Roberto Aricò doveva essere, e Roberto Aricò è stato. Questa era la ferma volontà del sindaco Giuseppe Buzzanca circa la presidenza del collegio dei revisori, e anche se con una fatica immane, e con la fondamentale stampella di un esponente dell’opposizione, almeno sula carta, cioè Saglimbeni, alla fine l’ha spuntata. Con un numero legale mantenuto sul filo di lana, grazie al ritorno in aula di Melazzo che, pur votando contrario alla delibera di elezione, ha garantito la presenza. Ci sono volute quattordici ore di consiglio comunale (iniziato ieri sera intorno alle 22, conclusosi oggi a mezzogiorno circa), una trentina di emendamenti, dibattiti infiniti, interventi fiume, toni accesi, sospensioni continue, la presenza dei quindici assessori della giunta Buzzanca schierati al tavolo della presidenza, una nottata trascorsa tra caffè e bicchierini di -qualcosa di forte-, per giungere a un verdetto definitivo. Per il momento.
Già, perché formalmente il Comune ha il suo collegio dei revisori: oltre al quarantenne Aricò, dal cui ricorso al Tar, lo ricordiamo, è nata questa lunga querelle di carte bollate, ne fanno parte Domenico Donato, 45 anni, espressione del Pd e unico superstite del collegio -bocciato- dal tribunale amministrativo, e Domenico Maesano, 40 anni, votato in massa dall’Udc. Diciamo formalmente perché è praticamente certo che uno dei revisori sospesi dal Tar, Arturo Faraone, che nella votazione del marzo scorso era stato indicato da Pippo Trischitta, presenterà ricorso. Quando infatti la luce del sole era tornata a filtrare dalle finestre dell’aula consiliare, proprio Trischitta e Nello Pergolizzi hanno tirato fuori una serie di carte e documentazioni che, a loro dire, attesterebbero l’ineleggibilità di Aricò. In merito il neo segretario generale Santino Alligo, ritrovatosi subito in mezzo all’alta marea (con tanto di batibecco con lo stesso Trischitta), ha chiarito che alcune valutazioni verranno approfondite «a posteriori, non a priori».
La contestazione maggiore si avvale dell’art. 3, comma 2, della legge regionale n. 22 del ’95, secondo la quale «non possono ricoprire gli incarichi di cui alla presente legge coloro che si trovano in conflitto di interesse con riferimento agli incarichi stessi e in particolare coloro che abbiano contenziosi civili e amministrativi pendenti nei confronti dell’ente interessato alla nomina». Aricò, sottolineano Trischitta e Pergolizzi, ha un contenzioso in corso, e proprio da quel contenzioso è nata questa vicenda. I due, inoltre, contestano alcune schede, che sarebbero idenitificabili e dunque da annullare (se ciò venisse accertato, presidente diventerebbe Donato). In più, secondo Trischitta, Aricò sarebbe anche revisore dell’Aci. Conflitto anche qui?
Di certo c’è che questa storia è iniziata come un pasticcio e come tale si è, forse, conclusa. Un pasticcio che ha acuito lo scontro ormai aperto tra buona parte del consiglio comunale e l’amministrazione (ribadito dalla vicenda Istituzione Servizi sociali), tra parte della maggioranza e il sindaco, che non ha voluto fino alla fine fare un passo indietro su Aricò. Adesso in aula arriverà il bilancio, che dopo essere stato trasmesso dall’assessore Miloro ai revisori e dunque al consiglio, dovrà essere incardinato entro il 31 maggio (probabilmente sabato). Poi partirà la corsa contro il tempo per l’approvazione, che dovrà avvenire prima di un eventuale pronunciamento del Tar su un eventuale ricorso. E con mille emendamenti già preannunciati dall’opposizione, ci vorrà un’impresa.