagli, “l’autonomia differenziata peggiorerà i divari e le disuguaglianze esistenti – prosegue la federazione di Messina – affossando definitivamente la Sicilia”. Per il sindacato, le aziende sanitarie sono in sofferenza e “non si riesce a dare l’assistenza adeguata e necessaria: carenza di medici, infermieri, personale di supporto, strutture fattiscenti, presidi sanitari mancanti”.
Un passaggio della nota viene dedicato al personale impiegato per fronteggiare l’emergenza Covid, “buttato in trincea, senza nessuna preparazione e senza i presidi adatti, senza sicurezza”, dice il sindacato: “Questi operatori che come noi strutturati – prosegue l’Usb – non si sono mai tirati indietro, ora a Messina rischiano il licenziamento, e se ciò accadesse il Policlinico di Messina rischia di chiudere importanti reparti che hanno evitato a tanta utenza i viaggi della speranza”. “Il 31 marzo al Policlinico una settantina di operatori a vario titolo rischiano il licenziamento – aggiunge l’Unione Sindacale di Base – la già precaria situazione diventerà insostenibile per gli operatori e l’utenza. Occorrono stabilizzazioni e nuovi concorsi per assunzioni. In questo modo non si può dare l’assistenza giusta ai pazienti. Settanta persone dal 31 marzo resteranno a casa nonostante la grave carenza, perché – conclude il sindacato – non si alzano i tetti di spesa?”.