Stesso giorno (martedì), stesso posto (l’aula consiliare di Palazzo Zanca), stesso orario (le dodici canoniche), stesso risultato: nulla di fatto. Sta diventando un’inquietante quanto assodata consuetudine, quella del Consiglio Comunale, che anche oggi ha discusso per più di quattro ore su una sola delibera, peraltro non approvata. Chiarificatore, da questo punto di vista, un dato che anche oggi è stato a più riprese fatto notare da alcuni consiglieri: in due anni sono state votate sette delibere, a fronte di settecento provvedimenti di Giunta. I numeri sono numeri.
E dire che quella di oggi doveva essere una seduta d’ordinaria amministrazione, o quasi. Sembrava il giorno giusto, a sentire i vari consiglieri prima dell’ingresso in aula, per votare il famoso piano tariffario dell’Atm, in quanto i pareri dei dirigenti, che mancavano nella scorsa seduta facendo slittare il voto, stavolta erano sul tavolo del presidente del Consiglio Fabio D’Amore. E invece la sterzata che non t’aspetti. Carmelo Santalco, capogruppo Udc, spiazza buona parte dei colleghi chiedendo l’inversione dell’ordine del giorno per discutere di una delibera che, a conti fatti, risale allo scorso febbraio: quella della commissione d’inchiesta sulle assunzioni all’Ato3, presentata allora da Nello Pergolizzi (An). Si nota qualche attimo di smarrimento tra i banchi del centrosinistra, qualcuno non sa cosa fare, fatto sta che, nonostante un tentativo “disperato- di Loris Foti (Margherita) di rinviare la discussione ad una seduta pubblica che dovrebbe tenersi a fine mese, l’inversione dei lavori viene approvata.
Scatta automatica, a quel punto, la richiesta di sospensione da parte del centrosinistra, per serrare le fila e coordinarsi su come agire su un qualcosa che, evidentemente, non era stato previsto. Foti chiede quindici minuti di sospensione, che diventano come per magia quarantacinque, tanto che Roberto Nicolosi (Forza Italia), che ormai conosce i “tempi della politica-, ne approfitta per fare un salto del barbiere e tornare in aula (col centrosinistra ancora in riunione) con qualche capello in meno ed un ciuffo nuovo di zecca, tra lo stupore dei colleghi. Succede anche questo.
Al ritorno in aula della maggioranza, partono i sermoni dell’opposizione: viene definita una mancanza di rispetto l’assenza dall’aula di ben quarantacinque minuti, soprattutto per una delibera che risale al febbraio scorso. E nessuno riesce a dare torto a questo appunto, tanto che Felice Calabrò (Genovese Sindaco) chiede scusa ai colleghi.
A questo punto il dibattito si infuoca. Il centrosinistra, infatti, tira fuori quello che, nelle intenzioni, dovrebbe essere l’asso nella manica: un emendamento, primo firmatario Paolo Saglimbeni (Nuova Sicilia), sottoscritto da Giuseppe Picciolo (Udeur), Nicola Barbalace (di fatto Udeur anche lui) e Loris Foti stesso, nel quale si chiede che la commissione d’inchiesta non si limiti alle assunzioni dell’Ato3, ma si allarghi a Messinambiente (come chiesto anche da Curcio e Capurro) e a tutte le altre municipalizzate. Inoltre, si chiede anche che la commissione indaghi sull’attività costitutiva stesso dell’Ato, e sugli ultimi dieci anni di gestione delle municipalizzate, andando, di fatto, a spulciare il lavoro delle precedenti amministrazioni di centrodestra. Si va, dunque, al muro contro muro. D’Amore, dopo il parere del segretario Giovanni Correnti, dichiara inammissibile l’emendamento. A questo punto, di norma, si sarebbe dovuto andare al voto della delibera, come previsto. Ma inizia un dibattito lungo due ore in cui tutti dicono la loro, col centrosinistra che accusa l’opposizione di essere “pretestuosa-, e il centrodestra che ribatte richiamandosi alla “trasparenza-. Ovviamente tutti rimangono nelle proprie posizioni, o quasi. Ciccio Curcio e Pippo Capurro (Gruppo Misto), che erano tra quelli che avevano votato per l’inversione dei lavori, lasciano l’aula, così come lo stesso Carmelo Santalco, che aveva chiesto di votare questa delibera, in disaccordo con l’operato della presidenza. La Cava, anche lui favorevole a votare subito la delibera, cambia idea dopo aver “riletto con attenzione- il documento. Alla fine, finalmente, si vota: Nino Urso Tringali (Rifondazione) e Santino Morabito (Sinistra democratica) si discostano dagli “ordini di scuderia-, e a dispetto del resto del centrosinistra, che si astiene, votano a favore della delibera di Pergolizzi. Morale della favola: si giunge ad un “inutile- 12-12, che fa calare il sipario su un’altra lunga giornata di “dolce far niente-.