Atm: che ne sarà dei passaggi di livello?

La delibera 3/2007 è stata ritirata, ma la questione dei passaggi di livello dei dipendenti dell’Atm è tutt’altro che chiusa. Nel periodo intercorso tra l’approvazione dell’atto del Cda, avvenuta a febbraio, e l’annullamento, la settimana scorsa, le pratiche sono andate avanti. In particolare alcuni dei passaggi di livello stabiliti dalla delibera sono stati transatti davanti al giudice del lavoro. E adesso che si fa? La situazione più delicata riguarda i beneficiari del provvedimento che avevano maturato inattaccabili diritti alla promozione, o che già svolgevano di fatto le mansioni di un inquadramento superiore, senza avere l’ufficializzazione. Questi dipendenti adesso si trovano non solo spalla a spalla con i miracolati dell’ultima ora, ma a rischio di vedersi rimandata a data da destinarsi l’assegnazione formale della qualifica. In molti casi già frutto di contenziosi pluriennali. Il coordinatore provinciale della Cub di Messina, Filippo Sutera, non condivide le preoccupazioni dei dipendenti: «Quelli che hanno accettato la transazione non hanno da preoccuparsi, i problemi semmai riguardano quelli che non sono stati soddisfatti e hanno continuato le vertenze. Anche se secondo me tutte queste rivendicazioni nascono da intese a monte tra l’amministrazione e i sindacati». Il presidente dell’azienda Franco Providenti, dal canto suo, non ha dubbi sulla necessità di ricominciare tutto daccapo: «L’iter amministrativo delle pratiche di transazione non era ancora stato completato – ha dichiarato, – non essendo ancora state depositate davanti al giudice del lavoro. Per questo abbiamo potuto revocare la delibera». Per i reduci dai contenziosi, comunque, sarebbe solo una questione di tempo, a detta dello stesso presidente: «Rivedremo le varie posizioni, parecchie di queste saranno valutate una ad una. Mi riferisco soprattutto a quelle che vengono fuori dai contenziosi». Sembra dunque che l’azienda voglia mettere ordine in questa matassa, che a dire la verità ha ammassato lei stessa. Providenti non nasconde le responsabilità del Cda, imputandole al desiderio di «accelerare i tempi di applicazione del fabbisogno organico» e conclude: «Certe volte la fretta invece di risolvere le situazioni le complica ulteriormente. Alla fine lo scopo è di riorganizzare un’azienda che attualmente non è organizzata. Questo però non può essere fatto senza il confronto con i sindacati, che sono “gelosi- del loro ruolo».