Il Comune e la Provincia sono i due enti pubblici sui quali si fonda la vita politica e amministrativa della città. Ma se c’è un ente che, potenzialmente, potrebbe davvero dare una svolta al futuro strategico di Messina, questo è l’Autorità portuale, crocevia di finanziamenti e di progettualità che hanno un unico sbocco, quello primario della città: il mare. Vediamo di conoscerlo meglio. Presieduta fino all’autunno del 2007 da Enzo Garofalo, dal dicembre di quello stesso anno l’Authority è guidata da Dario Lo Bosco, uno che di trasporti se ne intende, essendo consigliere d’amministrazione di Rfi.
Già, i trasporti. Sullo Stretto si registra da anni un preoccupante calo. Nel 2007 il comparto Ro/Ro ha rappresentato il 31% del totale sui traffici, nel 2008 il 57,5%. Ma questo è solo apparentemente un dato positivo se si relaziona al fatto che il volume totale dei traffici ha registrato un decremento del 10%. Un trend verso il basso che si trascina da diversi anni. Nel 2008 è aumentato, invece, il traffico crocieristico: da 238 a 250 navi da crociera, da 293 mila a 337 mila passeggeri. Una crescita totale del 14,9% per i passeggeri alla quale, però, non sono corrisposte quelle iniziative che una città con un flusso del genere dovrebbe mettere in piedi per valorizzare e, passateci il termine, -monetizzare- questi dati. L’ingresso dell’Autorità portuale quale socio aggregato nella squadra di Confindustria, avvenuto nel 2008, potrebbe anche rappresentare un passo importante in questo senso, purché seguito dai fatti.
Mettendo a confronto le relazioni annuali del 2007 e del 2008, non si registrano grossi passi in avanti per le opere di grande infrastrutturazione. Anzi. A fine 2007 si scriveva, ad esempio, che la rettifica delle banchine Vespri e Colapesce si sarebbe ultimata nel 2008, ma siamo ad agosto e ancora i lavori sono in corso (forse settembre sarà il mese giusto). E’ scomparso dall’elenco delle opere il collegamento viario Porto-autostrada (la Via del Mare), sostituito dal completamento delle calate del molo Norimberga. Tutto invariato per gli altri lavori, il cui stato d’avanzamento è minimo. Tra questi, il progetto per un pontile commerciale a Pace del Mela ha richiesto un nuovo appalto, per via di contenziosi che ne hanno proibito l’avvio vero e proprio. Per quanto riguarda gli altri tipi di interventi, nel 2008 sono giunti alla fase della esecuzione o del completamento opere per 40 milioni di euro, stessa cifra, più o meno, del 2007, quando furono realizzati interventi per 38,5 milioni.
Capitolo a parte merita la questione Piano regolatore del porto. Quello di Messina, presentato nel maggio 2007 dall’allora presidente dell’Authority Garofalo e approvato successivamente dal commissario straordinario del Comune Sinatra, nel dicembre 2008 è stato inviato al Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Più impantanato il Prp di Milazzo, per via di una divergenza di vedute tra l’Autorità portuale e il Comune di Milazzo. A fine 2007 l’auspicio era «di definire il percorso nel 2008, così come già avvenuto a Messina». In realtà le difficoltà sono rimaste, anche se una bozza di intesa preliminare è stata raggiunta.
L’impressione generale che si ricava è, in ogni caso, che l’Autorità portuale si limiti al minimo sindacale, rispetto al ruolo strategico che invece dovrebbe giocare in una città come Messina che dovrebbe avere nel mare e nel sistema portuale il suo punto di forza. Alla lotta agli abusivismi demaniali, ad esempio, che ha un’intensità certamente apprezzabile con interventi continui, dovrebbe seguire un utilizzo strategico delle aree liberate (si pensi agli interventi nella zona falcata, lungo il viale della Libertà o sotto il quartiere fieristico). Sulla cittadella fieristica stessa sembra che ci si culli un pò troppo sull’Accordo di programma siglato un anno fa con Comune, Provincia e Camera di Commercio e al quale non sono seguiti fatti di entità rilevante.
L’Authority, poi, conserva ancora degli equivoci di fondo legati alla figura del suo presidente, Dario Lo Bosco. Un presidente… poco presente, atteso che lo si vede in città uno, massimo due giorni a settimana. Ma presenza a parte, non può essere lasciato nel dimenticatoio un atto politico piuttosto pesante adottato dal consiglio comunale poco meno di un anno fa. In quel caso l’aula riprese una polemica accesa alcuni mesi prima dai consiglieri Pergolizzi e Melazzo, secondo i quali la nomina di Lo Bosco, «avvenuta non di concerto con gli enti pubblici coinvolti, non risponde in ogni caso ai principi di opportunità». I due esponenti del centrodestra, e di conseguenza l’intero consiglio comunale che ha approvato il loro ordine del giorno, sostenevano che «difficilmente l’attuale presidente dell’Autorità Portuale di Messina potrebbe garantire, in linea astratta e di principio, il requisito di massima imparzialità, considerato il potenziale conflitto di interessi tra le cariche ricoperte». Un conflitto legato alla posizione di consigliere d’amministrazione di Rfi.
Ed in effetti, avere come presidente dell’Autorità portuale uno dei vertici di Rfi ed assistere allo stesso tempo alla dismissione che proprio le Ferrovie stanno attuando sullo Stretto, suona quasi come una beffa. Così come lascia perplessi che proprio con l’arrivo di Lo Bosco si sia riaperta, all’interno dell’Authority, una querelle che sembrava essere stata chiusa da Garofalo, ovvero quella sulle competenze sulla Stazione Marittima, la cui proprietà è tornata ad essere rivendicata da Rfi. La quale, come conseguenza diretta, non paga più i canoni dovuti all’Authority. Un conflitto non ancora sfociato nelle vie legali, ma comunque un conflitto. Anche d’interessi.